Si tratta di un vero e proprio rebus quello che aspetta milioni e milioni di cittadini messi di fronte ad elezioni per dar vita al nuovo parlamento del Vecchio Continente nel tentativo di dargli una fisionomia unitaria sistemica. Purtroppo defaillances politiche attribuibili ora ad una nazione ora ad un'altra, a seconda di interessi di parte sempre emergenti nei momenti topici, non consentono di accreditarci come grande potenza in grado di aggiungersi a quelle imperanti nella geografia mondiale e decisive per disegnare il futuro del nostro pianeta.
A tutt'oggi, a maggior ragione in presenza di due guerre pericolosissime per i destini dell'umanità, parliamo di un'utopia. Solo per limitarci a fatti di casa nostra, l'Italia non ha mai avuto una classe politica inadeguata come la attuale fin dai tempi della costituita Repubblica. Ci fu un tempo in cui Giorgio Gaber - quasi cinque anni dopo la caduta del Muro di Berlino - si chiedeva cos'è di destra e cosa di sinistra. Dopo trent'anni lo possiamo dire: il panorama si è ulteriormente involuto con la pseudoscomparsa (ognuno di noi, volente o nolente, è portatore di una particolare e connaturata concezione del mondo) delle ideologie che ha dato adito alla liquefazione del pensiero critico da parte di intellettuali delle varie fazioni. E così assistiamo a un rimescolamento di concetti, una volta portanti per l'identità politica, riciclati per le più diverse e distanti occasioni propagandistiche. In un tempo che ci appare di un'altra era, per esempio, il tema della donna quale oggetto veniva di regola contestato dalla sinistra di allora; oggi è la destra che si batte contro l'utero in affitto, la pratica indiscriminata dell'aborto alla faccia degli assolutamente intoccabili diritti del nascituro rispetto a quelli, perciò inesistenti, delle coppie omosessuali in cerca di genitorialità.
Ed è davvero sconcertante ma spiegabile questa ben studiata inversione di ruoli che al momento coinvolge quasi tutte le sigle politiche presenti nella tornata elettorale. Non per caso, a ben vedere, abbiamo un racconto mediatico che predilige la sovraesposizione giornaliera di temi sui quali è facile polemizzare sguaiatamente perché ne guadagna lo spettacolo. E' la saga del turpiloquio a tutti i livelli, compresi quelli istituzionali. A questo ormai si ricorre per nascondere l'incapacità politica, il vuoto di idee degli attori in campo in uno dei momenti più drammatici che ci toccherà vivere se non fermeremo col nostro voto la folle escalation verso terrificanti iniziative militari.
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