Si è fatto il Governo denominato Conte due e valutato come nuovo per motivate ragioni. E’ nato tra mille incertezze e faticose giornate di trattative non purtroppo sulla base di un nuovo progetto precofezionato tra i contraenti l’accordo, ma sulle diverse ambizioni da far valere nel realizzare il progetto a posteriori. Insomma prima il mio posto, il mio partito e poi magari il paese e i suoi problemi. Niente da fare, è il destino delle stanche democrazie. Comunque quel che costa molta fatica genera gioia e gioia c’è stata. Però a noi è sembrata un po’ troppa. Abbiamo visto il presidente Mattarella scambiare sorrisi come non mai; la truppa degli eletti alle poltrone assembrarsi nella severa aula del Quirinale con un’aria da lieto primo giorno di scuola, tra molti compiaciuti convenevoli. E noi pensavamo che un po’ di festa ci voleva si, ma come quella che caratterizza il banchetto che vede riuniti parenti ed amici taciturni e pensierosi subito dopo che è stato fatto un funerale. Perché in fondo qualcosa come un’esperienza nuova della politica italiana, che era stata carica di attese, sì è liquefatta in malo modo, segno che la troppa rivoluzione nella pratica politica non funziona; né il nuovo di oggi lascia tranquilli. Anzitutto perché la quadra messa in campo tutto sommato non ci sembra di quel prestigio che era stato annunciato e ci preoccupa qualche ministero, soprattutto quello degli esteri: lì infatti, ove occorre il volto massimo della prudenza e dell’esperienza, è stato posto invece un Di Maio che finora è parso l’espressione fisica della presunzione e della saccenteria. Aprendo parentesi: qualcuno avrebbe dovuto dirgli che il prestigio della politica non viene dall’occupare un buon posto a tutti i costi, ma dall’esserne protagonisti come ispiratori, specie se si è a guida del proprio partito o movimento. Preoccupazione dà pure la mania di voler sempre parlare e contare tutti, quella ragazzata della piattaforma Rousseau scambiata per democrazia, quella cioè che comporta non sapere mai se nel dover governare si può decidere qualcosa e quando, giacché nel governare la responsabilità trasferita alla piazza non ha mai dato affidamento. Oltre al fatto che i guai del nostro paese sono di antica storia e di tale grave portata che si ha dubbio che con questa svolta politica possa venire la felicità; anzi c’è il rischio che il qualcosa di buono che con il precedente Governo si era fatta, come la limitazione degli sbarchi clandestini, venga ora rinnegata. E c’è il rischio, dopo gli eccessi deplorevoli del prevaricare scamiciato, che si torni al piatto borghesismo.
Tuttavia le perplessità non possono e non debbono condizionare il processo incidente e le sensazioni non debbono chiudere alle speranze, specie se la correzione della politica, fattasi europeista e superati gli errori salviniani, consentirà di mettere mano di più alle necessità fondamentali degli Italiani: più apertura e sicurezza nel mondo del lavoro, meno corruzione e affarismo di raccomandati, più tutela del vivere civile. Ma soprattutto non si dovrebbe trascurare ulteriormente il più grave problema che affligge da sempre questo nostro paese: il divario tra il nord e il sud e la relativa cultura che sempre lo alimenta. E’ una cultura rivendicazionista, per lo più inerte e mai incisiva da parte della pubblicistica e del politicantismo al sud; ed una cultura pretenziosamente snobistica, più furbesca che giustificata al nord. E l’Italia riemerge sempre disunita, trascinandosi dietro un problema che fa impaccio, specie ove all’estero occorre far valere coesione. Per cui se un ministro del sud ora denuncia che detto divario nord-sud è il vero problema del paese, qualche altro del nord lamenta che in Italia governa il sud, ove le cariche pubbliche più importanti sono nelle mani di uomini del sud; e qualche governatore del nord si straccia le vesti invocando maggiore attenzione al nord e stupendosi addirittura perché non si capisce quanto aiutando il nord si favorisca il sud! Sarebbe il caso dunque di chiarire una buona volta come stanno le cose. Si vedrà che è vero che le alte cariche dello stato sono appannaggio di uomini del sud, come è stato spesso nella storia d’Italia ma, come è accaduto ed è stato sempre dimostrato, essi non sono stati mai in grado di far valere una politica meridionalistica efficiente e neppure di compensazione tra le regioni del nord e del sud del paese, perché essi sono stati sempre ligi ad un fare politico di alti propositi che marginalizza la questione. Il sud d’Italia, anche per contingenze naturali, non sarà mai all’altezza dell’economia del nord e non avrà la facilità dei suoi rapporti continentali, ma il divario si può attenuare, purché ci si metta mano sul serio. Occorre incrementare nel sud la ricchezza possibile, che è quella agricola e del turismo, per la quale c’è tutto da fare circa soprattutto le infrastrutture e per le quali siamo spesso al disastro. La verità intanto è che I governanti, come gente del sud, finora non hanno impedito al nord di farsi più ricco e che la giusta aspirazione ad una maggiore libertà economica delle regioni più ricche del paese va non posposta o anteposta ma contemperata, in ragione delle disponibilità economiche del paese stesso, con le urgenze di evoluzione delle terre del sud. Per queste occorrerebbero addirittura dei piani quinquennali, con studiati e inderogabili impegni di un Ministero che sia davvero dello sviluppo. E alle Regioni del nord dovrebbe solo bastare che la burocrazia politica non dia loro fastidio. Purtroppo sospettiamo invece che i politici del nostro tempo siano preoccupati solo del come conquistare e salvaguardare poltrone, per cui ogni Governo finisce per seguire l’andazzo, cioè forse anche quest’ultimo baderà piuttosto a tirare a campare.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Atalanta-Napoli 2-3, Conte vince il big match e allunga in vetta
Pubblicata il 18-01-2025 alle ore 22:38
Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 18 gennaio
Pubblicata il 18-01-2025 alle ore 21:43
Tajani alla prima della Norma a Catania: "Felice di essere qui"
Pubblicata il 18-01-2025 alle ore 21:29
Riforma della giustizia, l'Anm la boccia: sciopero dei magistrati il 27 febbraio
Pubblicata il 18-01-2025 alle ore 20:32
Fantasanremo, oltre 500mila squadre: tutti vogliono Elodie e Achille Lauro
Pubblicata il 18-01-2025 alle ore 19:57
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti