Daria Bignardi, la giornalista “barbarica”, non è riuscita proprio a resistere, dopo il successo del primo libro Non vi lascerò orfani, un affresco sulla sua infanzia, si è messa di nuovo a tavolino a scrivere l’opera seconda. Si intitola Un karma pesante (Mondadori) e questa volta non ha a che fare con la sua vita, ma siamo proprio sicuri? La protagonista è Eugenia, ossessionata dalla ricerca della propria identità e dall’ansia (un po’ come Daria anche se non lo dà a vedere). Quel che le riesce meglio è il lavoro di regista. Attraverso i suoi ricordi passano in rassegna città diverse e gli ultimi trent’anni, dagli anni Ottanta ad oggi, dalla Milano da bere alle vie di Londra, da New York a Volterra dove Eugenia incontra l’amore, Pietro. La sua vita è sconvolta dalla morte del padre e dall’incontro con Paredonov, il personaggio oscuro del romanzo russo Il demone meschino di Fëdor Sologub. Ora vive con il marito e le due figlie, Rosa e Lucia, le uniche che riescono a tenerla ancorata a terra. Un karma pesante è il racconto al femminile di una donna fragile, spietata con se stessa, allegra, materna e un po’ maschiaccio.
Perché ha deciso di scrivere un nuovo romanzo?
“Lo confesso: scrivere libri è sempre stato il mio sogno. È da quando sono bambina che ho il pallino della lettura e della scrittura. Mi fa stare bene. A 25/26 anni ho intrapreso la carriera di giornalista, che in qualche modo si avvicinava al mestiere di scrittore, di certo non osavo pensarmi davanti a una scrivania, sia per il mio carattere, sia per la mentalità della mia famiglia. Mia madre non mi avrebbe mai sollecitata. Solo dopo la sua morte ho trovato la forza di scrivere il mio primo libro”.
Che cosa le dà un libro rispetto al suo lavoro di giornalista?
“Mi emoziona. Dopo anni che fai un mestiere ti emozioni sempre meno, ecco la scrittura mi muove dentro. Lo so che gli scrittori veri hanno un certo distacco con i personaggi e le loro storie, beh, per ora mi tengo questa ingenuità da principiante”.
Quando ha trovato il tempo di mettere nero su bianco Un karma pesante?
“Prima di tutto a spronarmi è stata la passione di dilettante innamorata, poi il tempo l’ho trovato quando sono ritornata a La7 dopo l’esperienza in Rai, tra una stagione e l’altra sono trascorsi dieci mesi”.
Dal tono sembra che mamma Rai l’abbia delusa.
“Beh,in parte sì, quelle scelta è stata un errore, non sapevo quali beghe avrei trovato, sono stata una sprovveduta, ma d’altronde ero incitata dall’idea di cambiare, a volte può far bene, invece in questo caso mi sono resa conto che c’erano delle logiche anomale da seguire”.
Quali?
“Forse sono arrivata nel momento sbagliato, non mi sentivo di casa e non avevo un supporto, con questo non voglio dire che in Rai non si facciano bei programmi, basta pensare a Ballarò, a Report, a Parla con me, ad Annozero, a Vieni via con me. A La7 sei più tranquillo, non sei al centro dell’attenzione. A differenza di quello che si possa pensare: non mi piace stare sotto i riflettori”.
Il suo primo libro è molto autobiografico, il secondo?
“No, in questo caso non racconto la mia vita, ma ci sono degli aspetti che mi appartengono, poi ho cercato di rubare qualcosa alle amiche, ai compagni di classe e all’immaginazione. Sfatiamo subito l’equivoco: Eugenia non sono io e Pietro non è Luca (Sofri, suo marito ndr)”.
Chi è Eugenia?
“E’ una donna come molte che cerca di gestire tutto (per questo fa la regista), crede di riuscire a determinare gli avvenimenti della vita, poi però si rende conto che è stato il caso ha determinare ad esempio l’incontro con il marito o l’arrivo della prima figlia. Quando non è attenta a controllare se stessa e gli altri scopre cosa significa vivere. Volevo raccontare una ricerca d’identità, a mio parere quando sei giovanissima sei già tu, hai già una tua identità, ma non hai sicurezze intorno e la famiglia tende a non farti andare dritto dove vorresti”.
Nel libro spesso ci porta indietro nel tempo, apre improvvisamente delle finestre sul passato.
“Mi piace questo gioco di flashback che ti aiutano a capire il perché accade una determinata cosa nel presente, sono una fan di Lost, si intuisce? Comunque lo sguardo è proiettato in avanti, Eugenia si guarda alle spalle per capire come affrontare il futuro”.
Ora ci levi una curiosità: preferisce lavorare in televisione o scrivere romanzi?
“Mi piace il mio mestiere, diciamo che non mi sono mai sentita felice quando porto a casa una bella intervista, sono contenta ma non sono io e poi la frammentarietà del linguaggio televisivo non mi appartiene. Scrivere ti fa avvicinare di più a te stesso. Un giorno mi dedicherò esclusivamente al mio primo amore”.
Fonte: tiscali
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