In questo periodo sto assistendo con estrema attenzione al panorama politico per l’elezione a Sindaco della città di Palermo, oltre alle elezioni amministrative per il Consiglio Comunale e quello di Quartiere. Non voglio esprimere impressioni nel merito dei candidati, non è questo il punto che intendo focalizzare. La mia intenzione è, invece, quella di sensibilizzare la pubblica opinione e gli organi di competenza ad operare cambiamenti radicali. Ritengo, infatti, che i fatti di cronaca recenti che imperversano da nord a sud senza sosta alcuna, meritino una riflessione e un approfondimento della Questione Politica. Corruzione, cattivi e disgustosi esempi sociali e scelte dolorose devono assolutamente finire. E se prima si poteva e anche voleva chiudere un occhio, oggi non si può più, si è andati troppo oltre. Per tornare alla situazione palermitana è importante dire e anche sottolineare, che la situazione è così critica perché fino ad ora la città è stata amministrata da gente che non è del “mestiere”. La politica non è uno sport né un hobby o un club di privilegiati, che molti possono prendersi il lusso di praticare, serve, a mio avviso, una preparazione alle spalle, uno studio approfondito delle istituzioni politiche, della scienza politica, dei sistemi politici e sociali; studi che sicuramente non possono avere affrontato un medico, un giornalista, un agronomo o un architetto, anche se colti o edotti nelle loro specifiche materie. La politica spetterebbe ai tecnici della politica a chi ha studiato nell’ambito specifico. Da noi è accaduto proprio il contrario, ci sono troppi oratori del nulla e Vip improvvisati, e ne stiamo piangendo amaramente le conseguenze. La mia riflessione rispetto ad altri Paesi, sia pure con sistemi politici diversi, mi ha portata alla considerazione di una scuola della politica. L' università della politica, ecco secondo me la soluzione. Una Scuola di alta formazione politica ideata per creare una classe dirigente italiana in cui si mettano in campo risorse umane di veri professionisti, con la capacità di elaborare progetti ad azione politica. Occorre costruire uno spazio di ricerca per una proposta di governo in grado di dare risposte convincenti alle legittime richieste della società italiana. Per questo ci vogliono insegnanti di assoluta moralità e qualità. Esattamente come in Inghilterra, in Francia o la stessa America, dove i curriculum sono estremamente importanti per l’accesso alla politica attiva, laddove in Italia, invece, ci si è sempre affidati alla pratica, se non addirittura all’improvvisazione, o magari al personale tecnico dei ministeri, spesso di gran qualità, ma altrettanto spesso di formazione giuridica più che economica. La politica dunque come professione. E a fronte di questo radicale cambiamento di scelte e formazione, ci vorrebbe anche quello economico. Una retribuzione anche di alto livello, ma mai esagerata e sproporzionata, e soprattutto scevra da qualsiasi privilegio se non strettamente reale ed esclusivamente legato all’attività svolta. E solo per periodi limitati alle stesse attività. E poi, un trattamento economico e fiscale uguale a quello di chi deve lavorare un’intera vita per sudarsi la pensione.
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