Sotto una pioggia fitta e ostinata, che in aprile a Gela non s’era mai vista, un serial killer invisibile e spietato semina la sua scia di morte e terrore. I delitti del misterioso assassino appaiono ancor più inquietanti perché compiuti in chiesa, durante la Santa Messa, nella Settimana di Pasqua. Accanto ai corpi senza vita delle vittime, trenta pezzi d’argento e un santino raffigurante una delle stazioni della Via Crucis. Mentre la Polizia insegue un fantasma al quale non riesce a dare un nome e un volto, l’investigatore privato Giovanni Alma indaga parallelamente alla ricerca del colpevole e delle ragioni che hanno armato la sua mano. L’indagine sui delitti del serial killer della Via Crucis, così lo ha ribattezzato la stampa, diverrà per Giovanni Alma un’indagine su sé stesso, un’occasione per ritrovare quel senso che nella sua vita sembra ormai perduto da quando lei se n’è andata. La morte ha spezzato la vita di Marella e interrotto quella di Giovanni Alma, che si è condannato all’esilio dal mondo dei vivi, vagando senza titolo in quello dei morti, alla ricerca di un’ombra muta e invisibile.
Dichiara l’Autore: «Il Sangue di Giuda è una storia che viene da lontano, figlia della mia ossessione, sin da bambino, per la figura del discepolo maledetto, traditore universale, ma quanto davvero responsabile di quell’azione meschina e abietta che da sempre gli si contesta? Ho provato ad indagare e ricostruire le reali motivazioni che lo spinsero a quel gesto e ho scelto di farlo nella Gela di oggi, nei luoghi e tra la gente che conosco e che mi appartengono. Perché la vicenda umana dell’Iscariota supera tempo e spazio, il tema della scelta e del libero arbitrio ci riguarda tutti, chiunque siamo, ovunque siamo. A condurre questa indagine, così intima e dolorosa, è Giovanni Alma, figlio di Gela come me, sempre inquieto e in cerca di risposte come me. Penso che Gela, così aspra eppure incantevole, eternamente sospesa tra passato glorioso, presente difficile e futuro complicato, sia il posto perfetto per trovare quelle risposte. Basta saper dove cercare.»
Gabriele Cantella, siciliano, ma da anni a Milano per studio, lavoro e scelta di vita, si occupa di comunicazione. Ha studiato Legge, ma poi cede a quella che era sempre stata la sua prima e più genuina passione: la scrittura. Così diventa giornalista a tempo pieno e scrittore nel tempo che rimane. In un’altra vita, forse, avrebbe fatto il detective e, chissà, magari anche da questo desiderio mai realizzato nascono i suoi personaggi e le loro storie nella cornice di un giallo forse un po’ atipico, dalle atmosfere Hard Boiled, rivisitate in una chiave più intima e personale, e trasferite nella Sicilia di oggi.
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