Un grande omaggio a Salvo Licata attraverso uno strumento che lui ha tanto amato ed usato: la scrittura. A raccontare del noto giornalista e scrittore palermitano, scomparso qualche anno fa, alcuni tra coloro che furono suoi allievi e che in questo volume gli rendono omaggio, tramandando a sua volta a noi lettori la memoria storica di una Palermo difficile di allora che, se ci pensiamo bene, non si distanzia poi tanto da quella di oggi.
“La parola è un rasoio – Ballate d’amore civile”, di Salvo Licata è il titolo di questa raccolta di ricordi e testimonianze. Il volume è stato pubblicato da una casa editrice palermitana indipendente, creata da due giovanissimi, Nicola Leo e Francesco Armato, ed è il Palindromo che non possiamo non ringraziare per il coraggio dimostrato nell’investire in una produzione letteraria che va oltre le storie e i racconti.
Il libro di Licata, nasce grazie alla volontà della figlia Costanza che, ritrovando alcuni scritti del padre, ha voluto metterli insieme in un unico volume oggi facente parte della collana “E la mafia sai fa male”.
La Parola è un rasoio spazia tra la prosa e la poesia seguendo quella che è stata l’esperienza di un giornalista che ha lavorato per le principali testate cittadine e sapeva ben usare lo strumento della parola e ben trasmettere ai propri lettori quello strano sentimento che ci lega a Palermo e ai palermitani, ancor di più quando della città si imparano a cogliere tutti i pregi e i difetti, la bellezza dell’architettura e il degrado delle periferie. E Palermo, lo sappiamo, è la città dalle mille contraddizioni, dove a volte basta una sola parola e ci capiamo, quella stessa parola che può avere la sottigliezza e la potenza di un rasoio.
Il testo, inoltre, si arricchisce dei contributi di alcuni colleghi di Licata che potremmo definire suoi “allievi”, tra questi Roberto Alajmo, Gian Mauro Costa, Luigi Maria Burruano, ed ancora, Salvo Piparo, e la figlia Costanza. Inoltre troviamo le foto degli amici di sempre, dei colleghi, della gente che, per il suo lavoro, incontrava ogni giorno, e naturalmente della sua famiglia. Parlando di casa Licata non possiamo non ricordare la signora Mirella, scomparsa pochi mesi fa, alla quale, insieme a Costanza, va il merito di aver ridato anima e voce a molti scritti, memorie ed appunti del marito che erano rimasti conservati.
La parola è un rasoio è anche memoria, ricordi, si racconta ad esempio di un incontro con Carlo Levi, avvenuto negli anni ’60, come quello con Niccolò Gallo, e non mancano momenti dove vengono svelati aneddoti o fatti curiosi. Tra i documenti più importanti, vi è un articolo del 14 aprile 1985, pubblicato sul Giornale di Sicilia, dal titolo “Noi giudici del bunker” dove Licata incontra i Giudici Falcone, Borsellino, Ayala e Signorino proprio in un momento storico importante per Palermo, ossia quando iniziavano i maxi processi alla mafia.
Il volume è stato presentato per la prima volta in occasione della manifestazione Una Marina di libri, lo scorso 11 giugno, in una delle location più belle dell’Orto Botanico di Palermo, “Oltre le ninfee” all’ombra del suggestivo ficus. Al dibattito, dove si è parlato del testo, sono intervenuti gli editori, i giornalisti Gian Mauro Costa e Guido Valdini ed è stata poi eseguita una performance teatrale a cura di Costanza Licata e Salvo Piparo, che hanno messo in scena alcuni passi del libro, accompagnati dalle note della chitarra di Davide Velardi, con una conclusione affidata a Costanza che ha recitato i versi di “A te Poeta” che Luigi Maria Burruano ha dedicato al grande Salvo Licata.
Il libro sarà reperibile in libreria dal 23 giugno, per adesso è acquistabile solo dal sito della casa editrice.
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