In libreria “Il buio delle tre” del regista siciliano Vladimir Di Prima. Non è un’opera a tinte rosa, e neppure gialle o nere come oramai impone il mercato. Quello di Di Prima è un romanzo-denuncia contro il declino culturale e intellettuale del Paese negli ultimi quarant’anni. Ed è per tale motivo che “Il buio delle tre” (Arkadia editore) sarà uno dei titoli più controversi e scoppiettanti del 2024.
L’idea nasce dalla voglia di denunciare lo stato di degrado dell’industria editoriale che non guarda più alla qualità letteraria. Il romanzo è stato scritto da Vladimir durante la pandemia.
La vicenda narrata inizia con rimandi all’incidente di Ustica, passando per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, attraversando poi alcuni dei momenti chiave della Storia in riferimento non solo al nostro Paese ma anche all’intero globo (l’elezione di Gorbaciov, la strage di Capaci, il crollo delle torri gemelle, la cattura di Bernando Provenzano, l’attentato al Charlie Hebdo, per citare qualche esempio). Questo pretesto narrativo permette di collocare in successione la vita del protagonista, Pinuccio Badalà, figlio di un sindacalista coinvolto nella strage di Bologna e poi morto qualche anno dopo in seguito a un bizzarro incidente, il quale, a un certo punto sogna di diventare uno scrittore affermato. La legittima ambizione lo porterà, però, a scontrarsi ripetutamente contro tutti quegli ostacoli posti in essere da un sistema refrattario alla meritocrazia e al talento, un sistema descritto minuziosamente nei suoi vizi e nelle sue miserie quotidiane. Ne viene fuori un amaro e grottesco affresco dell’editoria italiana, dei costumi, dei silenzi, financo della rassegnazione che serpeggia come un male oscuro fra i gangli della provincia più remota. Lo stile e la scrittura, elementi che caratterizzano il testo insieme alla costante ironia di fondo, restituiscono grande scorrevolezza alla lettura suscitando contrapposti sentimenti di rabbia ed empatia. Un romanzo insolito e molto coraggioso, in aperta rottura con le mode del momento e che sfida, senza timore di ripercussioni, la decadenza dei tempi.
Vladimir Di Prima
È nato a Catania nel 1977. Dopo la maturità classica si laurea in Legge e successivamente consegue un Master di secondo livello in Criminologia. Da oltre vent’anni fa parte del comitato organizzativo del Premio Brancati. Film-maker indipendente (ha collaborato, fra gli altri, con Lucio Dalla) ha all’attivo diversi riconoscimenti in ambito nazionale e internazionale. È autore de Le incompiute smorfie (2014), Avaria (2020) e La banda Brancati (2021). Nel 2023 ha realizzato un docufilm con protagonisti Giuseppe Lo Piccolo, Marino Bartoletti e altri importanti attori del palcoscenico nazionale.
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