La lezione di Francesco Cossiga ai giovani ''è la libertà''. ''Il Presidente è stato un grande comunicatore e una persona libera di dire e di scegliere. Metteva le ali alle passioni''. Il giornalista Mario Benedetto, responsabile comunicazione corporate del Gruppo Maccaferri, parla così all'Adnkronos del suo libro 'Francesco Cossiga. L'Italia di K' (Aliberti editore, prefazione di Pier Luigi Celli).
Queste pagine nascono da un incontro: quello di un giovanissimo 'discepolo', con un maestro della politica, scomparso il 17 agosto 2010. ''Avevo deciso di scrivere la mia tesi di laurea, alla Luiss, sul suo pensiero e la sua opera politica - spiega Benedetto - lui accettò e così a 21 anni mi ritrovai a parlare più volte con Cossiga. Era il confronto tra un giovane laureando e un protagonista della storia italiana. Mi diede il suo discorso alle Camere del giugno 1991, sulla Grande Riforma: in quel progetto - rimarca l'autore - c'era un pensiero nuovo ma soprattutto un'istanza civile e morale che doveva entrare nel tessuto della società prima che nel palazzo della politica''.
L'autore ha avuto l'opportunità di condividere con Cossiga opinioni e giudizi, e di apprezzarne le doti di politico come di comunicatore. Nell'anniversario della scomparsa del 'Picconatore', la sua eredità è anche nei segni di un confronto serrato tra l'Italia della prima Repubblica e quella contemporanea, tra i problemi che portarono al progetto della Grande Riforma e quelli ancora oggi in agenda nel nostro Paese.
Un libro rivolto ai giovani (ma non solo), che attraverso aneddoti e uno sguardo privo di pregiudizi, racconta ''l'umanità di Cossiga. Un politico vero - rimarca Benedetto - ma anche un professore che sapeva insegnare con un comportamento o un gesto che faceva strada a un pensiero e a un concetto. Le sue risposte sono state lezioni di vita''. Una lettura ''in chiave narrativa della sua figura, ma anche un'analisi sulle questioni generazionali. Sono percorsi che non vanno persi, perché la testimonianza di Cossiga è quella di essere sempre realisti stando dalla parte della gente. E' restato il 'primo dei giovani', un politico attuale perché sapeva trattare questioni complesse con grande semplicità, indicando una storia controcorrente''. ''Il suo segreto era l'ironia - conclude l'autore - e anche questa è una lezione tanti giovani che hanno purtroppo molti tappi sulla testa da far saltare, creando percorsi alternativi come fece Cossiga con Segni. Per riuscirci, bisogna lavorare e non entrare in una corte''.
Fonte: adnkronos
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