Chi l’ha detto che un libro intelligente e ben scritto non possa anche far ridere? Non sempre le opere letterarie devono essere impegnative da un punto di vista sociologico, culturale e politico. Spesso è anche importante leggere anche per divertimento e tra una pagina e l’altra, riscoprire sorridendo anche una parte di sé. È proprio quello che don Stefano Trombatore, classe ’43, parroco presso la chiesa di Santa Caterina in Rosolino, riesce a fare con il suo ultimo libro dal titolo “Comico per forza - ma chi ha parlato di una partita di tennis” dove in 224 pagine riesce a strappare risate e sorrisi, ma soprattutto con sottile ironia a far riflettere. Riflettere sul dono della vita, sulla caducità delle cose e sull’importanza dell’autoironia e dell’umorismo.
Il suo scritto che fa pensare ad umoristi ben conosciuti dal grande pubblico, come Guareschi, Zavattini, Campanile, Petrolini etc. costituisce un vero e proprio invito alla lettura. Con leggerezza, ma profonda analisi critica, don Stefano, giunto già al 50° anniversario di sacerdozio, ripercorre i ricordi della propria vita tra aneddoti vissuti raccontati con allegria, ma soprattutto con autocritica: dal telefonino sempre in agguato soprattutto durante la celebrazione della Santa Messa, allo scherzo subìto durante una importante partita di calcio, sua grande passione; dalla mancata estrema unzione ad un malato, a tanto ancora che sta al lettore scoprire. Nel suo libro don Stefano confessa pubblicamente i suoi difetti umani, ma anche la grande voglia di imparare dagli errori. Ed ecco un libro dalle risate assicurate: “comico non per quel che dico – spiega don Stefano - ma per quel che mi capita di fare, pronto ad immolarmi purché qualcuno si riappropri del riso, l’originario diritto dell’uomo, la medicina naturale per ogni tipo di malattia. Sono però in buona compagnia. Distratti come me ne ho conosciuti a non finire, e con essi mi son congratulato e… consolato. D’altronde buffi lo siamo un po’ tutti, essendo tuffati in un mondo apparentemente orchestrato da un ben buffo caso. O no! Mi resta la satira, spesso spietata e ardita, che mi mantiene però abbracciato appassionatamente a ciò che pur sferzo. C’è poi nel libro uno strano sottotitolo, come a sparigliare le carte, a far intuire, dietro la scorza della risata, qualcosa che la fonda per sempre e la protegge da minacce di ogni genere. Qualcosa che è ben altro”. Don Stefano, già autore di altri libri, è convinto che l’uomo sia stato creato per ridere, non per piangere, per giocare, non per lavorare, e che lo stesso creatore abbia creato il mondo a forma di palla per poter giocare con essa e gli uomini per poter allestire una squadra. Ed è giocando e ridendo che l’autore, indossando gli “occhiali da bambino”, racconta molte verità, mettendo il dito su tante contraddizioni sociali, culturali e politiche. Racconta ancora in modo sobrio anche quelle cose pesanti che spesso fanno più male, perché il tempo non torna indietro. Ma del tempo don Stefano ne fa tesoro raccontando e non dimenticando.
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