In una celeberrima considerazione, Don Vincenzo Florio sostenne che per ripercorrere la storia della Targa Florio sarebbe stato indispensabile scrivere un grosso volume. Questa profezia sembra avverarsi nel libro “’a Cursa”, di Giuseppe Pitrone, edito da Nuova Ipsa.
Dopo aver letto il libro, posso affermare con certezza che: Amore, Passione, Ringraziamento e Gratitudine sono tutti i sentimenti presenti nel romanzo “ ‘ a Cursa” di Giuseppe Pitrone.
Sono venuta a conoscenza del libro scritto dal professor Giuseppe Pitrone: "'a Cursa", e evidenzio che non ho alcuna pretesa di aver scritto una recensione, né tantomeno il mio commento vorrà ritenersi una premessa alla lettura. E’ in realtà una semplice e personale interpretazione da comune lettrice del romanzo, e il tentativo di trasmettervi il mio entusiasmo. Devo riconoscere la mia ignoranza rispetto al mondo dell'automobilismo, delle corse e dei meccanismi che ruotano attorno ad esso. Mi accingevo pertanto a leggerlo con curiosità e una certa preoccupazione dettata dalla mia mancanza di conoscenza dell’argomento e dal numero considerevole delle pagine: ben cinquecentoventi! Pensavo, con molta sincerità, di trovarlo un po’ noioso, specialmente per le parti tecniche. L'ho letto invece in tempi normali, con molto piacere, totalmente assorbita dalle pagine del romanzo, assolutamente prive di monotonia, anzi sempre più interessanti e coinvolgenti, via via che procedevo con la lettura. In queste pagine, infatti, prende corpo l'epopea piena d’incanto e di memorie della più antica corsa su strada del mondo, senza particolari tecnicismi, e non solo. Attraverso l'umanissima e singolare vicenda del suo personaggio principale, il nobile Giuseppe Villabate, "'a Cursa" fa rivivere il moderno mito della gloriosa e indimenticabile Targa Florio.
Il romanzo è fortemente intriso di cultura siciliana e narra una meravigliosa relazione d'intenti, profonda stima, continui stimoli, incoraggiamento e amore, tra il protagonista, il giovane Giuseppe, e l’adorato zio. Relazione che s’intreccia in tutta la trama del libro rendendolo ricco d’inquietudini e puri palpabili sentimenti. E’ indubbiamente anche un omaggio a Vincenzo Florio: don Vincenzo per tutti, (San Vicenzu Florio, u Cavaliruzzu. Pirchì Diu criò li Siciliani e san Vicenzu criò la Targa pi farli filici e cuntenti) e alla storia della Targa Florio. E sulla stessa ruotano le rappresentazioni di felici ma anche dolorosi eventi di vita. Il romanzo rivolge il suo accento con occhi estasiati ai piloti dell’epoca: Ascari, Nuvolari, Fangio, Vaccarella. E alle automobili: Isotta-Fraschini, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Ferrari, Jaguar e Porsche; ai paesi delle Madonie, e naturalmente a tutto il vasto e incredibile pubblico di Floriopoli. La Targa Florio intesa dunque non solo nel senso intrinseco di gara e competizione, ma anche come festa: tutta la “Festa” che ruotava attorno a quest’importante avvenimento. Chi è Giuseppe Villabate? E’ un ragazzo che lotta con passione e forza contro le tragedie familiari. Giuseppe ha un rapporto difficilissimo con il padre, per lui prova sentimenti di odio. Sentimenti, però, soffocati e trasformati in rabbia e rancore, perché trovano compensazione e conforto nell’amore e nella dedizione che il simpatico e ottimista zio gli dedica. Giuseppe rinuncia perfino all’amore della sua donna per realizzare il grande e unico sogno: quello di diventare pilota di una celebre casa automobilistica e partecipare alla Targa Florio. Certamente, il pubblico che ha vissuto quegli anni, che ha conosciuto quei momenti di gloria e di pura trepidazione, rivivrà, attraverso le pagine del libro, le emozioni indimenticabili che la grande gara seppe suscitare. E’, infatti, attraverso la Targa Florio che la Sicilia è riuscita ad accentrare l’attenzione e l’ammirazione del mondo e a far gravitare un certo turismo oltre un’indiscussa notorietà. Sembrerà di essere nei tornanti dei circuiti, di correre per vincere e rivivere quei mitici anni ’60 e ’70. I più giovani, invece, avranno modo di avere un approccio culturale rispetto ad un’epoca sconosciuta e di apprezzare le indimenticabili corse che hanno fatto storia. I non appassionati di automobilismo sportivo, i non cultori come me, guarderanno con interesse agli sfarzi dei palazzi e alla vita del periodo storico della “Belle èpoque”. La storia si dipana a cavallo di un’epoca dove c’era chi viveva eccessivi lussi, e chi, invece, andava verso la decadenza. Dunque usi, costumi e generazioni raccontate con grande conoscenza e padronanza dallo scrittore. Si osserverà, attraverso la piacevole narrazione, la vita che si svolgeva all’interno delle case, sembrerà di sentire i profumi delle antiche cucine. Si potranno assaporare alternanze di dialoghi tra gente ricca e nobile e gente rurale, contadini, carrettieri, camerieri ecc. Ed ancora, le infinite tradizioni di una terra generosa e piena di passione, qual è la Sicilia. Ho apprezzato diversi tratti del romanzo, fra cui insoliti e realmente originali spaccati, alcuni divertenti, altri toccanti. Mi sovviene, per esempio, un dialogo che mi ha portato indietro nel tempo, che mi ha provocato, durante la lettura, un flashback nei miei ricordi di bambina, alle memorie di certe conversazioni riverenti, - oggi inconcepibili - che sentivo rivolgere a mio nonno materno, proprietario di molti ettari di terreno agricolo. E’ l’ossequioso dialogo che il nobile Giuseppe di Villabate ha con Salvatore Giuliano, non s’intenda il famoso “Salvatore Giuliano”, bensì un pover’uomo la cui unica ricchezza è il suo cavallo, curato e amato come un intimo parente. Il cavallo, infatti, è rimasto l’unico scopo di vita del carrettiere, giacché Salvatore è ormai quasi abbandonato dalla famiglia, e non ha altri beni: né materiali né affettivi. Un dialogo delicato, garbato, rispettoso, ma nel contempo “rustico” e confidenziale, tale da rendere un’intima partecipazione tra l’elegante, colto e sofferente nobile pilota, e l’ignorante umile carrettiere. Di questi dialoghi il romanzo è attraversato nella sua totalità. Ho anche gradito l’opera narrativa perché oltre ad essere ricca di sinceri sentimenti risulta semplice e scorrevole, e l’intercalare di alcune espressioni dialettali e incisi ne rende pienamente il significato. E’ a mio modesto avviso un omaggio dello scrittore al suo passato, agli affetti che hanno attraversato la sua vita e ne hanno caratterizzato la formazione. Lo si evince dalla passione della narrazione, passione che può scaturire esclusivamente da amori vissuti e incontri reali. Un romanzo che, decisamente, si presta a qualsiasi lettore, a qualsiasi pubblico e alla trasposizione cinematografica. A tal proposito, ho immaginato una magistrale regia del nostro Peppuccio Tornatore: chi meglio di lui potrebbe realizzare il film della Cursa? Noi siciliani non possiamo assolutamente disattendere quest’appuntamento perché è un pezzo di storia che ci è appartenuta e ci appartiene. Per i non siciliani ecco un’occasione per conoscere, attraverso le pagine del romanzo, la storia della Targa Florio, il nostro folclore e i meravigliosi colori e i profumi della nostra bellissima terra: la Sicilia. Agli appassionati di automobilismo dirò: sono certa che l’avete già letto, altrimenti... che aspettate?
Questa, in maniera assai spiccia e semplicistica, è la mia spiegazione. Ovviamente vi invito a leggere il libro, molto intenso oltre che dettagliato, vi farà assaporare questo lungo percorso attraverso la storia della Targa e della famiglia Villabate.
Una nota dell’autore recita: “Ho voluto rendere omaggio a don Vincenzo Florio e all’intero popolo siciliano che hanno reso possibile la più grande festa della nostra storia, perché la targa, ancor prima di un evento sportivo e culturale di livello mondiale era, appunto, la festa più sublime, attesa con trepidazione e vissuta con gioia”. Questa nota esprime totalmente lo spirito dell’interessante e brillante romanzo, che non ha nulla a che vedere con quelli che finora ho letto, ma che mi ha disintossicato dalla pessima scrittura e mi ha riconciliato con il mondo degli scrittori.
Tutto ciò, e molto di più, è “ ‘a Cursa”.
Giuseppe Pitrone nasce a San Pier Niceto, il 29/11/1951. Laureato in Scienze Naturali e docente di tale materia alle Superiori. Sposato, due figlie. Pioniere, nel comprensorio messinese, di protezione dell'ambiente naturale. Abita in campagna, esperto di agricoltura, ama gli animali e, in particolare, i cavalli. Tuttavia, la passione più forte è quella per le corse automobilistiche, in particolare la "Targa Florio". Da ragazzo ha corso con il kart e ha fatto anche qualche gara in salita.
Rivolgo un personale ringraziamento al cordialissimo professor Giuseppe Pitrone per avermi offerto la possibilità e il privilegio di entrare in questo fantastico sconosciuto mondo, attraverso le pagine di “‘a Cursa”.
Marina De Luca
Dunque, buona lettura ...
“’a Cursa”, di Giuseppe Pitrone, edito da Nuova Ipsa
Tutti i diritti riservati
© 2008, Nuova Ipsa Editore srl, Via G. Crispi, 50, 90145 Palermo
www.nuovaipsa.it - e-mail: info@nuovaipsa.it
ISBN 978-88-7676-342-7
VIDEOCLIP ESTRATTO DALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO " 'A CURSA"
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