Un lettore, il signor Alfonso Scelzo di Gavardo, si domanda sul Corriere della Sera perché "le biblioteche del Sistema Bibliotecario bresciano non hanno comprato il libro di Vannacci. Hanno tutti quelli di Murgia, di Saviano, di Pasolini, ma di Vannacci neppure l’ombra. Dobbiamo rassegnarci a comprarcelo. Ho chiesto all’assessore alla Cultura del mio paese se poteva comprarlo. La risposta non è pervenuta".
Si tratta è ovvio, del tanto bistrattato Il mondo al contrario dell'ormai noto generale; libro che, a dispetto del continuo dileggio cui è sottoposto acriticamente dall'insieme degli opinionisti dei principali media, è vendutissimo probabilmente per il semplice motivo che la gente si è stufata di farsi pensare dagli altri senza opportune verifiche personali; infischiandosene per ciò delle accuse di trogloditismo culturale (per Crozza è un libro scritto con il piede destro di un cavernicolo...) provenienti da maitres à penser di varia estrazione che mettono in guardia i lettori dal leggerne le pagine.
E' la desolante fotografia del pensiero unico che troverà nei futuri sviluppi dell'Intelligenza Artificiale terreno fertile, se non si corre per tempo ai ripari, per omologarci del tutto e a nostra insaputa.
Ciò che non piace ai detrattori di Vannacci è il suo rigoroso argomentare (cosa poco consueta per uno di destra), controcorrente, su una decina di temi che sono all'ordine del giorno per i cittadini italiani.
Ma ciò che più sconvolge, ed attrae ad un tempo, negli scritti del Generale è il pragmatismo (tipico di un militare della sua portata) nel tentare di mettere ordine nelle idee portanti di una società traumatizzata da cambiamenti epocali in attesa di definizione.
Il fulcro de Il mondo al contrario è dato dal ruolo - negativo per Vannacci - che le minoranze del paese hanno avuto nel porre continui ostacoli ad uno sviluppo virtuoso della nazione intesa nelle sue molteplici declinazioni. E' fuorviante quindi accusarlo di omofobia, se non si leggono integralmente le pagine che interessano quel pianeta, in base all'etichetta di "anormalità" che per l'autore è tale solo in quanto risultante dai bassissimi numeri che la caratterizzano nella nostra società, non certo per discriminarla. C'è poi chi (v. Travaglio) vede nel libro un attacco alla Costituzione.
Sicuramente ci sono passi del libro inaccettabili (gli ormai ex possessori del reddito di cittadinanza sono etichettati come sfaticati che preferiscono il divano al lavoro) ma ciò che ne rende necessaria la lettura è la mole di interventi pragmatici che il Generale mette in campo per risolvere problemi complicati e complessi ancora in essere per approcci ideologici non confacenti alla loro risoluzione.
Il mondo al contrario è un 'manifesto' di programma che apre ad un dibattito nazionale dal quale fino ad oggi siamo stati tenuti fuori senza saperlo.
Fonte Immagine: Wikipedia
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