Chi nella propria adolescenza non ha provato, almeno una volta, la sensazione di essere solo contro il mondo? Giampaolo Morelli (proprio l’attore reso famoso dalla serie televisiva l’Ispettore Coliandro) esordisce con un romanzo che fa luce sulle incertezza di questa età a volte splendida, più spesso difficile. Un bravo ragazzo, edito da Fazi Editore (220 pag. 16,00 euro) racconta la storia di Raimondo, un sedicenne imbranato, erotomane e disadattato, che come tutti cerca la propria strada, idealizza l’amore desiderando la più bella della scuola, ma si accontenta di fantasticare davanti a un film porno. Però come per magia e grazie alla magia capisce chi vorrebbe diventare da grande. Nella prefazione lo scrittore Carlo Lucarelli ci informa che questa è “la storia della conquista della vita”. Il resto lo abbiamo chiesto a Giampaolo Morelli.
Iniziamo dalla più classica delle domande: perché hai deciso di scrivere un romanzo?
Avevo voglia di raccontare l’adolescenza come fase difficile della vita. Scrivendo questo libro ho scoperto che tanti non vorrebbero tornare ad avere 15, 16 anni perché è un’età nebulosa. Non sai chi sei ma lo devi decidere perché devi affrontare le prime scelte che condizionano il futuro.
Raimondo ha un chiodo fisso: innamorarsi e perdere la verginità. Quanto sono importanti per un adolescente l’amore e il sesso?
C’è un esplosione ormonale a quell’età. Vuoi scoprire il sesso però hai anche voglia di emozionarsi, magari t’innamori della più carina della classe e sogni un futuro con lei.
Che cos’ha Raimondo, un adolescente degli anni ’90, in comune con i ragazzi di oggi?
Credo che l’adolescenza sia sempre la stessa per ogni generazione. Le differenze sono dovute soprattutto alla tecnologia che avanza. Oggi i giovani chattano su facebook e si mandano i messaggini. Prima era più complesso, dovevi attuare strategie diverse ed esporti di più. Se volevi vedere una ragazzina eri costretto a chiamare a casa, magari con la scusa dei compiti.
Raimondo non ne becca una: a scuola è svogliato e con le ragazze una schiappa, però ha una grande passione, la magia, che è un po’ la ragione del suo riscatto. Vuoi forse dire ai giovani di non disperare. Tutti abbiamo una qualità che dobbiamo coltivare?
Mi sono appassionato alla magia quando avevo 12 anni, mi divertiva inserirla perché ha fatto parte della mia crescita ed è l’unico elemento autobiografico del romanzo. Il messaggio è proprio questo: cercate la vostra unicità perché ciascuno ha la propria strada, dovete scoprire le vostre qualità anche se non vengono subito riconosciute.
Che cosa hai in comune con questo ragazzo pieno di complessi ma con una fervida fantasia?
Conosco le sensazioni che vive Raimondo, io sono uno di quelli che a scuola apparteneva alla massa degli sfigati. Mi sento sicuramente più vicino al protagonista del mio romanzo che a quei pochi “fighi” che a scuola avevano bei voti, la ragazza e sembravano perfetti. Rispetto a Raimondo io ero chiuso, introverso, ma avevo comunque una vita travagliata.
Sei diventato noto al pubblico televisivo per l’interpretazione dell’Ispettore Coliandro, un personaggio un po’ imbranato, anche il protagonista del romanzo lo è. Hai un’attrazione per i casi umani disperati?
Mi piacciono tutti coloro che si sentono a disagio, che sono alla ricerca del loro posto nel mondo e vivono tutti i tormenti che il percorso comporta. Raimondo deve diventare adulto, Coliandro si lamenta sempre di essere messo all’unità cinofila però il suo sogno è essere un poliziotto vero che indaga su casi importanti. Anche nella fiction Baciati dall’amore, che andrà in onda proprio sulle reti Mediaset, interpreto un personaggio non certo di successo: un fioraio lasciato dalla moglie con cinque figli, che per i genitori è un fallito. Gli eroi che sanno tutto e sanno sempre come comportarsi sono noiosi.
Raimondo sarà anche un caso disperato ma nel romanzo c’è tanta ironia, ed è scritto con un linguaggio leggero. Una scelta stilistica per riderci su della vita?
Quando scrivi una storia adolescenziale è affascinante ripensare alle emozioni che hai vissuto e le ricordi con un sorriso. Ripercorri una fase della vita dolorosamente comica. Raimondo non è solo un personaggio carino, ha pensieri sconci non sempre puliti o positivi e diventa stratega per conquistare Claudia Soriani. È un po’ cattivello ma fa un’infinita tenerezza. Sono belle le sfumature del personaggio e viste con gli occhi di chi queste fasi le ha superate diventano spassose. Spero di aver scritto innanzi tutto una storia che intrattenga divertendo.
Il tuo romanzo è tra i finalisti del Premio Elsa Morante ragazzi 2011, è una bella conferma del tuo lavoro?
Arrivare tra i finalisti è come aver raggiunto una prima vittoria. Non me l’aspettavo. Magari i lettori sono un po’ reticenti verso un personaggio dello spettacolo che scrive e considero questo traguardo una prova del fatto che come attore sono riuscito a far passare la storia che c’è in quelle pagine. In passato ho scritto per il teatro e ho realizzato la sceneggiatura del documentario Piano 17 per la regia di Manetti Bross. Anche se non è il mio lavoro scrivere mi ha sempre arricchito.
Fonte: tgcom
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