Il monitoraggio della Fondazione GIMBE registra, nella settimana 24 febbraio - 2 marzo, un aumento del 33% nuovi casi e numeri in crescita sul fronte di ospedali e terapie intensive. A fronte della vertiginosa accelerazione impressa dalle varianti, si continua a temporeggiare inutilmente nell'istituire zone rosse locali.
La campagna vaccinale di massa non decolla: mentre il dibattito si concentra su produzione e forniture, rimangono nel frigo quasi 2 milioni di dosi, il 30% di quelle consegnate. Nel nuovo DPCM nessuna strategia per contenere l'epidemia, eccetto l'ennesima battuta d'arresto per la scuola.
Vaccinazioni a macchia di leopardo
Al 3 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.454.503 milioni di persone (2,44% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 4,18% della Pa di Bolzano all'1,72% dell'Umbria (figura 4). "L'avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa - commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari Gimbe - ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate".
Differenze fra vaccini
Si registrano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all'89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno infatti procedendo piu' lentamente. Tuttavia, se il 29,1% di Moderna e' condizionato al ribasso dalla recente consegna della meta' delle dosi, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati. "Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna - spiega Cartabellotta - per i quali, visti i ritardi nelle forniture, e' prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca e' possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni". Infine, rispetto alla protezione dei piu' fragili, degli "oltre 4,4 milioni di over 80, 762.271 (17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali".
Nuovi casi in aumento
A peggiorare le cose il netto incremento dei nuovi casi (123.272 contro 92.571) con forte rialzo degli attualmente positivi (430.996 contro 387.948), delle persone in isolamento domiciliare (409.099 contro 367.507), dei ricoveri con sintomi (19.570 contro 18.295) e delle terapie intensive (2.327 contro 2.146), a fronte di un modesto calo dei decessi (1.940 contro 2.177). "Per la seconda settimana consecutiva - afferma Cartabellotta - si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l'inizio della terza ondata". Rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella P.A. di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l'incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della P.A. di Bolzano, Umbria e Molise gia' sottoposte a severe misure restrittive. Sul fronte ospedaliero, l'occupazione da parte di pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
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