E' il 9 maggio 1943 e gli aerei degli alleati non vanno per il sottile pur di inguaiare i nazisti: scaricano a tappeto 1.114 bombe da 500 libre+456 da 300 libre sulla città di Palermo causando 373 morti, migliaia di feriti e danni incommensurabili alle abitazioni dei cittadini. La città è in ginocchio e gran parte delle dimore storiche delle grandi famiglie siciliane ridotte in calcinacci. Di qui prende le mosse il libro di Ruggero Cappuccio, avvincente come un racconto di Dumas e con protagonista assoluta lei, Beatrice Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, la madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ovvero La principessa di Lampedusa come da titolo del libro pubblicato da Feltrinelli. La vicenda è imperniata principalmente su Casa Lampedusa, la cui distruzione potrebbe portar via con sé l'ultima memoria di una classe di nobili ormai al tramonto. Ecco, per impedire che non si avveri la previsione del figlio, secondo la quale "nessun tempo a venire potrà porre rimedio a quel crollo", Beatrice -ed è questa la chiave di volta del romanzo- non esclude nulla sul futuro della casa: "Forse la perderai. Ma devi perderla bene. Se non potrai arrivare al punto di abitarla, dobbiamo arrivare al punto che lei abiti te. (...) Sei tu che devi renderla eterna. Io sto accompagnando il corpo di questo palazzo nella storia del suo funerale. L'anima della casa e la sua immortalità sono compito tuo". E in seguito avrà modo di chiarire con grande efficacia il progetto che le sta a cuore: "Con Giuseppe io farò il palo, lui farà la rapina alla banca della memoria. Sarà uno splendido furto".
ll resto del libro integra nella narrazione la figura di una ragazzina, Eugenia Bonanno. In lei la principessa rivede se stessa giovane, con la stessa ansia di libertà che la contraddistingueva rispetto alla supina accettazione delle coetanee: "I palazzi, i blasoni, le etichette sono terribili prigioni". Ad Eugenia dunque passerà il testimone dopo averla aiutata a diventare attrice del proprio futuro. E la storia si ripeterà tra la vecchia Eugenia e la giovane Clelia.
Molto bella la nota finale dell'autore.
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