Nel capoluogo siciliano, chi occupa le case degli altri praticamente non fa più notizia: il "periodo caldo" delle appropriazioni indebite delle abitazioni in quartieri come lo ZEN è stato ampiamente documentato e dibattuto; poi, quasi il nulla. Il fenomeno esiste, esisteva prima ed esisterà ancora, solo che forse è stato interiorizzato dai palermitani come parte di quell'aspetto sommerso, al confine tra indifferenza e complicità, che alberga in loro. Eppure sarebbe importante tornare sulla questione, soprattutto dopo che ieri la vicenda si è arricchita di un nuovo tassello - ma "arricchire" è tutt'altro che il verbo giusto: alcune case di via Felice Emma, assegnate ai Rom dell'ormai ex campo nomadi della Favorita, sono state occupate da sei famiglie palermitane con bambini al seguito. Gli occupanti abusivi hanno trovato il favore dei residenti regolari della zona, al grido di "Prima i palermitani".
Perché prima i palermitani? A fare chiarezza ci pensa l'ANIA, l'Associazione Nazionale Inquilini ed Assegnatari: "Da oltre 20 anni - spiega l'associazione - esiste la graduatoria per l’assegnazione alloggi formata da quei nuclei familiari che non possono accedere ad un’abitazione attraverso il libero mercato ma che, nel rispetto della legge, hanno presentato regolare domanda, prodotto tutta la documentazione necessaria, affrontando anche dei costi e che attendono (invano?) senza alcuna pubblicità mediatica risposta dal Comune e dall’IACP". L’ANIA denuncia ormai da tempo la mancata attuazione della legge e lo scorrimento della graduatoria in questione. Graduatoria più volte scavalcata da emergenze che hanno visto anche l’occupazione e lo scempio della Cattedrale di Palermo.
E non importa sia l'ANIA, un abitante di via Emma o un cittadino che vive già con un tetto sulla testa e in tutt'altre condizioni economiche: con chiunque si affronti l'argomento, il responsabile dei fatti di via Emma, delle graduatorie scavalcate e delle "emergenze di serie A e B" pare essere sempre e solo Leoluca Orlando. "Oggi la Giunta Orlando - dice l'ANIA - che in due sindacature non ha saputo produrre nessuna azione e progetto di largo respiro per combattere l’allarme sociale della mancanza di alloggi disponibili per quella fascia di cittadini che non possono accedere al libero mercato immobiliare, ha deciso di assegnare gli alloggi di via Felice Emma ai cittadini, anche italiani, di etnia Rom; cittadini che probabilmente non hanno mai presentato domanda per essere inseriti nella famosa graduatoria per l’assegnazione degli alloggi nel rispetto della legge".
In queste ore si parla di razzismo e si affronta la realtà da un punto di vista etnico, ma la questione è molto più fredda e distaccata: si tratta di numeri e graduatorie. Ormai da alcuni anni, il sistema Isee è collegato con l’Inps e con l’Agenzia delle Entrate, che a sua volta gestisce la banca dati ufficiale di tutti i conti correnti ed i depositi di banche e poste d’Italia; in questo modo è possibile sapere a chi vengono assegnate le case. O regalate, se chi ne beneficia, come in questo caso, probabilmente non risulta in alcuna banca dati. Su questo l'ANIA si interroga, quasi sapendo già le risposte: "Prima di assegnare gli alloggi a questa comunità - chiede l'associazione - l’Assessore competente [Sergio Marino] ed il Sindaco Orlando hanno chiesto loro una certificazione Isee?. Ci rendiamo conto che la gestione della comunità Rom è un problema ma non possiamo permettere che questo problema, causato dalla mancanza ultradecennale di una politica vera della Casa, ricada sui cittadini Palermitani più deboli e più abbandonati".
Ma chi esce indenne da questa guerra tra poveri? Nessuno lotta per passatempo o per princìpi egoistici e, a ben vedere, tutti a turno hanno la peggio. Vengono danneggiati i Rom, privati di quello che per quarant'anni e fino a qualche giorno fa non è stato altro che "casa", senza reali spiegazioni e con una città - ormai la loro - contro. Subiscono ancora le famiglie palermitane, senza vedere una luce in fondo al tunnel, tradite da un'amministrazione che testimonia estremo disinteresse tra assenze in aula consiliare, decisioni impopolari e interessi che non mettono esattamente il cittadino al centro della politica. E poi, checché se ne dica, ne escono sconfitti proprio loro, Leoluca Orlando e la sua giunta: sui social, per le strade, al telegiornale e sulla carta stampata, il popolo insorge contro un uomo che vuole fare anche la "prima donna", alla ricerca di sensazionalismi da copertina, sempre in prima linea in ogni battaglia sull'inclusione per non perdere l'occasione di replicare a Matteo Salvini. E proprio sui Rom non sarebbe da escludere una rivincita personale, una sorta "Tu li cacci, io gli dò una casa": altro clamoroso autogol che altro non provoca che una reazione "alla Salvini", quella di associare un'etnia a un problema.
Insomma, non si tratta dei Rom né dei palermitani: il primo cittadino sta chiudendo le porte di quelle case a tutti. Anche qui, però, il termine usato è più improprio che mai: parlare di "primo cittadino" è fuori luogo, perché questa è la lotta degli ultimi. Di coloro che Palermo ha dimenticato per quarant'anni, posti forzatamente contro chi ancora, dopo innumerevoli sconfitte e l'ennesimo smacco, sgomita e combatte per vivere. Questa "guerra delle case" non getta le basi per proclamare vincitori, ma si lascia alle spalle solo vinti.
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