L’esperimento è questo: prendete un moderno imprenditore milanese di successo che vive immerso nella tecnologia del Duemila e chiedetegli di confrontarsi con un uomo nato nel 1947 a Pozzallo, nel più profondo Sud del Sud, che vive il nulla del primo dopoguerra. “L’arbitro” di questo sorprendente confronto è Giuseppe “Pino” Agosta che nel comporre questa sua bizzarra autobiografia partendo dal modesto proposito di non dimenticare sé stesso, si ritrova a scoprire alcuni aspetti nascosti dell’animo umano. La sua vicenda è intrecciata con la storia d’Italia, con la povertà del dopoguerra siciliano, con il ‘68 di Milano, con la riforma ospedaliera, con la sanità e la pubblica amministrazione degli anni ‘80, circostanze che motivano una lunga serie di acute osservazioni sul comportamento umano.
Ne deriva un racconto che si divincola in precario equilibrio tra il romanzo storico, la biografia e il saggio d’opinione, un racconto talvolta ironico, talvolta tragico, che mette il lettore di fronte a una inquietante verità: il cambiamento dei tempi è soggetto a una accelerazione innaturale, un continuo aumento di velocità che mette a dura prova la fisiologia del cervello umano inducendolo a comportamenti biasimevoli.
L’umanità sta correndo a tutta velocità verso trasformazioni globali più grandi dell’individuo, trasformazioni che richiedono e richiederanno decisioni secondo una nuova etica e una nuova morale, decisioni che nessuno è, e forse sarà, in grado di prendere perché, nostro malgrado, abbiamo da tempo ceduto il timone a una intelligenza superiore più grande e complessa di quella del singolo individuo: l’intelligenza collettiva.
Così, pagina dopo pagina, emerge un messaggio nascosto rivolto a chi può ancora intervenire in questa corsa: i giovani. L’arbitro di questi 75 anni di cambiamenti umani vorrebbe avvisarli così: state attenti! In questa era post-verità le opinioni contano quanto i fatti.
Le scelte che l’uomo dovrà operare nel prossimo futuro richiedono conoscenze profonde e lunghissime riflessioni, attitudini che la tecnologia sta sopendo nel nome della praticità, semplicità e comodità di pensiero. Serve rallentare per concedere al lento cervello il tempo di pensare, di approfondire, di porsi le domande che oggi sono rese (apparentemente) superflue dalla tecnologia e che invece sono il fondamento dell'individualità, della capacità del singolo di distinguere la verità. Da questa biografia saranno molti giovani a trarre ispirazione per il loro futuro. In momenti bui come questi, possa essere una testimonianza importante.
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