Dalla periferia di Palermo arriva il suono delle percussioni di 50 studenti dell’Istituto Comprensivo “Sperone-Pertini”, che in queste settimane si sta preparando ad un evento finale che li vedrà protagonisti di uno spettacolo a conclusione del progetto SIAE “La voce del tamburo” coordinato dalla scuola di musica “La Bottega delle Percussioni”. Un progetto di 60 ore per scoprire il tamburo, la ritmica ed esplorare strumenti a percussione come il djembe e il cajon, lo shaker e le campane, il surdu e il darbouka.
La musica serve a riscoprire la dimensione umana. “Infatti, abbiamo chiesto alle nostre ragazze e ai ragazzi cosa pensassero di questo percorso. Si sono divertiti e hanno fatto nuove amicizie. La musica serve ad andare oltre i propri confini”. L’esperto inizialmente ha insegnato dei ritmi semplici per poi metterli insieme e coordinandoli tra loro. “I ragazzi via via si ascoltavano e si creava armonia nel gruppo. Dal gioco all’improvvisazione, alla body percussion, per abituarsi al ritmo e riportarlo sullo strumento. È stato un crescendo”. Adesso è il momento finale. Mi sono messa in gioco anch’io suonando con i ragazzi”, racconta la docente e tutor del progetto, Lea Canali, che ha accettato di guidare il progetto per vivere un’opportunità arricchente come insegnante.
Cinquanta ragazze e ragazzi si esibiranno in un evento finale dopo una prova generale aperta al pubblico. “Finalità del corso non è stato perseguire il virtuosismo musicale ma favorire l’evoluzione personale, l’espansione della coscienza, la scoperta del proprio ritmo, la coordinazione e la comunicazione attraverso l’apprendimento delle tecniche di base, la cura del gesto e del movimento che producono il suono e la relazione con l’altro nella musica d’insieme”, spiegano i musicisti e docenti Santo e Claudia Vitale de La Bottega delle Percussioni.
“Questo progetto non nasce per caso”, chiosa entusiasta la dirigente scolastica Antonella Di Bartolo. “Nasce piuttosto dalla consapevolezza che suonare le percussioni all’interno di un’orchestra equivale a trovare il proprio suono, il proprio tempo, nell’armonia generale. È metaforico di quello che si prova a fare nella propria vita. Un’ulteriore occasione di crescita che diamo ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze affinchè riescano ad ascoltare sé stessi e gli altri”.
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