La Sicilia mette in campo un nuovo modello per la corretta gestione del paziente con lombalgia, basato sul ruolo centrale dei medici di medicina generale (MMG) e della medicina territoriale. La lombalgia, come svelato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la prima causa di disabilità a livello mondiale: nel 2020 una persona su 13, circa 619 milioni di persone, soffriva di lombalgia cronica, con un aumento del 60% rispetto al 1990 e si prevede che i casi aumenteranno fino a colpire 843 milioni di persone entro il 2050 (+36,2%). Inoltre, secondo alcune stime, oltre il 70% della popolazione mondiale è destinata a soffrire di almeno un episodio di lombalgia nel corso della vita. L'impatto personale e sulla comunità, oltre ai costi associati alla lombalgia cronica, sono particolarmente elevati per le persone e la società tanto che, come evidenziato da alcuni dati dell’INPS, nel 2023 in Sicilia sarebbero stati 189.498 (di cui 47.365 a Palermo) i certificati di malattia rilasciati con diagnosi di lombalgia/lombosciatalgia. Considerando che, in media, questi certificati hanno una prognosi di almeno 3-5 giorni si comprende bene l’enorme numero di giornate lavorative perse dai siciliani a causa di questa patologia. La lombalgia, spesso associata a comorbidità, viene generalmente gestita, in un’ottica multidisciplinare, da MMG e specialisti di diversi ambiti, tra cui neurochirurghi e ortopedici, terapisti del dolore, fisiatri, reumatologi, fisioterapisti e la terapia tradizionale si basa sul controllo del dolore, in modo da rendere la sintomatologia meno problematica e ridurre la disabilità correlata. Pertanto, l'identificazione del livello di gravità della patologia del paziente e la formalizzazione delle linee guida d’indirizzo risultano cruciali per una corretta presa in carico da parte della medicina territoriale, favorendo la diagnosi precoce, l’appropriatezza prescrittiva e la personalizzazione del trattamento con un miglioramento della qualità di vita del paziente.
Ma quali sono le principali terapie per il trattamento della lombalgia aspecifica? Diverse linee guida [Cartabellotta A, Evidence 2017] raccomandano la prescrizione sia di terapie farmacologiche che non. Per quanto riguarda le prime, come stabilito anche dalle indicazioni dell’OMS, sono il paracetamolo e i FANS tradizionali i farmaci più impiegati al fine di controllare il dolore disabilitante della patologia. La prescrizione dei FANS tradizionali per la cura della lombalgia aspecifica ha subito, nel corso degli ultimi anni, una crescita notevole: a livello nazionale c’è stato un incremento nei consumi pari al +32% tra il 2020 e il 2023 mentre in Sicilia, sempre nello stesso intervallo di tempo, il dato è leggermente inferiore a quello della media nazionale (+28%). Tuttavia, visti anche i numerosi effetti collaterali di tipo gastrointestinale, renale e cardiovascolare che possono provocare, si ritiene che vada riconsiderata la loro reale efficacia nel trattamento del dolore acuto causato dalla lombalgia, come dimostrato anche da uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, secondo cui i pazienti con lombalgia che assumevano farmaci antinfiammatori come i FANS avevano un rischio più elevato di soffrire di un dolore persistente e cronico. Le terapie non farmacologiche, invece, si basano su diversi approcci quali: terapia cognitivo-comportamentale con educazione al paziente, programmi di esercizio fisico, terapia riabilitativa e terapie fisiche.
La Sicilia è tra le prime regioni italiane ad aver definito delle linee guida di indirizzo per la corretta gestione del paziente con lombalgia nel setting della medicina generale, monitorando le buone prassi professionali e alcuni indicatori specifici (demografia, condizione clinica, visita clinica, cure precedenti, approfondimenti diagnostici, trattamento prescritto, terapia fisica e supportiva) attraverso la compilazione da parte dei medici di medicina generale di questionari dedicati, implementati mediante una piattaforma informatica. La divulgazione delle linee guida d’indirizzo per la cura della lombalgia è avvenuta tramite l’organizzazione di alcuni webinar ECM regionali, promossi da Nusa servizi in collaborazione con la FIMMG – Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, con il supporto tecnico di OPT SpA e la sponsorizzazione non condizionante di Angelini Pharma. Ma quali sono stati i principali risultati ottenuti grazie al progetto? In primis, come dimostrano i dati elaborati, occorre sottolineare una migliore appropriatezza prescrittiva: è presente una riduzione di circa il 30% nella prescrizione, da parte dei medici di medicina generale, dei FANS per trattare il dolore provocato dalla lombalgia, a fronte di un incremento di quasi il 100% nell’utilizzo del paracetamolo, che attualmente viene prescritto in media a 6 pazienti su 10. Ulteriormente si riscontra anche un aumento dell’utilizzo dei miorilassanti, come anche un aumento dell’utilizzo di antidepressivi, fondamentale considerando la natura bio-psico-sociale della patologia. Tutti i risultati del progetto sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso la sede dell’Ordine dei medici di Palermo.
“Il progetto lombalgia aspecifica promosso da Nusa Servizi e Fimmg, ha visto coinvolte tre regioni italiane (Sicilia, Veneto e Marche) in un percorso formativo, di quasi 2 anni, volto a implementare le competenze, l’appropriatezza e i livelli di efficacia prescrittiva in una patologia complessa qual è la lombalgia aspecifica – dichiara Massimo Magi, Presidente Nusa Servizi – Si tratta di una condizione clinica caratterizzata da un’etiopatogenesi multifattoriale e che comprende anche fattori di disagio psichico e sociale che spesso aggravano il quadro di base determinando un notevole impatto sulla qualità della vita del paziente sia dal punto di vista personale sia da quello familiare e lavorativo. Il modello assistenziale utilizzato durante questo percorso, e conosciuto come Comunità di Pratiche, ha permesso un confronto strutturato tra competenze ed esperienze dei partecipanti al progetto, determinando un rafforzamento di quella rete assistenziale tra medicina generale e medicina specialistica che rende il percorso di cura più aderente ai bisogni del paziente e attento alla real life”.
Qual è il pensiero del sindacato regionale dei medici di medicinale generale in merito agli impatti sociali della lombalgia? “La lombalgia costituisce una condizione disabilitante che colpisce entrambi i sessi, può manifestarsi a tutte le età in circa l’80% della popolazione e riconosce un’incidenza più elevata in epoca lavorativa – spiega Luigi Galvano, segretario della FIMMG Sicilia – È una delle cause più frequenti di accesso diretto allo studio del MMG, dal momento che quest’ultimo è quasi sempre il primo sanitario che inizia il percorso assistenziale del paziente lombalgico e rappresenta un problema di salute con un notevole impatto socio-economico in termini di giornate di lavoro perse e di costi sanitari. La lombalgia aspecifica ha una prevalenza del 29% in medicina generale, seconda solo all’ipertensione arteriosa. Eppure assistiamo ad un’estrema variabilità prescrittiva per le terapie, per la durata delle stesse e per le indagini diagnostiche. In genere l’estrema variabilità è espressione di bassa appropriatezza. Pertanto – conclude Galvano – Fimmg e Nusa Servizi hanno dato il via, attraverso la redazione di Linee di Indirizzo per la corretta gestione del paziente con lombalgia aspecifica, elaborate dal confronto dei MMG e degli specialisti, alla costruzione di un modello che può rappresentare la base per l’istituzione di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale che consenta a tutti i cittadini di beneficiare di percorsi assistenziali omogenei e validati dal punto di vista scientifico”.
Un approccio multidisciplinare è decisivo per poter affrontare al meglio il percorso di diagnosi e cura della lombalgia. “Essere medico significa avere le competenze adeguate a fornire risposte, motivare, interpretare i bisogni. Il compito del medico oltre che quello d’informare sulla diagnosi e sulla terapia, è soprattutto quello di comunicare con chi si trova nella condizione di malato, e unisce al disagio della patologia, quello dell’accettazione della stessa – chiarisce Francesco Salamone, Vice Segretario Provinciale FIMMG Palermo – Questa considerazione è valida per tutte le patologie ma lo è ancora di più nei pazienti affetti da una condizione di cronicità quale spesso è la lombalgia aspecifica. In relazione a questo, per rispondere in maniera adeguata alle richieste di salute, è fondamentale un lavoro d’equipe in cui le diverse figure professionali (MMG, specialisti, fisioterapisti, psicologi) approccino il paziente costituendo un sistema dell’assistenza che sviluppi sempre più una funzione d’accompagnamento e supporto alla promozione e al mantenimento del benessere rendendo il paziente parte attiva nel percorso che lo vede protagonista”.
La lombalgia ha dei costi diretti e indiretti sull’attività lavorativa. "Il razionale dell’evento si fonda sulla constatazione dell’elevato impatto assistenziale di tale patologia e sulla convinzione che un corretto approccio diagnostico-terapeutico possa avere ricadute positive non solo sul benessere di chi ne è afflitto ma, anche, su un contenimento dei costi diretti (sia per la diagnostica strumentale sia per la spesa farmaceutica) e dei costi indiretti (legati al numero di giornate lavorative perse a causa di tale patologia) – spiega Giovanni Merlino, Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo – Infatti, alcuni dati INPS mostrano che nel 2023 siano stati redatti in Sicilia 21.084 certificati con diagnosi correlata ai codici lombalgia/lomboscitalgia (5.045 nella provincia di Palermo) su un totale di certificazioni con diagnosi codificata pari a 237.944 (64.663 nella provincia di Palermo). Tuttavia, i certificati con diagnosi “codificata” rappresentano solo il 10-12% del totale delle certificazioni per malattia (2.105.534 in Sicilia e 592.074 a Palermo). Si può, quindi, stimare in 189.498 in Sicilia e 47.365 a Palermo il numero di certificazioni per assenza dal lavoro formulate nel 2023. Considerato che in media questi certificati hanno una prognosi di almeno 3-5 giorni si comprende bene l’enorme numero di giornate lavorative perse a causa di questa patologia”.
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