Lo scopo di questo libro è meramente storico-divulgativo: non contiene dati tecnici, né istruzioni sulle tecniche di tiro. Piuttosto, tratta dell’evoluzione delle pistole destinate a equipaggiare le Forze di polizia, ricordando alcuni drammatici eventi – la strage di Monaco del 1972, il conflitto a fuoco avvenuto a Miami nel 1986, gli attentati di Parigi del 2015 – che hanno influenzato tale evoluzione. Oggi è assolutamente necessario ridefinire il concetto di pistola per usi di polizia: tramontata l’èra delle Wonder Nine, è iniziata quella delle Wonder Plastic modulari e multicalibro. E dunque, proliferano le pistole modellabili sartorialmente alla stregua dei guanti, nonché disegnate per essere dotate di innumerevoli e ingombranti accessori cosiddetti tattici, la maggior parte dei quali è giustificata solo dalle mode del momento. Mode che peraltro hanno dei costi non indifferenti per l’erario. Sempre più spesso, il mercato del law enforcement – globale come oggi lo sono tutti i mercati – propone/impone delle soluzioni in cerca di problemi: puro consumismo esteso al mondo delle armi, anzi direi “consumismo oplologico”. Le attuali armi corte, così riconfigurate, hanno perduto le principali caratteristiche che una pistola per usi di polizia dovrebbe avere: prontezza di impiego, facilità di estrazione e di maneggio, contenimento degli ingombri in funzione della massima occultabilità. Ebbene, è facile prevedere che questa opinabile tendenza, ormai consolidatasi negli Usa e in Europa, si protrarrà nel tempo. Probabilmente, fino a quando non sarà introdotto un munizionamento del tutto innovativo, e dunque atto a rivoluzionare la tecnologia delle armi da fuoco portatili. In attesa che ciò accada – di certo, non in tempi brevi – onde evitare la prevalenza di mode contingenti che nulla hanno a che fare con le reali esigenze operative, è opportuno che nel progettare le pistole destinate alla polizia si traggano il troppo e il vano.
Corrado Fatuzzo, ex funzionario della Polizia di Stato, si è laureato in giurisprudenza nel 1977 discutendo una tesi di balistica forense. Nel 2005 ha conseguito la laurea magistrale in scienze delle pubbliche amministrazioni presentando una tesi riguardante i requisiti psicofisici di idoneità per il porto delle armi. Ha prestato servizio – tra l’altro – presso la Sezione per le indagini balistiche del Gabinetto regionale di polizia scientifica per la Sicilia Orientale ed è stato altresì membro supplente della Commissione consultiva centrale per il controllo delle armi. Autore di numerosi lavori scientifici e di un manuale sulla sicurezza urbana, ha firmato con Giacomo C. D’Arrigo il saggio Scilla e Cariddi. Globalizzazione e terrorismo mistico (2016) e ha pubblicato Che guerra fa. L’Isis e i conflitti armati del XXI secolo tra sociologia e diritto (2017).
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