Continua la riduzione dei pazienti Covid negli ospedali: in una settimana il numero dei ricoverati è sceso complessivamente del 7,5%. Un calo più netto si osserva nella fascia pediatrica, con una riduzione che si attesta al 26,5%. E' quanto emerge dalla rilevazione degli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). Nella settimana 3-10 maggio è stata registrata una diminuzione dei ricoveri maggiore rispetto alla settimana precedente, 26 aprile-3 maggio, quando la riduzione si era attestata al 5,7%.
In particolare si sono ridotti in maniera netta, -9%, i ricoverati Covid nei reparti ordinari. Di segno opposto la situazione in terapia intensiva, dove sono aumentati di 11 unità i pazienti. Il piccolo balzo di cifre nelle rianimazioni - sottolinea la Fiaso - può tuttavia essere spiegato con il picco in controtendenza rilevato 15 giorni fa, subito dopo Pasqua: quell'incremento di pazienti registrato allora nei reparti ordinari ha portato fisiologicamente con l'aggravarsi di alcuni casi, a distanza di 2 settimane, all'aumento oggi nelle terapie intensive. Da evidenziare, inoltre, come il 42% dei pazienti, sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, sia ricoverato per Covid, con i sintomi respiratori e polmonari. Si tratta per due terzi dei casi di soggetti non vaccinati oppure senza booster, sui quali il virus continua ad avere conseguenze gravi.
Migliora nettamente la situazione per i ricoveri pediatrici. Nella rilevazione del 10 maggio, nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali aderenti alla rete sentinella Fiaso si osserva una riduzione dei pazienti Covid pari appunto al 26,5%. I bambini fino a 4 anni sono ancora la maggioranza dei ricoverati, ovvero il 50% dei pazienti (il 23% ha tra 0 e 6 mesi); tra 5 e 11 anni il 34% dei ricoverati, mentre il 16% ha tra 12 e 18 anni.
Il report rileva che i no vax in terapia intensiva sono pari al 20%, hanno un’età media di 74 anni e sono al 100% affetti da altre patologie: "Proprio quei soggetti fragili, per comorbidità e per età, avrebbero dovuto fare per primi sia il ciclo primario di vaccinazione contro il Covid sia il booster".
Fonte: Adnkronos
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