La festa del Natale e' la celebrazione della nascita di Gesu' e ricorre il 25 dicembre. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani. Per i suoi discepoli la nascita o nativita' di Cristo e' stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.
Perchè il 25?
Andando indietro lontano nel tempo, precisamente nell’antica Roma, il 25 dicembre si festeggiava la festa del dio Mitra (Dio del Sole), divinita' che godeva di molta importanza anche nei territori colonizzati. Le feste romane dei Saturnali, che iniziavano il 17 dicembre e terminavano intorno al 23 dicembre erano dei riti carnascialeschi.
La festa del sole era la più importante e sentita da tutte le popolazioni che risiedevano nei confini dell'impero romano le quali, pur divise in molti culti religiosi, celebravano idealmente la nascita del sole in concomitanza con il solstizio d'inverno. La festivita' era talmente diffusa ed "unificante" che l'imperatore Aureliano nell'anno 273 (MXXVI a.U.c.) la istuitui' per tutto l'impero decretandone la denominazione ufficiale di "Natalis Solis Invicti" e fissandone la data nell'ottavo giorno prima di capodanno (ante diem octavum Kalendas Ianuarias), ovvero il 25 dicembre.
Nello stesso periodo erano presenti diverse festivita' celebrate in onore degli dei egizi e latini Osiride, Giove e Plutone, o da antichi condottieri deificati, come re Nimrod. Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall'influsso di festivita' celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora.
Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "interna" al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesu'. Un'ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesu' o Venerdi' Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesu' nei Vangeli non e' specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesu', hanno seguito l'antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una "era integrale", corrispondente all'anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesu' mori' nell'anniversario della sua Incarnazione o concezione, cosi' la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdi' Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.
Un'altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell'annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l'equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il piu' adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.
Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come "verra' a visitarci dall'alto un sole che sorge". Il Natale, nel periodo dell'anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo. Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "esterna" al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festivita' cristiane a feste di altre religioni antiche.
C'e' chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all'inizio del Tevet. Il mese di Kislev e' comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l'antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto gia' fatto per le principali festivita' cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festivita' ebraiche.
Le tradizioni
ll presepe, derivato da rappresentazioni medievali che la tradizione fa risalire a san Francesco d'Assisi, è una ricostruzione figurativa della natività di Gesù ed è una tradizione particolarmente radicata in Italia. Il presepe tradizionale è una complessa composizione plastica della Natività di Gesù Cristo, allestita durante il periodo natalizio: vi sono presenti statue formate di materiali vari e disposte in un ambiente ricostruito in modo realistico. Vi compaiono tutti i personaggi e i luoghi della tradizione: la grotta o la capanna, la mangiatoia dov'è posto Gesù bambino, i due genitori, Giuseppe e Maria, i magi, i pastori, le pecore, il bue e l'asinello e gli angeli. La statuina di Gesù Bambino viene collocata nella mangiatoia alla mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, mentre le figure dei magi vengono avvicinate ad adorare Gesù nel giorno dell'Epifania. Lo sfondo può raffigurare il cielo stellato oppure può essere uno scenario paesaggistico. A volte le varie tradizioni locali prevedono ulteriori personaggi.
L'albero di Natale, altro simbolo del Natale, è un abete (o altra conifera sempreverde) addobbato con piccoli oggetti colorati (soprattutto palle di diversi colori), luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impacchettati e altro. Le origini vengono in genere fatte risalire al mondo tedesco nel XVI secolo, sulla base di preesistenti tradizioni cristiane e pagane. Verso il secolo XI si diffuse nell'Europa del Nord l'uso di allestire rappresentazioni (sacre rappresentazioni o misteri) che riproponevano episodi tratti dalla Bibbia. Nel periodo d'Avvento, una rappresentazione molto richiesta era legata al brano della Genesi sulla creazione. Per simboleggiare l'albero “della conoscenza del bene e del male” del giardino dell'Eden si ricorreva, data la regione (Nord Europa) e la stagione, ad un abete sul quale si appendevano dei frutti. Da quell'antica tradizione si giunse via via all'albero di Natale dei giorni nostri, di cui si ha una prima documentazione certa risalente al 1512 in Alsazia.
Con l'avvento del Cristianesimo l'uso dell'albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane, anche se la Chiesa delle origini ne vietò l'uso sostituendolo con l'agrifoglio, per simboleggiare con le spine la corona di Cristo e con le bacche le gocce di sangue che escono dal capo. Nel Medioevo i culti pagani vennero generalmente intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l'albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra. Così, il motivo caratteristico, nell’uso cristiano dell’albero di Natale, sta nella contrapposizione simbolica di Adamo ed Eva (raffiguranti l’umanità intera), provati e caduti davanti all’albero dell’eden, che si ritrovano, con la nascita di Gesù Cristo, davanti all’albero della vita, perdonati e riconciliati.
Nel 1982, per la prima volta, Giovanni Paolo II fece collocare un abete ornato nel centro del colonnato del Bernini. Si trattava di un dono di un contadino polacco che lo trasportò a Roma sul suo camion. Da allora in poi, per espresso volere del Santo Padre, si ripete puntualmente la tradizione a ricordo della Natività di Gesù: viene allestito un presepe ai piedi dell’Obelisco e alla sua destra viene eretto l’albero di Natale, donato ogni anno da una regione montana diversa dell’Europa.
Babbo Natale, invece, presente in molte culture, è un anziano dalla barba bianca che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Deriva dalla figura storica di san Nicola di Bari, ma nella sua forma moderna si è diffuso a partire dal XIX secolo negli Stati Uniti. Un ruolo importante nella definizione della sua figura ebbe la poesia A Visit from Saint Nicholas, pubblicata nel 1823 e attribuita allo scrittore neyorkese Clement Clarke Moore, nella quale Babbo Natale venne proposto ai lettori con le fattezze che oggi conosciamo. Anche la tradizione di scambiarsi doni è molto antica, e presumibilmente è di origine pagana. Ad esempio, è certo che nei paesi del Nord Europa era abitudine scambiarsi doni il giorno del Solstizio d'Inverno, come forma d'augurio per l'inizio della stagione invernale.
I dolci tipici di Natale: Il panettone.
Il panettone tradizionale milanese, sulla cui nascita la fantasia popolare ha creato le affascinanti leggende trascritte nelle pagine che seguono (nel libro), era originariamente nient'altro che un grosso pane, alla preparazione del quale doveva sovrintendere il padrone di casa, che prima della cottura vi incideva col coltello una croce in segno di benedizione.
Il grosso pane veniva poi consumato dalla famiglia solennemente riunita per la tradizionale cerimonia natalizia "del ciocco". Il padre, o il capo di casa, fattosi il segno della croce, prendeva un grosso ceppo, solitamente di quercia , lo adagiava nel camino, vi poneva sotto un fascetto di ginepro ed attizzava il fuoco. Versava il vino in un calice, lo spruzzava sulle fiamme, ne sorseggiava egli per primo poi lo passava agli altri membri della famiglia che, a turno, l'assaggiavano. Il padre gettava poi una moneta sul ceppo che divampava e successivamente distribuiva altre monete agli astanti. Infine gli venivano presentati tre grandi pani di frumento ed egli, con gesto solenne, ne tagliava solo una piccola parte, che veniva riposta e conservata sino al Natale successivo.
Il ceppo simboleggiava l'albero del bene e del male, il fuoco l'opera di redenzione di Gesu' Cristo; i pani, progenitori del panettone, simboleggiavano il mistero della Divina Trinita'. Di quest'antica e suggestiva tradizione a noi sono giunti due elementi: la credenza del "potere taumaturgico" dei resti del "pangrande" consumato a Natale, e lo stesso "pangrande" in veste di panettone.
L'origine del dolce di Natale tipico di Milano, tra storia e leggenda
Moltissime leggende ruotano attorno l’origine del panettone. La più accretidìtata vuole che sia stato “per sbaglio” inventato da un giovane di nome Toni….
C'era una volta un panettiere che si chiamava Toni. Un bel giorno Toni s'innamorò follemente di una certa ragazza contadina di nome Lucia. Ora, Lucia andava al paese tutte le mattine per vendere le uova.
Toni, ogni mattina, aspettava l'arrivo di Lucia con ansia ed entusiasmo e poi nel vederla, tanto erano forti i sentimenti che provava per questa fanciulla di campagna che non sapeva mai cosa dire e rimaneva ammutolito. Quanti sguardi d'amore scambiati, quanti sospiri e quante uova rotte proprio perché questo povero diavolo non riusciva a esprimere il suo amore. Finalmente, Toni ebbe una brillante idea: decise di preparare un dolce per la sua adorata Lucia, ma non un dolce qualsiasi, bensì un dolce speciale mai preparato prima di allora! Così, Toni preparò un dolce a base di uova, burro e frutta candita, dalla pasta soffice e profumata. Ma Toni, tanto emozionato per l'amore intenso che provava per Lucia e tutto preso dalla lavorazione di questo dono, involontariamente mise una grande quantità di lievito nell'impasto senza accorgersene. Il risultato?... un pane dolce alto, alto, alto proprio a causa dell'esagerata lievitazione.
Ma non "tutto il male viene per nuocere": lo sbaglio di Toni portò alla scoperta di un dolce davvero gustoso. Infatti, quando presentò il suo "pandolce" a Lucia avvenne un miracolo. Toni si rese conto dello sbaglio troppo tardi e non avendo tempo per ricominciare un'altra ricetta presentò il suo dono a Lucia quasi vergognato del suo lavoro mediocre.
Lucia, invece, nel vedere l'apparentemente strano dolce dall'aroma quasi incantevole volle subito assaggiarlo e trovò che era di una squisitezza paradisiaca. A quel punto, improvvisamente Toni riuscì a parlare e subito chiese a Lucia di sposarlo. Vissero felici e contenti e anche ricchi, poiché decisero di vendere l'invenzione di Toni battezzandola "Il Panettone" cioè, il "Pan de Toni”.
... e il Pandoro
Il nome pandoro deriva dal colore giallo oro intenso di questo dolce. Le sue origini però sono incerte. A lungo gli storici hanno cercato di capire da dove provenisse questo tanto amato dolce e le tesi sono tutt'ora contrastanti. Alcuni studiosi pensano che il pandoro sia nato nella Repubblica Veneta del '500, quando venivano serviti sulle ricche tavole dei nobili dei dolci di forma conica, ricoperti da foglie d'oro, chiamati appunto "Pan de Oro".
Secondo altri,invece, l'origine deriva da un antico dolce, a forma di stella, che i veronesi consumavano a Natale: il "nadalin".
La tesi però più accreditata lega la nascita del pandoro alla Casa Reale degli Asburgo.
Fin dal '700-'800 erano ben conosciute le tecniche di lavorazione del "Pane di Vienna" che sono rimaste alla base della preparazione del pandoro.
La lavorazione del"Pane di Vienna" prevedeva di completare l'impasto aggiungendo una maggiore dose di burro con il sistema della pasta sfoglia, dove diversi strati di pasta vengono alternati a strati di burro, con il risultato che durante la cottura il dolce acquista volume.
Dall'Ottocento la produzione del pandoro si perfeziona a Verona a fine '800.Il pandoro è stato l'espressione più tipica della produzione dolciaria di Verona e oggi è famoso in tutta Italia è uno dei dolci tipici delle festività natalizie.
Dell'antico "nadalin" il pandoro conserva ancora oggi la forma stellare. La sua struttura tronco-conica, a grandi costole disposte secondo il tipico disegno di una stella a otto punte.
Fonte Immagine: Depositphotos
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