Aldo Naro era, prima di tutto, un giovane perbene. Come tanti che hanno investito sulla loro esistenza studiando e qualche volta anche lavorando per arrotondare il budget personale, con onestà, fierezza e sempre con la schiena dritta, senza mai piegarla.
Un giovane italiano, anzi siciliano, che ha fatto della cultura e dell’onestà intellettuale il proprio credo; un giovane, però, altrettanto normale, al quale piaceva divertirsi con gli amici, conservando puro quello spirito di fanciullezza che gli potesse consentire di indossare una maschera per carnevale e di divertirsi per una serata fra amici in un privé di un noto locale palermitano. Ma la sua fede interiore, seppur nella festa, lo ha indotto alla mediazione per il furto di un banalissimo cappello da cow-boy, una stupidaggine per chiunque usi l’intelletto, ma non per chi ha coltivato la violenza e l’ignoranza nel DNA.
Aldo Naro era, e resterà per sempre nel nostro ricordo, l’esempio del figlio educato e moderno che ogni famiglia sogna di avere, con legittimo orgoglio genitoriale. Le affettuose dichiarazioni di stima del padre, ex colonnello dell’Arma dei Carabinieri in pensione, di avergli potuto esprimere soltanto complimenti nella sua breve vita è musica celestiale per chi crede nell’educazione e in una società sana che trova le sue prime radici nella famiglia, tanto dissacrata e violentata in questi nostri tristi giorni di convulsa confusione sociale e politica. Al padre di Aldo e ai familiari tutti, la madre e le sorelle, si stringe nel dolore tutta la società civile: per la dignità mostrata e per i richiami all’assenza di quei valori che dovrebbero reputare civile ed evoluta la nostra odierna società, e che sembrano, al contrario, estinguersi a favore della criminalità e della cattiveria dilagante.
Che serva questo ai giovani come monito per migliorare, per investire sulla propria personalità ed educazione con intelligenza, affinché non si resti mai più vittime della violenza e della stupidità umana. Aldo è l’esempio di un eroe moderno, un giovane normale a cui piaceva la vita. Un ragazzo studioso a cui un destino crudele ha negato il futuro di una brillante carriera che gli avrebbe consentito di essere al servizio della società nell’esercizio della sua professione di medico cardiologo, come giustamente ha voluto evidenziare il padre. Aldo sarebbe stato un grande medico, e sempre lo sarà nel cuore di chi lo ha amato e di chi non ha avuto il privilegio di conoscerlo.
É sempre più urgente riportare severo rigore alla quotidianità. Nelle istituzioni, a scuola, nelle strade, nei rapporti interpersonali, nei bar, nei ristoranti, nei mezzi pubblici… Ovunque. Occorre istituzionalizzare soltanto uomini che hanno sogni, valori e forti ideali. E che per quelli combattono senza indugio alcuno. Operatori onesti e saggi, e non “vip” televisivi.
Occorre ritornare a riempire le pagine di storia di eroi moderni come punti di riferimento per le nuove generazioni e per i giovani che non conoscono più il significato di avere sani ideali. Bisogna agire sull’istruzione in modo capillare e insistente, perché l’ignoranza è un cancro che genera soltanto violenza e nuovi mostri.
Marina De Luca
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