Come ogni anno giugno è il mese di chiusura delle scuole e del ripetersi del rito degli esami di maturità, il che dà occasione ai giornali di occuparsi più attentamente della scuola, dei problemi che da troppo tempo vi si conducono, e quindi dei consuntivi che possono farsi a fronte della ineludibile tappa che costituiscono appunto gli esami di maturità.
Un tempo quando a fine anno le aule si svuotavano, si soleva pure avvertire qualche sensazione di nostalgia, perché nel silenzio da cui venivano man mano avvolte, restavano tracce di esperienze e di affetti coltivati nei mesi scolastici vissuti e che accompagnavano ogni processo di acculturazione. Oggi l’impressione è che per i ragazzi la scuola non sia campo di alcuna aggregazione affettiva, ma solo occasione d’incontri casuali, destinati a non avere alcun seguito. Questo può dedursi guardando le frotte degli studenti allorché sciamano via all’ultima campana dell’anno scolastico, tutti attaccati ai loro smartphone, lieti di essersi finalmente liberati da un inevitabile fastidio. Forse non hanno eccessiva preoccupazione neppure per i risultati che li marcheranno; semmai saranno i genitori a preoccuparsene visto che è più sul di loro portafoglio che quei risultati peseranno. D’altra parte che cosa si vuole dagli studenti di una Scuola di stato come la nostra in cui da anni si promettono e si avanzano riformette, senza che ci sia serietà politica adeguata, affinché gli studi pubblici abbiano la dignità dovuta e siano aggiornati secondo ben studiate motivazioni. Resterà sempre fondamentale e sempre disatteso sapere cosa alla fine si vuole dagli studenti perché ritengano acquisito un bagaglio culturale e umano efficiente e socialmente utile. Invece fra qualche mese si avrà forse qualche aggiustamento formale, dopo qualche baruffa coi sindacati per questione di posti, e si tornerà a campare come prima.
Tuttavia l’obbligo degli esami di maturità va celebrato come ogni anno, col solito apparato mediatico di ogni anno, rinnovando la singolarità di spauracchio che esso costituisce per ogni studente di ogni tipo di studi. Quest’anno però lo spauracchio è risultato più vistoso, dato che gli esami sono stati varati con una formulazione incisivamente e pericolosamente nuova, soprattutto per gli scritti, resi di certo più complessi. Per la seconda prova scritta non viene presa in oggetto solo una materia, ma due, prevedendo un sistema di amalgama dell’argomentare cui certamente gli studenti non sono avvezzi né è da ritendere siano avvezzi chi li ha preparati. Mentre noi stiamo scrivendo, gli studenti del Liceo classico stanno lavorando a tradurre dal latino, ma impegnandosi anche con riferimenti all’autore greco; quelli dello scientifico sono alle prese con funzioni riguardanti la matematica ma debbono argomentare anche con connessioni alla fisica, e così via. Non è chiaro cosa potrà succedere visto che appunto né studenti né docenti hanno avuto il tempo di adeguarsi ad una riforma di tate portata. È da ritenere che ci sarà l’invito dall’alto a chiudere gli occhi quanto più si possa, cioè ci sarà affermato il nuovo ma praticato all’insegna della massima superficialità e dell’approssimazione. All’italiana.
Si doveva sapere che la scuola non ha attualmente tempi e strutture, anche umane, sufficienti per far maturare dei contenuti che sarebbero nei suoi programmi a certi livelli, si sapeva che le occorre ben altro per evolvere la sostanza reale di quel che è la nostra cultura scolastica. E bisognava soprattutto essere certi che gli esperti del Ministero della pubblica istruzione fossero anche esperti di quanto nella scuola italiana si è andati avanti alla buona, con libertà d’estro, tamponando qua e là, e inserendo sempre retorica.
E poi…che diamine! Venirsene fuori tra le novità pure con la sceneggiata pseudotelevisiva delle tre buste per il colloquio orale, cosa infine vorrebbe dire? Che novità proporre? Si sa che accertare la maturità di un individuo ad un esame orale è operazione che prevede non il quiz ma l’impostazione di un discorso, l’utilizzo di apporti, soprattutto il grado di maturazione linguistica, meglio se partendo da specifici interessi dello stesso? No, forse non si sa più, e di quel che si consuma oggi nelle scuole non si sa niente, o non importa niente a nessuno. Visto del resto quel che succede mentre non ci sono più intellettuali che s’indignano, e neppure si fanno proteste di piazza, che questa volta ci sarebbero davvero volute.
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