Questo tema è oggetto di controversie perché la normativa di riferimento non è univoca e lascia spazio ad interpretazioni ambigue. Vediamo di fare il punto in questo articolo
Partiamo dai dati di fatto. Oggi si possono facilmente acquistare prodotti a base di canapa in tanti negozi fisici e shop online. La vendita di questi prodotti è cresciuta significativamente in questi anni grazie anche all’impiego di nuovi canali di distribuzione, come ad esempio, il circuito delle tabaccherie.
Ma sono gli eCommerce a guidare questo forte trend di crescita. Si possono, infatti, comprare semi di cannabis su Sensoryseeds.it, uno dei maggiori e-shop europei per la vendita di semi certificati e rientranti nella tipologia di quelli autorizzati dall’Unione Europea.
Se i semi di canapa sono commercializzati in volumi significativi, dunque, verrebbe da pensare che questa attività sia anche lecita. Ma è proprio così? Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando, esaminando in breve la normativa di riferimento.
La legislazione sulla cannabis: il quadro normativo di riferimento
Cominciamo col dire che i semi di canapa non figurano in nessuna delle tabelle inserite nel Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90). D’altra parte, non potrebbe essere diversamente dal momento che, a differenza delle infiorescenze, i semi di cannabis non contengono il delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente noto come THC. È questa sostanza ad essere sottoposta a forti restrizioni, poiché psicotropa.
A tal proposito rileva la legge 262 del 2016, la quale permette la coltivazione della cannabis sativa, solo a condizione che la consistenza di THC in essa presente sia inferiore allo 0,2% (con un margine di tolleranza che in nessun caso può superare la soglia massima dello 0,6%).
Si comincia, dunque, ad intuire l’ambiguità della normativa in esame: da un lato, è consentito l’acquisto o la detenzione di semi di marijuana, ai soli fini collezionistici; dall’altro, ne è vietata la coltivazione, dato che dai semi germinati nascono piante con THC che, come abbiamo visto, sono soggette e forte limitazioni e rientrano nella fattispecie proibita dalla legge.
Questa incongruenza di fondo lascia spazio a un vuoto normativo che spiega l’enorme successo dell’erba legale: perché rischiare di incorrere in sanzioni anche pesanti coltivando una o più piante di marijuana, quando invece è possibile acquistare legalmente la cannabis light?
La coltivazione di cannabis per uso personale è proibita, ma la normativa di riferimento potrebbe presto cambiare
Un recente ddl presentato in Aula dal M5S sembra aprire uno spiraglio circa la possibilità di depenalizzare la coltivazione della cannabis per uso domestico.
Il passaggio più significativo del ddl, infatti, risiede proprio nel fatto che non sono previste sanzioni (tanto penali quanto amministrative) per chi coltiva per uso personale fino a un massimo di quattro piantine di marijuana.
L’altra importante novità consiste nell’alleggerimento delle pene relative allo spaccio di quantità modiche, che vengono quasi dimezzate rispetto ai quattro anni attualmente previsti come pena massima; la norma, peraltro, non si applica nel caso in cui la cessione di sostanze stupefacenti riguardi minorenni.
Inoltre, viene proposta l'istituzione in calendario di una giornata nazionale dedicata ai danni derivanti dall'uso delle sostanze stupefacenti (incluse altre sostanze dannose per la salute, come alcol e tabacco) da tenere nelle scuole ai fini della prevenzione e sensibilizzazione sul tema.
Appare del tutto evidente che, se approvato in via definitiva, questo ddl apporterebbe un sostanziale cambio di rotta della legislazione vigente.
E ciò andrebbe anche nella direzione tracciata dalla Corte di Cassazione, secondo la quale non può essere punita la coltivazione domestica, se di piccole dimensioni e se destinata all’autoconsumo (Sezioni Unite, sentenza 19 dicembre 2019).
Tuttavia, la strada verso la conversione del ddl presentato dal M5S non è imminente e anzi, tenendo conto delle dichiarazioni degli esponenti del Governo appena insediatosi, vi sono questioni più urgenti da trattare, lasciando implicitamente intendere l’affossamento di questa proposta di legge.
Cannabis light: un business a cui è difficile rinunciare
Pertanto, al momento resta valida la normativa vigente che, muovendosi in senso opposto all’orientamento espresso dalla Corte di Cassazione, proibisce la coltivazione di marijuana per autoconsumo.
Per quanto riguarda specificatamente i semi di cannabis, invece, ne resta lecito l’acquisto, dal momento che, come abbiamo visto, non sono inseriti nell’elenco delle sostanze stupefacenti di cui è vietata la vendita.
Ciò non significa però che ne risulta lecita anche la coltivazione ed anzi è vero l’esatto contrario e il motivo è abbastanza semplice: la germinazione dei semi non assicura la crescita di piante con infiorescenze prive di THC e dunque è facile incorrere nella fattispecie proibita dalla legge (per la presenza di THC superiore allo 0,2%).
In definitiva, gli sviluppi futuri di questa delicata materia sono allo stato dei fatti imprevedibili. Il dibattito pubblico è ancora in corso e i suoi esiti sono alquanto incerti. Il dato certo è però che, a prescindere da come si evolverà la materia, difficilmente vedremo prevalere un regime ancora più restrittivo di quello attuale.
Quale Governo sarebbe disposto a sacrificare un comparto così importante per l'economia Nazionale?
Quando facciamo riferimento alla filiera della canapa, è bene ricordarlo, parliamo di un volume di affari che supera i cento milioni di euro di fatturato e impiega più di un migliaio di addetti. Per questa ragione appare più probabile una riorganizzazione e regolamentazione piuttosto che la soppressione dell’intero settore a seguito dell’inasprimento delle normative attualmente vigenti.
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