Se un libro è bello, di solito, finisce per far emozionare il lettore. Normalmente, però, tutto ciò accade verso le ultime pagine del romanzo, quando l’epilogo si avvicina, e non all’inizio. ’a Cursa firmato dal prof. Giuseppe Pitrone, invece, mi ha fatto emozionare già nelle prime 50 pagine, piene di pathos, grinta e passione, che schizzano fuori dalle righe vergate dall’autore.
Ma andiamo per ordine: i talebani delle due ruote staranno insorgendo perché su OmniMoto.it scriviamo un articolo su un romanzo che parla di una corsa automobilistica. Non prendetevela ma riflettete sul fatto che la Targa Florio sia stata un reale fenomeno a livello mondiale per quasi un secolo. Un evento che, grazie all’iniziativa di Vincenzo Florio, ha raccontato al mondo intero una Sicilia diversa da quella che era nell’immaginario della gente dell’epoca. La Targa, quindi, non era solo una competizione ai livelli più alti, ma un vero fenomeno di costume che attirava sulle strade un intero popolo, una marea pacifica che invadeva la Sicilia e che nelle edizioni di maggior richiamo ammontava a un milione di persone… Detto questo ci scuserà il “lettore integralista” se la nostra passione per i motori si affaccia su un panorama più vasto delle sole due ruote.
TORMENTO ED ESTASI DI UN PILOTA ALLA TARGA FLORIO
Il romanzo di Pitrone si dipana attorno al personaggio di Giuseppe Villabate, rampollo di un’agiata famiglia siciliana, cresciuto nel contrasto tra la figura a tratti spietata del “padre padrone” e quella di chioccia amorevole rappresentata dallo zio Franco, uno che ha i motori nel sangue. Ed è proprio l’amore dello zio a far nascere in Giuseppe il desiderio di diventare pilota e vincere la Targa Florio almeno una volta nella vita.
La conoscenza approfonditissima della storia della Targa, da parte dell’autore, gli consentono di inserire la vicenda romanzata all’interno di una descrizione storica molto vivace della corsa di "don Vincenzo". Ed è proprio questo il punto vincente del prof. Pitrone: l’essere riuscito a spiegare la storia della Cursa con una trattazione leggera ma puntuale, al punto che il lettore immagina di essere di fronte alle vere vicende di Giuseppe Villabate, che in realtà, negli annali della Targa non esiste.
Le 520 pagine si digeriscono d’un fiato, grazie ad una struttura narrativa semplice e a una trama avvincente: Pitrone fa intrecciare la vita di Villabate con le figure degli assi del volante del secolo scorso, portandolo in giro per il mondo, trionfante sul podio delle corse più famose, ma anche a pochi millimetri dalle tragedie più grandi del mondo delle competizioni.
All’autore si perdona facilmente qualche eccesso di romanticismo narrativo, probabilmente voluto proprio per collocare la vicenda in un contesto sociale di un’Italia del secolo scorso ormai dimenticata, mentre sono da applauso i dialoghi in dialetto siciliano, che spesso vanno riletti almeno un paio di volte per comprendere appieno la genialità delle figure retoriche dialettali.
A conti fatti ci permettiamo di consigliare questo libro a tutti quelli che vorrebbero sapere di più sulla Targa Florio ma che non vogliono assumersi l’impegno di leggere un libro storico pieno di nomi, tempi e date. E’ invece una lettura assolutamente necessaria per chiunque abbia nel sangue la passione per le corse.
GRAZIE A GIACINTO GARGANO
Se ho avuto la fortuna di acquistare e leggere questo libro devo dire grazie a Giacinto Gargano, curatore del Museo Targa Florio di Collesano. Era l’agosto del 2011 ed ero in ferie in Sicilia; un giorno decisi di ripercorrere in moto la strada del piccolo Circuito delle Madonie per vivere l’emozione di un giro della Targa, e in un caldissimo pomeriggio arrivai a Collesano per visitare il Museo della Targa Florio. Non trovandolo fermai un signore per chiedere indicazioni e mi rispose: “Il Museo è proprio lì, cinquanta metri più avanti, ma ormai è chiuso, sono passate le cinque e mezza”. La delusione sulla mia faccia deve essere stata tale che subito aggiunse: ”Ma lei è un uomo fortunato, sono Giacinto Gargano, il curatore del museo. Venga con me che glielo riapro”. E così non solo riuscii a visitare il luogo dove sono custoditi la maggior parte dei ricordi sulla Targa, ma ebbi anche come cicerone proprio colui che quel museo aveva messo in piedi, con pazienza e passione. Avrei voluto ringraziare Gargano con un piccolo segno di riconoscenza e decisi di acquistare un libro al bookshop. Il sig. Giacinto mi consigliò ’a Cursa scritto dal suo amico Pitrone. Lo portai a casa e solo due anni dopo è arrivato il momento giusto per leggerlo, divorandolo in meno di una settimana sotto un ombrellone al sole della Sardegna. L’emozione di leggerlo mi ha spinto a cercare il sig. Gargano per ringraziarlo, ma la sorte beffarda ha fatto sì che sulla pagina fan del Museo mi sono imbattuto nella notizia che Giacinto ha lasciato questo mondo lo scorso 18 giugno. Spero che possa ricevere il mio grazie anche in questo modo.
Fonte: http://www.omnimoto.it/
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