Il suo ultimo libro è travolgente, non è un caso che la casa editrice ed immagini così prestigiose abbiano voluto vestire di un abito scintillante una storia che ha carattere, con una fantasìa brillante, vivace. Pensavi di aver sentito tutto e invece non è così. Lei riesce ancora a stupirti, a riportarti in luoghi che conosci e che avevi dimenticato per la frenesìa del tempo, che ti emozionano. I luoghi di quando eri bambino. Posti incantati che ti hanno sfiorato, sepolti nei meandri della tua anima. Quanti di noi hanno dei nonni, degli zii in un paesino dell’entroterra siciliano, che non ci abbiano accolto, quando da piccoli andavamo a trovarli, con un assaggio di salsa fresca di pomodoro nel cucchiaio di legno, con un frutto appena raccolto o la nuova marmellata o il miele appena fatto! Quanti di noi hanno scorrazzato per vicoli e vicoletti da piccini, con quel senso di libertà che potevamo assaporare solo in quelle rare domeniche quando andavamo a trovare i parenti al paese, che della nostra rumorosa città non avevano neanche la curiosità di voler sapere!
Giuseppina ci riporta in questo mondo da cui difficilmente si ha voglia di ritornare, perché ci si accomoda e si sta proprio bene.
La storia di Romilda, che si muove nella Sicilia del Risorgimento, è rivoluzionaria, evoluta, rispetto a quella della protagonista di cui ha raccontato nel precedente lavoro “Il conto delle minne”, un grande successo tradotto in 10 lingue, che ha popolato di fan’s club l’Europa, dove gli uomini vengono tagliati fuori dal rapporto speciale che si crea fra nonna e nipote, madre e figlia, attraverso la ricetta delle sensuali cassatelle catanesi, le minne di Sant’Agata, che mentre vengono impastate dalle protagoniste, queste danno alla più piccola importanti lezioni di vita amorosa, consigli sui rapporti con gli uomini e su come questi vanno “trattati”.
In quest’ultimo splendido lavoro, “Manna miele, ferro e fuoco” gli uomini ritrovano una giusta collocazione, proprio come il tempo attuale ci richiede. “E’ giusto - fa notare l’autrice - che ci sia un dialogo fra i sessi, anzi che ci si ascolti”. Romilda, la protagonista, è l’ultima di quattro figli. I suoi fratelli non hanno le capacità di continuare il mestiere del padre “il mannaluoro”, che ha dato alla famiglia una vita tranquilla, senza privazioni. Ma è un mestiere da uomini, eppure lei ha i requisiti necessari. La ragazza è stata promessa fin da piccola al ricco e potente barone, ma lei riuscirà a portare fino in fondo la promessa fatta a suo padre, divenendo la prima mannaluora femmina.
In ciascuno di quei personaggi c’è qualcuno di noi.
Abbiamo seguito Giuseppina Torregrossa nelle presentazioni siciliane del suo libro a Cefalù, nella splendida tenuta di villa Palamara sul mare, dove una moltitudine di persone, amici e lettori sono accorsi ad incontrarla e conoscerla. Vicino a lei l’amico di sempre Andrea Purgatori e Stefania Blandeburgo che ha letto dei passi del libro.
A Messina, alla Fiera sulla passeggiata a mare, la scrittrice è stata ospitata in un vero e proprio salotto, dove una straordinaria lettrice, Maria Pia Rizzo, della compagnìa teatrale I Naviganti, ha recitato abilmente dei passi di Manna miele ferro e fuoco, e fra i racconti di Giuseppina e i saggi sproni dell’intervistatrice, si è creato anche lì un clima molto piacevole. Giuseppina racconta della munnizza di Palermo e di Roma e della ‘plus belle agrèe’ di Calvino e poi della popò del suo cane con una leggiadrìa e grazia, facendo sorridere e poi riflettere al contempo. E’ efficace quando dice che abbiamo grandi talenti che soliamo disperdere e sprecare da siciliani, che ci sono però piccole realtà con buone pratiche, ma che queste non sono contagiose: “dobbiamo morire, che ci affanniamo a fare?” “’ccà semo?” .. “e ‘ccam’affare..” queste le frasi tipiche che sentiamo dire intorno a noi, “se prima ce le dicevano di faccia a faccia, adesso anche quando stiamo lontani - racconta Giuseppina- ce lo dicono al telefono”. Invece lei è una donna convinta che qualcosa da fare ancora ci sia.
Che le donne in tutto questo abbiano una grande parte da svolgere. E che la Sicilia per questo non morirà mai.
Vanessa Seffer
Fonte: redazione palermomania.it
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