Si sentono dire continuamente queste frasi: “Non c’è alternativa all’Europa”, “Fuori dall’Europa non c’è progresso”, “L’Europa unita è l’avvenire dei nostri popoli”: frasi bellissime, provenienti da un’idea bellissima, ma che francamente sanno piuttosto di parole di convenienza, che non costano nulla, o alquanto di slogan di comodo, come quelle che si usano per propagandare dei prodotti che magari poi all’uso risultano falsi e nocivi alla salute.
Perché è inutile e controproducente continuare ad ingannarsi difronte alla continue prove di un’Europa che unita non è e che è invece sempre più lontana dal volersi unire. Sono prove che vengono man mano che si presentano i problemi che la realtà effettuale impone e dietro i quali le scelte che i vari paesi fanno sono regolarmente scelte di irrimediabile disunità. Si veda per tutti, quello oggi fondamentale: i flussi di migranti che ininterrottamente urgono sulle sue coste. Ebbene, ad est-Europa nessuno li vuole; Berlino vuol cacciare quelli che ha già; la Francia, che sputa disonesti giudizi su gli altri paesi, chiude le frontiere usando anche violenza; e tutti pretenderebbero di ovviare al problema, scaricandolo solo sull’Italia rea di essere più vicina all’ Africa e in nome di un vecchio trattato di Dublino che non sta più né in cielo né in terra. Non c’è come si vede una volontà di azione unitaria nel frangente da parte del vecchio continente assediato, ma c’è la chiusura egoistica dei vari paesi a tutela ciascuno del proprio benessere. E non c’è neppure un incontrarsi dei plenipotenziari nell’intelligente iniziativa che sarebbe stata quella di interessare l’ONU (ridicolo, a proposito, quest’ONU che, inetto sul problema, osa mandare ispettori in Italia), creare con esso una Convention e una coalizione ad hoc per intervenire possibilmente con accordi sul fenomeno e più nei paesi di partenza che in quelli di arrivo dove poi fare distribuzione, curandola con equità. Tenendo presente una buona volta che il fenomeno è anzitutto fenomeno di criminalità internazionale che si arricchisce su poveri illusi, imbarcandoli e gettandoli allo sbaraglio. Concetto che nessuno evidenzia, tranne, guarda un po’, solo il nostro Salvini (e poi ci si meraviglia della sua popolarità).
Ma non è questo il solo problema che disunisce i paesi dell’Europa, c’è anche quello di giocarsi il ruolo di primario, come accade tra Francia e Germania; quello di salvaguardare questa o quella prerogativa che magari favorisce oscure e vantaggiose ricchezze per un certo paese a scapito dell’altro; e c’è ove affiora la tendenza ad un dispotismo tutt’altro che illuminato e c’è la sfacciata libertà di fare ognuno la propria politica estera tranquillamente contrastandosi nelle alleanze e nei giudizi. Senza contare il volere ancora puntare nell’errore che un’acquisita unità finanziaria giovi a quella sognata unità politica, quale invece fu auspicata e concepita su basi prettamente umanistiche. Per cui è davvero disgustoso oggi dover constatare che, invece di parlare di solidarietà e di aiuto, persino si recrimina o s’inveisce da parte del centro affaristico di Bruxelles nei confronti di un paese membro proprio mentre si trova in difficoltà. Persino lo si irride e lo si minaccia a colpi di spread. Insomma chi può credere in un’unità europea se questa, come oggi accade, si fonda sul sistema che basti salvaguardare il potere bancario centrale mentre su ciascun altro problema ogni paese deve arrangiarsi da solo come può, anche se non può? E infine, come essere talmente sciocchi da non vedere che, da quando si sono firmati i trattati comunitari, le istituzioni europee sono servite piuttosto come campo di affermazione e promozione dei propri interessi da parte di ciascun paese membro?
Tuttavia non è con tutto questo che si voglia considerare fuor di luogo l’idea di un’Europa unita, ma bisognerebbe cominciare a prendere coscienza che è venuto il tempo di ovviare a tutto questo. Cioè si dovrebbe finalmente cominciare col rifondare una volontà sincera di Europa unita e questo prima e invece di preparare nuove elezioni per riproporre le solite ingannevoli istituzioni, palestra di solite chiacchere retoriche e di previsti litigi. E per creare una vera volontà di unione tra i vari stati europei, è anzitutto importante rivedere a fondo le ragioni, specie economiche, della loro secolare storia di guerre e di rivendicazioni, studiando se e quanto siano state sanate o siano sanabili. E sarebbe ancora più importante evidenziare meglio e di più la motivazione unitaria che sta nella tradizione culturale umanistica, filosofica, quella che ha formato la progressiva borghesia europea. Realizzare l’unità europea è anzitutto questione di cultura e perciò dispiace molto, come abbiamo già altre volte rilevato, che anche su questo la cultura attiva, anziché essere protagonista, oggi risulti colpevolmente assente. Nessun scrittore sa essere voce europea, e specie in Italia gli scrittori ormai si stimano grandi se fanno il solletico alla pigrizia da divano o rifrullano sottoprodotti da libro cuore. E intanto la storia procede ed apparecchia drammi. Potrebbe, stando al nostro argomento, determinare un dramma anche per l’attuale Europa disunita: o sancendo la sua definitiva eclissi rispetto alle altre grandi potenze intercontinentali, o cedendo ad un’unità realizzata magari da un conquistatore, o compattatore, che spunti inopinato e agisca di forza o di astuzia. Perché anche questo è nella logica dell’accadere. Allora forse sì che questa sarebbe vera unità, perché solo la forza dell’uno riduce le irriducibili riluttanze dei troppi. Un pensiero che comunque speriamo non sia una previsione.
Elio Giunta
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