Sabato scorso, dopo un periodo poco felice della mia vita, su insistente invito di mio marito, con il quale condivido la passione per i bei film, possibilmente al cinema almeno in prima visione, decidiamo per il chiacchierato "Baaria" di Giuseppe Tornatore.
Dopo interminabile attesa, in coda già da più di mezz'ora tra il sudore della massa umana accalcata, finalmente si aprono le porte del cinema. Durante l'attesa, fra un lamento e l'altro, fra sventagliate di cartoncini improvvisati, fra il timore dei batteri influenzali per qualche colpo di tosse, riflettevo sulle aspettative di cotanto pubblicizzato film.
Certo, pensavo, fino ad ora il grande Peppino non ci aveva delusi: Nuovo cinema Paradiso, Malèna, La leggenda del pianista sull'Oceano, tanto per citarne alcuni, ma questo Baaria chissà perchè già tanto discusso, amato ma anche contestato e pure in doppia lingua.
Con l'inizio del film, già avvolti dalla musica del grande Morricone, iniziano le emozioni.
Sin da subito, comprendo che è un gran bel film, ben fatto, anche se a volte le scene si susseguono velocemente, ma non è difficile da capire, non per me, che sono siciliana e non più giovanissima.
Qualcuno più giovane alle mie spalle finge, o forse no, di non capire qualche frase, o il significato di una scena. Io capisco tutto, e bene, e mi piace, si, mi piace tutto, fino ad ora.
Come spiegare questo film? Come attribuirne un giudizio?
Cercherò in modo semplice di spiegarvelo.
“Va vuscati u pani”, dice il padre all'attore del film, quando già bambino inizia a lavorare come pastore e va via dalla casa paterna, frase che l'attore ripeterà a suo figlio, quando in tempi diversi, più moderni per intenderci, e oramai già adulto, lascerà la casa paterna anche se non si capisce bene per quale motivo, se di lavoro o altro.
Traduciamo questa frase in italiano. "Vai e guadagnati un pezzetto di pane!" . Secondo voi ha lo stesso significato? Secondo me no, in quel “va vuscati u pani” c'è la cultura della Sicilia, e nell'abbraccio del genitore, c'è molto di più: c'è l'augurio per il lavoro che verrà, la speranza di una nuova vita, l'emozione per un figlio che si affaccia alla vita da solo e deve farcela, e per finire il commosso commiato.
Tutto il film si impianta sulla nostra cultura, sulle nostre espressioni dialettali, ma, anche di mimica facciale, sugli equivoci magistralmente proposti dal cast di attori tutti rigorosamente siciliani, e voglio dirvi che per forza doveva essere così.
Inoltre come spiegare e tradurre in Italiano, le lunghe corse nei prati, le emozioni dei colori, dei tramonti, le vecchie case, i mutilati, le facce rugose, le risate sguaiate e scomposte, le donne ed i loro comportamenti accanto ai loro uomini, e perfino i morti! Come spiegare certa ironia, ma anche i sogni, ed una vita improntata su di essi, la stessa ignoranza, ma mai la mancanza di intelligenza, la voglia di arrivare ad ogni costo, di inseguire un ideale, anche senza poter mangiare, la dignitosa povertà!
Ed ancora: il senso dell'onore, il sentimento di giustizia, certa mentalità, il culto della famiglia, l'amore per la stessa, i figli che, anche con i sentimenti offesi, (i figli del comunista) continuano orgogliosi a rispettare il sogno del padre.
Fino alla fine ho riso, ho pianto in un alternarsi di grandissime emozioni!
Non credo che vincerà l'Oscar, non perché non sia un bel film, ma perché è un omaggio alla Sicilia, a noi siciliani, alla nostra cultura, un film realizzato e regalato alla Sicilia, che tradotto assumerà sicuramente un altro sapore, un altro significato. Almeno noi siciliani onoriamolo!
Grazie Peppino...
Grazie Tornatore!
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