La storia di un immigrato che diventa eroe per un fatale destino, è questo il tema del nuovo libro dal titolo “Scusi, dove abita Dio?” di Maurizio Bellavista, noto avvocato penalista. In 245 pagine l’autore affronta il tema della tolleranza religiosa e sociale attraverso il racconto delle vicende di un giovane libico, Yussef Kadim che lascia il proprio villaggio a bordo di un barcone alla volta di Lampedusa con la speranza di una vita migliore. Il suo sogno è di potere tornare nella propria terra appena avrà guadagnato abbastanza per avere nel suo paese una casa e un’attività sicura. Giunto a Lampedusa, méta delle rotte dei migranti africani nel Mediterraneo, Yussef riesce ad allontanarsi dal Centro di Prima Accoglienza giungendo in Sicilia, dove dopo aver affrontato tante peripezie trova lavoro presso un’azienda agricola. Non solo. Qui trova anche l’affetto di una famiglia e dei figli del proprietario per il quale lavora: Enrico e Paolo. Due bambini incuriositi dal modo di pregare di Yussef, che ogni giorno si inginocchia rivolgendosi con preghiera verso la Mecca. “Ma chi è Allah? - chiede Enrico a Yussef. Dove abita? In cielo, nella moschea o nella chiesa?”. Una domanda alla quale il giovane nordafricano non da subito una risposta. Non è facile spiegare. La risposta alla domanda sarà data alla fine del libro, quando Yussef ricoverato in ospedale chiede ad un sacerdote di pregare Dio per la sua salvezza. Un Dio unico per tutte le religioni, che ama e che salva, senza guardare il colore, la razza e le tradizioni. Un libro, che con scorrevolezza di linguaggio, invita a riflettere sulla convivenza pacifica tra tutte le gente. Il mondo moderno corre velocissimo e non dà attimi di tregua, coinvolgendo, nel suo vorticoso andare, non solo gli indicatori economici, ma anche la dimensione sociale, culturale e spirituale dell’umanità. L’urgenza di oggi e il segreto del futuro stanno nel dialogo tra persone, comunità, autorità e organizzazioni civili, popoli, culture e religioni per contrastare chiusura e intolleranza che in fondo nascono dall’idolatria di se stessi, del proprio gruppo e della propria tradizione socio-culturale. Il libro, edito da Marcello Clausi, è dedicato a Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina e padre delle Orestiadi: “eravamo ottimi amici – racconta Bellavista – ho ammirato di quest’uomo la grande dedizione alla cultura e quando è scomparso, essendo il mio libro in stampa ho pensato di dedicarlo proprio a lui, oltre che di devolvere in beneficienza i diritti d’autore”.
Fonte: redazione palermomania.it
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