La notizia è arrivata a fine maggio, ma avrà il suo compimento a ottobre. Quando verrà consegnato nell'ambito del Pisa Book Festival il Premio Montescudaio, come migliore libreria indipendente italiana, a Piazza Repubblica Libri.
Una vittoria che certifica una mutazione in atto: quella del ruolo di libraio. Se pensate a quegli antri semibui, dove si aggirano, tra ragnatele e odor di carta muffosa, cervellotici avventori in cerca di chissà quale volume raro, cambiate canale. Se vi viene in mente l'immagine del bookshop trendy dove i borghesi in vena di cultura che non richieda troppo impegno vanno a far scorta dei libri alla moda e poi scappano via, sintonizzatevi su un'altra realtà. Quella dello sforzo creativo quotidiano per reinventare il luogo in cui libri e persone si incontrano, e levare la polvere della noia dalle spalle di chi sta dietro la cassa e fra gli scaffali. Come fa da tempo Patrizio Zurru, padrone di casa, insieme alla moglie Daniela Melis, di Piazza Repubblica Libri. Non a caso Patrizio si definisce book jockey, nel dance floor di inchiostro e carta (ma già aperto anche al mondo dell'ebook) che è la sua libreria sono però banditi i divismi alla Bob Sinclaire. Ed è benvenuta la curiosità e la voglia di rompere le righe: ecco perché capita che scrittori più o meno affermati, oltre a presentare le loro ultime fatiche al pubblico all'interno della libreria cagliaritana, si mettano letteralmente in vetrina con i lettori, a consigliare titoli e discuterne senza ruoli prestabiliti. E che ai clienti venga affidata per un giorno la gestione della libreria, dove si tengono giornate di "istigazione alla lettura", con un solo divieto: il supporto dell'editoria a pagamento. Su questi e altri temi abbiamo fatto due chiacchiere con Patrizio Zurru.
Patrizio, come è stato assegnato questo premio così particolare?
"Mesi fa l'Associazione librai italiani ci ha chiesto di descrivere la nostra libreria e le attività che teniamo all'interno di essa. In seguito alla nostra descrizione si sono unite una serie di altre valutazioni degli addetti ai lavori, tra cui quelle degli editori con cui interagiamo. Ed è arrivato il premio che ci fa un grande piacere. Anche perché ci obbliga a fare sempre meglio, e a non dormire sugli allori".
Avete in corso l'iniziativa dell'istigazione alla lettura. In cosa consiste?
"I clienti stessi scelgono un libro e vengono a parlarne qui da noi. Gestiscono completamente la presentazione, noi forniamo gli spazi per farlo e promuoviamo l'evento con mailing list, comunicati stampa e social network. Vale tutto: da classici come Il conte di Montecristo a libri sull'arte e l'architettura. Proseguiremo così per tutto l'anno".
Siete nemici dichiarati dell'editoria a pagamento, cioè di quelle case editrici che si fanno pagare la stampa dei loro libri dagli autori. Che ne pensate di iniziative come Il mio libro, di Kataweb?
"E' una cosa diversa rispetto all'editoria a pagamento. In questo caso si utilizza la struttura di Kataweb come piccola tipografia per avere le 50-100 copie del proprio libro da distribuire agli amici o mettere in vendita online, ma senza sborsare cifre ben più rilevanti come quelle che vengono spillate, agli aspiranti scrittori, da parte degli editori che si fanno pagare per fare il loro mestiere, evitando così il rischio di impresa, spesso senza nemmeno corrispondere il diritto d'autore".
Visto che si parla di pagamento, quanto conta l'appoggio economico dei grandi editori a favore di autori che vanno a vincere premi importanti come lo Strega o il Campiello?
"Il potere monetario dei grandi gruppi editoriali si fa sentire, ovviamente, e negli ultimi anni spesso i premi letterari hanno privilegiato chi era ben sostenuto in questo senso. Ma non è tutto qui, funziona ancora il passaparola, il gradimento da parte dei lettori e dei librai. Penso a Nesi e Desiati, in corsa per lo Strega, o all'esordiente Veradiano, che sono validi esempi di come il riconoscimento del valore di un libro non passi necessariamente per 'l'unzione' monetaria".
Fonte: tiscali
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