Si può esprimere amore in tanti modi e la poesia è uno di questi. Una dimensione dell’anima in cui fioriscono pensieri e sentimenti capaci di interpretare la bellezza della vita. Ma Alfonso Giordano, già Presidente della Corte d’appello di Palermo, autore della nuova raccolta di poesie dal titolo “Lirica per Sinfonia Concertante” lo fa in un modo diverso: da profondo intenditore della musica. La sua poesia sembra resistere alle usure della tradizione per proporsi in versi musicali capaci di creare emozioni. Con la sua ultima produzione l’autore si sofferma sulle bellezza della vita, fatta di piccole cose, senza artificio linguistico, sospinto solo dall’attaccamento al sentimento e all’emozione, vera anima vibrante dei suoi versi, dove lucidamente ci regala una personale lettura della realtà inseguendo una idealità apparentemente perduta, che nasce e rinasce ancora, rinvigorita e rinnovata, appunto nei suoi versi. Questa raccolta di diciannove liriche è un evento letterario. C’è in esse lo stigma della poesia. Peraltro, il segno stilistico di questa silloge, anche dal punto di vista estetico, è la misura equilibrata dell’esporre un’idea, un proposito creativo, un atto di autentica poesia sul versante della parola purificata, attraverso la cui trasparenza l’anima rivela il proprio intimo contrassegno lirico.
Alfonso Giordano riesce, con i suoi versi, a rendere immortale i sentimenti umani, incantando e sorprendendo con semplici parole che diventano grandi nell’immensità della poesia. Un infinito pazzle di emozioni secondo un puro ritmo sonoro, una sorta di circuito solistico che ora dona forza e poi ancora meraviglia. Per Giordano i suoi versi diventano un filo diretto con il cuore: “Canta la dolce, mirabile armonia/l’amore che nobilita gli umani/e la pietà e la commiserazione del Destino mortal che acerbo incombe/sopra di lor, inesorabilmente” così recita la poesia “Ascoltando Chopin” dove l’autore gestisce la parola come fosse il pennello di un pittore, usando toni forti ma sfumati. Nella sua esposizione non segna un preciso programma, ma si affida di volta in volta alle sue genuine intuizioni disegnate in modo appassionato. Come appassionata è la dedica alla moglie, Anna Maria, che come recita – negli anni cruciali – ha condiviso ansie, patemi, successi e pericoli.
La sua lirica scatena il pensiero che muove le sinapsi della mente e le accompagna in una dimensione in cui si colgono le diverse possibilità di intendimento. Una dimensione in cui ogni essenza può essere se stessa e la negazione di sé nel contempo, dove Giordano usa ogni cosa per tradurre la musica in poesia e la poesia in musica.
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