Fassino gli confessò che sul "caso Moro" aveva ragione Craxi, Berlinguer arrivò ad affermare di aver detto più cose in mezz'ora d'intervista di quante ne avesse mai detto in anni e anni di Tribuna politica. L'ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Caspar Weinberger, giurò che non avrebbe mai più fatto una chiacchierata con lui e il premier israeliano Shamir abbandonò lo studio in preda alla rabbia. Davanti a questi quattro uomini, e a tanti altri, era seduto il giornalista Giovanni Minoli mentre il terreno di incontro o di scontro tra intervistati e intervistatore è stato per anni un rivoluzionario programma chiamato Mixer. Rivoluzionario perché l'inchiesta si arricchiva per la prima volta dei sondaggi di opinione e i suoi temibili "faccia a faccia" escludevano le domande concordate. Mixer ha chiuso i battenti tra non poche polemiche nel 1996, ma risorge attraverso una "faticosa e dolorosa" selezione da parte del direttore di Rai Educational delle sue migliori interviste. Il frutto di questo lavoro è il libro scritto con il collega Piero Corsini La Storia sono loro. Faccia a faccia con trent'anni d'attualità (Rizzoli editore, 2010).
Berlinguer, Fanfani e Almirante: i cavalli di razza della politica - Ma chi sono i protagonisti di questi trent'anni di attualità? Innanzitutto Gianni Agnelli legato alla famiglia Minoli e che ebbe una "sporadica ma intensa frequentazione" con il giornalista dopo un'intervista datata 1° marzo 1984. Agnelli è l'unico uomo che non viene dalla politica tra quelli che Minoli indica come "cavalli di razza". Gli altri sono Enrico Berlinguer, Amintore Fanfani e Giorgio Almirante ovvero "i massimi rappresentanti, ognuno per la sua parte, di una concezione della politica che oggi non esiste più".
Bettino Craxi e il "socialismo liberale" - Il leader socialista Bettino Craxi viene escluso dalla triade ma è molto presente nel libro con tre interviste realizzate tra il 1980 e il 1992. Le simpatie per il partito del Garofano spingono Minoli a premettere: "Il mio rapporto con Craxi è stato meno intenso di quello che è stato scritto e detto, ma non per questo meno vero". Ma è proprio nell'intervista del '92 che Craxi, con il Psi alle corde per l'avanzata della Lega, rilancia quel "socialismo liberale che si adatta alle esigenze di una società industriale avanzata e di una democrazia matura" che oggi con altri termini viene richiamato dal Partito democratico.
Le due volte di Berlusconi - Nel libro non mancano ovviamente i "faccia a faccia" con i leader della cosidetta Seconda Repubblica: da Umberto Bossi a Massimo D'Alema, da Gianfranco Fini a Walter Veltroni fino a Silvio Berlusconi. L'attuale premier viene intervistato nel febbraio del 1994 a un mese di distanza dalla nascita di Forza Italia. Minoli incalza Berlusconi sul suo rapporto con Craxi, sulle televisioni e anche sulla P2, il Cavaliere è già quello di oggi e replica con i tradizionali "mi consenta" e i suoi sondaggi: "il 67% per cento degli italiani ha fiducia in me". Berlusconi si siede davanti a Minoli due anni dopo, prima delle elezioni politiche del 1996 che vedranno la vittoria del centrosinistra guidato da Romano Prodi. Berlusconi non è cambiato più di tanto e così alterna attacchi diretti come "il vero avversario è sempre e soltanto la sinistra" a riforme epocali sintetizzate dalla frase "bisogna riorganizzare tutto, dal governo al Parlamento, ai comuni, alle regioni, alla polizia. Bisogna riorganizzare i tribunali, gli ospedali".
In conclusione il libro di Minoli rappresenta una chiave di lettura importante per comprendere il delicato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica con le storture di un'Italia che non c'è più ma che assomiglia fin troppo a quella di oggi.
Fonte: tiscali
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