In tutte le librerie il nuovo libro di Anselmo Madeddu “Mistero bizantino. La verità sepolta”, pubblicato da Algra. La verità sepolta è il primo volume della trilogia Mistero bizantino.
“Con questo romanzo – dichiara Anselmo Madeddu – ho voluto raccontare un’età oscura e misteriosa, eppure di enorme fascino, come quella bizantina. Ho cercato di dare una chiave di lettura, anche politica, alla figura di un imperatore dalla sorprendente modernità. Ho provato a far rivivere una civiltà straordinaria che, seppur cancellata dalla faccia della terra sin dalla caduta di Bisanzio nel lontano 1453, vive ancor oggi sommersa nell’anima e nella cultura di una gattopardiana Sicilia, il cui popolo, nonostante i secoli trascorsi, è rimasto ancor oggi profondamente bizantino”.
Il plot: Anno 1968, il giovane Totò Salinas trova in un antico palazzo di Ortigia un manoscritto con un inedito codice bizantino, occultato da sempre dalla Chiesa. Sotto l’apparente aspetto di un’agiografia, il documento smascherava una scomoda verità, facendo luce sull’oscuro assassinio dell’imperatore Costante II, vittima di uno strano complotto a Siracusa, dove aveva trasferito la capitale dell’impero per contrastare l’avanzata dell’Islam… Anno 668, il monaco Venanzio, l’autore del codice, sfuggito a un misterioso attentato a Bisanzio, giunge in Sicilia, ma il suo arrivo nel monastero di San Pietro ad Bajas dà vita a un’agghiacciante serie di delitti. Solo allora Venanzio comprende di essere finito, suo malgrado, al centro di un pericoloso intrigo internazionale, con arabi e bizantini che si contendono l’arma con la quale dominare il mondo: il fuoco greco! Non gli rimane che una sola possibilità per salvarsi: fuggire dal monastero e sventare il complotto… Anno 1968, Totò intanto si accorge che tutti quelli che, come lui, avevano letto il codice erano morti in circostanze molto misteriose…
dalla Premessa:
Costantinopoli e Sicilia 668. Dalle memorie di Venanzio emerge, così, il maestoso affresco storico di una Sicilia e di una Europa bizantina, in cui sembrano affondare le radici del secolare e attualissimo scontro tra Oriente e Occidente, tra l’Islam (di Mu’awiya) e il Cristianesimo (di Costante). Attraverso tre lunghe lettere, Venanzio da Canterbury racconta ai suoi committenti di essere stato inviato in missione da papa Vitaliano a Costantinopoli, dove però subisce un misterioso attentato. Salvato da un enigmatico monaco studita, fugge con questi in Sicilia presso il monastero siracusano di San Pietro ad Bajas. Ma il loro arrivo dà vita a una agghiacciante serie di delitti. Solo allora Venanzio ne scopre la vera sconvolgente identità e fugge dal monastero. Ma ormai, scambiato suo malgrado per una spia, Venanzio è finito al centro di un pericoloso intrigo internazionale, giocato tra Arabi, Bizantini e Longobardi, ed è costretto, per salvarsi, a consegnare all’imperatore Costante dei documenti che comprovavano un imminente colpo di stato ai suoi danni e la formula di una micidiale arma chimica, il fuoco liquido, l’arma contesa da Arabi e Bizantini perché chi l’avrebbe fabbricata per primo avrebbe dominato il Mondo! Per Venanzio, braccato dai servizi del contro spionaggio, comincia una autentica corsa contro il tempo, tra continui colpi di scena, finché un imprevisto finisce col complicare ogni cosa. Il finale della storia si preannuncia drammatico e imprevedibile, ma il racconto di Venanzio, oppresso dal dolore dei ricordi, si ferma lì. Il suo terribile segreto probabilmente rimane nascosto nella quarta e ultima lettera che il monaco di Canterbury sembra rifiutarsi di inviare ai suoi committenti siciliani…
Siracusa 1968. È il “Sessantotto”. Soffia il vento della rivoluzione. Ma per Totò Salinas, dall’assassinio di Costante a quello di Bob Kennedy il Mondo sembra non essere mai cambiato. E quel manoscritto finisce così col diventare per il giovane un documento rivoluzionario, il suo “Sessantotto”. Incuriosito, Totò affida lo studio dell’oscuro manoscritto a un anziano poliziotto archeologo, don Ciccio Magrì, e questi dà vita a una insolita indagine poliziesca verticale nel tempo alla ricerca dei moventi, dei mandanti e degli esecutori di uno dei più misteriosi delitti eccellenti della storia siciliana. Ma l’indagine del commissario è una storia sottovoce, affidata ai brevissimi incipit di capitoli appena abbozzati, che si intervallano col racconto portante del monaco Venanzio, senza mai disturbarlo. Capitoli che, nella loro voluta incompletezza, sembrano solo preludere a successivi intuibili sviluppi narrativi. Ne vien fuori una storia nella storia con un finale fascinosamente aperto. Ma prima è necessario scoprire il mistero di quella “verità sepolta” nell’ultima delle quattro lettere di Venanzio, che l’incendio di Sant’Andrea ha danneggiato. Un finale, dunque, che lascia chiaramente intravedere gli sviluppi del sequel al quale verrà affidato il terribile segreto di quella dannata… “Ultima Lettera”.
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