Il dato essenziale con cui si misura il grado di civiltà di un’epoca, come di uno stato, di una regione, di una città, di un luogo comunque, è uno solo: la considerazione di cui vi gode l’individuo. Questo assolutamente, non può essercene altro. Oggi infatti tutto quel che si enuncia e si propaganda come frutto di progresso, è solo frutto di abbaglio, di mistificazione, di presunzione, di genialità parziale non incidente su quel dato essenziale di cui ormai purtroppo si ha scarsa cura.
Inutile vantare un mondo diverso, ove si cerca di essere più spicci nel realizzare qualsiasi cosa, inutile stupire sulle innovazioni applicate qua e là sia nella conduzione delle forme di vita pratica, sia nel perfezionamento degli oggetti che si producono, se poi l’individuo deve lamentare non una ma mille e sempre più sofisticate inibizioni alla sua libertà di azione, di movimenti, di scelte e di giudizio. Cioè se l’individuo non respira il progresso della sua entità fisica, psichica e morale nell’esistenza.
Verrebbe da enunciare a questo punto una specie di litania di tanti casi per evidenziare la realtà in cui oggi ci si dibatte e così dimostrare come ci troviamo in un’epoca di tutt’altro che progresso. Riflettiamoci bene.
Se uno Stato crea balzelli sempre più esosi e con varie denominazioni, e poi al contrario non paga i debiti coi cittadini o li paga in ritardo, non è cosa civile; - se la burocrazia del potere pubblico è più gonfia di quella del secolo scorso ed oltretutto più menefreghista, non è cosa civile; -allorché si costringe il pensionato o l’impiegato a che per il suo mensile apra un conto corrente e così favorire le banche, non è cosa civile; - se alle Poste si è costretti a code snervanti per esiguità d’impiegati e di sportelli o addirittura per difetto di funzionamento dei computer, non è cosa civile; -se devi prendere un aereo, oltre le attese inopinate, subisci di tutto, paghi a più caro prezzo rispetto al passato e ti dicono che sei fortunato se riesci a partire e non è cosa civile; se finisci in ospedale, diventi numero-oggetto da trattare in serie, e non è cosa civile; -se per fare arricchire oscuri potentati s’inventa in una città il bisogno dei tram, una volta invece eliminati, rovinando le sue strade e rendendo infernale il traffico ai cittadini, non è cosa civile; -se si costringe il cittadino ad attenersi rigorosamente a orari limitati, e comodi solo ai netturbini o all’assessore, per conferire i rifiuti, non è cosa civile. E dire che nel secolo scorso il netturbino ritirava i rifiuti in un sacco da ogni appartamento. Questi tra i tanti inconvenienti che possono citarsi come indicativi del fatto che al nostro tempo si accetti facilmente una certa disumanità collettiva. Infatti da essi può desumersi come questo nostro tempo, dietro la frenesia dell’innovazione e del falso progresso, sia caratterizzato da due tipi di sopraffazione dell’individuo: quello che pone istituzioni e strutture pubbliche sostanzialmente fuori da obblighi e controlli; e quello che nel campo dei servizi vede l’individuo per lo più ridotto a servire le istituzioni e le connesse strutture piuttosto che essere servito. Sicché, ad esempio, capita che, se si ha qualche necessità presso un ufficio pubblico, sono più i tempi occorrenti e gli adempimenti richiesti che il beneficio atteso; che le poste debbano far soldi e funzionare da banca anziché creare più sportelli per meglio ottemperare al servizio per il quale esistono e che una volta funzionava meglio; che in aeroporto le hostess ti comunichino indifferenza e noia mentre una volta ti agevolavano il passo sorridenti; che non potresti andare più al teatro con la coscienza a posto perché gli orari del teatro t’impedirebbero di rispettare quelli del conferimento rifiuti. E nessuno dice niente, perché forse nessuno ormai pensa più che un individuo possa pretendere il riguardo come tale. Conseguenza dell’avere accettato che tutto ceda all’idea della massa, vocabolo al quale però non sta affatto bene metterci l’altro, quello di civiltà. Viviamo il divenire del tempo senza che in esso vi sia meta di fondo quale dovrebbe appunto essere la sempre più soddisfacente condizione dell’individuo nel suo relazionarsi nella società, e magari ci contentiamo dell’inganno che il concetto di progresso umano possa coincidere con quello oggi esclusivo di crescita. Ma, a parte che la crescita, che è una nozione economica, fa pure molto pensare e preoccupare, non è ciò che esaurisce nell’individuo la sua esigenza di dignità. Quella che oggi viene offesa.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Tumori, Ue estende dostarlimab più chemio in prima linea per carcinoma endometrio
Pubblicata il 20-01-2025 alle ore 17:24
Doualla e il record nei 60 metri, Mei: "Può diventare campionessa, ma va protetta"
Pubblicata il 20-01-2025 alle ore 17:22
Trump, Colavita: "Non temo dazi su export Italia, ottimi rapporti con Meloni"
Pubblicata il 20-01-2025 alle ore 17:15
Israele, quali traumi per gli ostaggi? Parlano gli esperti
Pubblicata il 20-01-2025 alle ore 17:02
Mo, anestesisti: "Situazione sanitaria nord Gaza è inaccettabile"
Pubblicata il 20-01-2025 alle ore 16:57
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti