Dunque celebrate le elezioni per il rinnovo della legislatura, eletti non senza fatica i nuovi presidenti di Camera e Senato, ci si è trovati e ci si trova, dopo mesi, nell’impossibilità di avere un’indicazione valida perché si formi un Governo, e questo a causa della legge elettorale che si è utilizzata e che ben si sapeva quanto fosse infelice. Il Presidente Mattarella ha dato luogo a ben due giri di consultazioni senza alcun esito. Deluso, anzi piuttosto indispettito, ne ha proposto una terza, con ciò dimostrando di insistere perché i partiti trovassero il modo di apprestare un esecutivo, superando il penoso stallo di queste settimane, e comunque tenendo sempre fermo il suo principio che di tornare alle urne subito non se ne deve parlare. Né lui, che pure è uomo saggio oltre che riservato, né la cerchia dei suoi consiglieri, pare si siano resi conto che lo stallo era in fondo inevitabile e che gli ultimatum ai partiti si possono dare quando si è certi di quali armi si dispone.
Il cittadino, che suole essere ignaro delle oscure mene dei corridoi del potere, ha tuttavia dalla sua il comune buon senso; ed è vero che questo non sempre circola nei meandri della politica, ma sempre vale per giudicare quel che accade. Sicché il cittadino si è chiesto anzitutto come mai il Capo dello Stato a suo tempo si sia persuaso a firmare detta disgraziata legge; ed ora si chiede anche se sia stato un bene mettere i partiti difronte a un diktat (Governo da fare a qualunque costo, niente ripetizione di elezioni), pur sapendo che i partiti erano conformati e si presentavano con posizioni decisamente conflittuali, inconciliabili.
Certo, il paese si trova a dovere affrontare delle urgenze ed avrebbe bisogno di un esecutivo di fiducia su cui poggiare le proprie scelte; all’estero ci guardano. Ma non è stato peggio e non è peggio continuare a offrire il bailamme di tentativi inutili, tra accuse e tergiversamenti ora sciocchi ora oltraggiosi, e protrarlo sine die; invece che accorciare i tempi del vuoto, decidendo subito il da farsi, provvedendo al minor danno possibile? Forse che all’estero sarebbero più contenti di sapere che in l’Italia si costituito un governo qualunque, presto sì ma con componenti in lotta continua, ligi solo a mantenere i seggi redditizi? L’Europa, che ha già tanta esperienza di governi che non si formano facilmente, non sa attendere qualche mese, contentandosi di chi sta comunque a Palazzo Chigi, cioè ci sarebbe sempre un governo, occorrendo, abilitato a gestire l’essenziale?
D’altronde, se le democrazie ci piacciono, bisogna anche saperne sopportare gl’inconvenienti. Tra questi, quello dei nostri tempi dalle ideologie logore, per cui i partiti che sostengono la democrazia sanno dare solo dei leader avidi di potere per sé e per i propri clienti e del paese hanno solo finta cura. Il cittadino comune lo sa ed ha finito per non lagnarsene troppo. Il Presidente di una Repubblica così etnicamente ed economicamente mal congegnata come la nostra, forse farebbe bene a indire senza perdere altro tempo nuove elezioni, rivolgendo però un discorso straordinario alla nazione, come invito ad esercitare il voto con più calcolata consapevolezza. E’ almeno probabile che dai cittadini venga un più evidente grido di rinnovamento e si dipani la matassa. Cioè si dipanino gli equivoci: quello di Salvini che vanta di essere il nuovo, trascinandosi dietro, anzi stando piuttosto dietro ad un vecchio che più vecchio non si può, e questo tra gli applausi incomprensibili di Regioni come Il Veneto, dove forse si scambia il primeggiare della politica con quello del Carnevale; quello di un Partito democratico che non presta collaborazioni perché non ha smaltito il corrivo della presunzione sconfitta; quello degli oppositori in rete, del no globale al conformismo, che non hanno però capito che tali è meglio restare, perché non si può troppo ambire fino a quando il paese non conceda una maggioranza schiacciante.
Certo in Italia siamo al punto che ci vorrebbe qualche iniziativa alla De Gaulle e non l’indugiare ad un’idea del governare fatta di troppo mediare e di rinvii, che fa pure pensare all’antica politica delle “mani nette” ma anche sempre un po’ inette. Anche perché da noi non si ha a che fare con l’orgoglio nazionale tipico dei francesi, ma con un popolo ove chi domina nell’economia considera la cosa pubblica, cioè il potere, luogo dove arraffare quanto più si può; e chi lo dirige nelle stanze dei bottoni, preda da spartire. Per cui da noi ci vuole coraggio a condurre e sostenere la democrazia e ad aver fiducia di progredire coi suoi riti elettorali. Tuttavia è necessario averlo questo coraggio. In fondo l’amara esperienza che stiamo vivendo può essere utile per constatare l’efficienza delle nostre strutture di Stato, cioè della sua consistenza e dignità. Se esse, per ordine pubblico, tutela dei confini, libertà e correttezza dell’operare economico, anche attraverso gli scambi in atto, funzionano, pure se si debbono aspettare dei mesi per avere un esecutivo, non sarà la fine del mondo. All’estero capiranno. Che perlomeno si scongiuri l’esecutivo da inciucio e risultino smascherati e puniti i veri responsabili dello stallo.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Aereo vola sul vulcano: "Allacciate le cinture" - Video
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 22:58
Conor McGregor condannato per aggressione sessuale, 250mila euro alla vittima
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 22:15
Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 22 novembre 2024
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 21:18
Sarah Scazzi, Michele Misseri in tv: "Il mio carcere è essere tornato a casa"
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 20:17
Il cane-cantante alla Corrida, anche Katy Perry è una fan - Video
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 20:06
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti