Il Consiglio generale di Ance Sicilia, presieduto da Santo Cutrone, si è riunito a Palermo alla presenza del vicepresidente nazionale dell’Ance, Domenico De Bartolomeo, per mettere a punto nuove strategie associative - dopo il successo della campagna sul caro-materiali - che rafforzino la rappresentanza del sistema Ance presso le istituzioni a supporto della soluzione dei tanti problemi della categoria, che vanno dal correttivo al Codice dei contratti pubblici che non ha risolto il problema della concorrenza negli appalti e quello della revisione prezzi, fino al recepimento in Sicilia del decreto legge “Salva casa” e alla legge urbanistica regionale.
Proprio in tema di scarsa concorrenza negli appalti, l’Ance Sicilia ha lanciato l’“allarme trasparenza” nell’Isola. Infatti, è ormai prassi che, per le opere di importo compreso fra un milione e 5,538 milioni di euro, le stazioni appaltanti preferiscano ricorrere alla “procedura negoziata”, prevista dal nuovo Codice dei contratti pubblici, alla quale viene invitato un numero ristretto di imprese scelte da un elenco, sfuggendo così alla libera partecipazione del mercato e ad ogni possibilità di controllo preventivo dei criteri utilizzati per la selezione delle imprese.
L’Ance Sicilia, analizzando i dati reperibili sul web, evidenzia che nel primo semestre di quest’anno quasi il 77% di lavori di importo compreso fra 1 milione e 5,538 milioni di euro sia stato aggiudicato con “procedura negoziata”, cioè senza una “procedura aperta” alla partecipazione di tutte le imprese interessate.
L’associazione dei costruttori, quindi, con una nota ha chiesto un incontro urgente all’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, per rappresentargli questa situazione, affinché intervenga sulle stazioni appaltanti raccomandando, nel nome della “massima trasparenza”, il ricorso alla “procedura aperta” con pubblicazione del bando di indizione di gara pubblica, iter che assicura la massima trasparenza e la più ampia possibilità di partecipazione a tutte le imprese interessate, a tutela degli amministratori pubblici e degli operatori economici. L’assessore Aricò ha condiviso pienamente la proposta e ha comunicato che sarà oggetto di una attenta valutazione in un incontro con Ance Sicilia che sarà convocato nei prossimi giorni.
I dati.
In Sicilia quest’anno, da gennaio a giugno, in riferimento ai soli progetti di importo da 1 milione a 5,538 milioni, risultano proposte appena 36 opere con “procedura aperta” per 81,7 milioni, pari al 23,23% dei casi.
Invece risultano ben 119 casi di “procedure negoziate” per 260 milioni, pari al 76,77%. Di queste procedure si ha notizia solo dopo l’aggiudicazione o addirittura solo successivamente, in occasione del pagamento di stati di avanzamento dei lavori.
La lettera ad Aricò.
Ecco perché, nella nota inviata all’assessore Aricò, Ance Sicilia chiede che le stazioni appaltanti siano orientate a “scegliere preferenzialmente la procedura aperta alla quale qualsiasi operatore economico interessato può presentare un’offerta in risposta a un avviso di indizione di gara. Questa – rileva Ance Sicilia – è la procedura di gara, anch’essa prevista dal nuovo Codice degli appalti, che risulta più trasparente e, nella maggior parte dei casi più veloce, a garanzia sia degli amministratori pubblici che degli Imprenditori”.
E ancora, Ance Sicilia chiede che “nel caso di aggiudicazione, con il criterio del prezzo più basso, sia prevista una rotazione fra i 3 metodi di calcolo della soglia di anomalia per la esclusione automatica delle offerte. La rotazione tra i tre criteri può assicurare la funzione ‘anti-turbativa’, per rendere imprevedibile la soglia di anomalia. Invece, per le procedure aggiudicate nel primo semestre 2024 in Sicilia è stato applicato sempre lo stesso metodo di esclusione nel 96,90% dei casi, annullando, di fatto, l’effetto ‘sorpresa’ e l’efficacia della previsione di 3 metodi distinti”.
Fonte: Ance Sicilia
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