“Il successo dello sciopero di oggi, evidenziato dalle numerose adesioni, è indicativo del disagio dei medici. Negli ospedali di tutta Italia sta montando un grande movimento di protesta che non si esaurirà con la manifestazione di oggi: questo sciopero è solo l’inizio di un percorso volto a difendere la sanità pubblica, tutelare il diritto alle cure dei cittadini e valorizzare i professionisti della salute”. Lo ha dichiarato Riccardo Spampinato presidente della Federazione Cimo-Fesmed Sicilia - nel corso di una partecipata assemblea sindacale dei medici siciliani e dirigenti sanitari del SSN (Servizio sanitario nazionale) aderenti allo sciopero nazionale che si è tenuta questa mattina nella sede dell’Ordine dei Medici di Palermo.
“I medici - ha aggiunto Spampinato - si sono sempre fatti in quattro per garantire la migliore assistenza possibile, e sono stati ripagati con una manovra che riserva briciole al rinnovo dei loro contratti e al finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Intanto, però si sovvenziona la sanità privata, interessata solo ai propri profitti, considerando che l’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) non rinnova il contratto dei propri medici dipendenti da 18 anni eppure in Sicilia diventa interlocutore privilegiato al tavolo di confronto regionale per la riforma della rete ospedaliera, lasciando fuori i sindacati firmatari del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, in una regione che certifica il fallimento del sistema della programmazione sui bisogni di personale medico per i propri ospedali, aprendo in questi giorni un bando a medici stranieri nel tentativo disperato di colmare lacune colpevoli. Davanti a tutto questo per troppo tempo siamo stati in silenzio, e abbiamo sbagliato. Adesso è tempo di far sentire forte e chiara la nostra voce, e di dire basta al definanziamento della sanità. Inoltre, tra le altre rivendicazioni - ha concluso Spampinato - chiediamo la depenalizzazione dell’atto medico essendo l’Italia insieme a Polonia e Messico le uniche nazioni dove l’atto medico medico è considerato un reato penale”.
Nel corso dell’assemblea sindacale, la segreteria regionale Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) della Sicilia, guidata da Giuseppe Bonsignore, ha presentato ai mezzi di informazione un documento (vedi allegato) sulle criticità della sanità siciliana dove viene evidenziata la grave situazione gestionale determinata dal prolungato commissariamento delle Aziende sanitarie in Sicilia che - ha sottolineato Bonsignore - “dura ormai da mesi e che non sembra sia prossimo a soluzione, a meno di ricorrere a un sorteggio!”. Inoltre, Bonsignore ha ribadito “la grave carenza di personale, non soltanto medico, che attanaglia gli ospedali siciliani e, in primo luogo, l’ambito dell’emergenza/urgenza, con una drammatica contrazione dell’offerta sanitaria di cui ancora non si vede la fine e che sembra anzi indirizzata ad aggravarsi”.
“Torniamo a chiedere alle Istituzioni preposte di prendere in carico il problema della sicurezza all’interno degli ospedali - ha detto il segretario regionale Cimo - e di riuscire finalmente ad arginare il fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale sanitario che, puntualmente, torna a manifestarsi e che, nelle attuali condizioni di scarsità dell’offerta sanitaria è destinato anzi ad aumentare”.
“Chiediamo di risolvere il mistero delle risorse economiche che vengono presentate dal Governo regionale come “esigue” - ha continuato Bonsignore - quando devono essere destinate alla sanità pubblica e al suo personale, ma che vengono elargite a piene mani quando vengono destinate al cosiddetto privato accreditato”.
“In una Regione in cui vengono lesinate le miserevoli indennità da corrispondere al personale, in una Sicilia in cui le norme di un Contratto di Lavoro prossimo alla scadenza non sono in larga parte mai state applicate - ha aggiunto Bonsignore - ci continuiamo a chiedere perché i medici non vogliono più accettare di lavorare nei nostri ospedali pubblici”? “Non riusciamo a capire perché i giovani medici preferiscono andare a lavorare in altri Paesi europei dove il contenzioso medico-legale è quasi inesistente e l’atto medici non costituisce reato penale”? “Ci meravigliamo se intere schiere di medici si dimettono per andare a lavorare nel privato o, addirittura, nelle Cooperative a fare il medico a gettone, lavorando di meno e guadagnando molto di più”? “Se chi ci governa non riesce a dare risposte a tali semplici interrogativi allora la Sanità pubblica è veramente giunta al punto di non ritorno, non per incapacità amministrativa ma per un chiaro disegno di smantellamento di quel sistema di assistenza universalistico ed equo che ci è stato invidiato nel Mondo e che oggi è in serio pericolo, avviandosi verso una realtà in cui l’accesso alle cure sarà soltanto ad appannaggio dei ricchi”.
“Accanto ai medici - ha concluso Bonsignore - oggi dovrebbero scendere in piazza a manifestare i cittadini che sono le vere vittime di questo scellerato disegno politico di annientamento del nostro sistema sanitario”.
“Oggi scioperiamo assieme a Cimo e Nursing Up per difendere la sanità pubblica - ha evidenziato Antonino Palermo segretario regionale Anaao Assomed - Associazione Medici Dirigenti - L’unione fa la forza. Ci fermiamo per un giorno - ha aggiunto - per non fermare il sistema di cure pubbliche per sempre”.
“Chiediamo un forte impegno affinché vengano completate le piante organiche di tutti gli ospedali. Inoltre, chiediamo che venga migliorata la qualità del lavoro e la sicurezza di tutti gli operatori sanitari. Esigiamo rispetto per medici, dirigenti sanitari ed infermieri eroi di ieri, oggi usati come un bancomat dal governo”.
“L’attuale manovra finanziaria proposta - ha sottolineato Palermo - è peggiore della legge Fornero, ricordata come legge “lacrime e sangue”.
"Oggi lacrime non c’è ne sono più solo sangue. Reclamiamo soluzioni efficaci per contrastare il depauperamento degli organici e bloccare l’esodo dei lavoratori dagli ospedali pubblici. Contestiamo il disegno di legge sull’atto medico - ha concluso Palermo - che propone addirittura la reclusione fino a 5 anni. I medici non sono criminali”.
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