E’ l’amore un‘arte?
“Coppie e tradimenti, scappatelle dopo soli due anni e mezzo di matrimonio”. Questo è l’articolo che ho letto proprio recentemente sul giornale on-line Palermomania.it, e da cui trae spunto la mia riflessione sul sentimento d’amore.
Ė proprio vero, oggigiorno tutto è attraversato e superato da continue e velocissime alternanze di mode. E anche il sentimento d’amore sembra avere subito la sorte dei tempi. E dopo un po’ di tempo - davvero poco – ci si stanca, e si cercano nuovi entusiasmanti progetti d’amore e di vita, perché, a mio avviso, è anche insito nell’uomo il desiderio di cambiamento. Ma questo è un capitolo a parte, anche se assimilabile alla ben più delicata tematica del sentimento d’amore, quello da sempre più dibattuto, che crea sofferenza o gioia, il più discusso dunque e il più travagliato, anche quando le cose vanno bene, o sembra che vadano bene. Ciò accade perché ognuno ha una propria visione del sentimento d’amore, e lo vive, e lo spiega – in primis a se stesso – così come lo sente; o, forse, è sempre l’argomento della sfera umana più complesso e il più meritevole di attenzione, perché fondamentalmente tutto ruota attorno ad esso. Vediamo di affrontarne solo qualche piccolo aspetto, senza presunzione didattica, attraverso la rivisitazione di un libro, che ebbi la fortuna di leggere moltissimi anni fa, ma sempre attuale e moderno, come il sentimento d’amore che non ha mai fine e nasce con la stessa vita. Parleremo dunque d’amore, di amore nella coppia, ma anche del sentimento d’amore più in generale, amore che io definisco “d’arte!”. Anche per lavoro, ho la possibilità di confrontarmi con moltissimi giovani ma, anche meno giovani, e qualche volta si parla d’amore, di sentimenti giusti o sbagliati, di delusioni, di sconfitte, e di successi! E la visione che se ne ricava pur essendo talvolta equiparabile, presenta, tuttavia, sfaccettature profondamente diverse. Molto attiene, secondo me, al percorso di vita condotto, alle personali esperienze, al proprio io, alla questione morale, intesa anche come sentimento religioso e di fede, e, soprattutto, alla visione che si ha della vita in generale, e della propria vita in particolare. Ė sicuramente un’analisi semplicistica, spiccia, ma, quanto mai veritiera. Dunque, come già detto ero giovanissima, adolescente, e alle prese con i primi sentimenti d’amore, quando mio padre – medico e uomo profondamente SENSIBILE, LIBERO, SAGGIO, ILLUMINATO e INTELLIGENTE - mi regalò un libro, a suo dire chiarificatore in tema di sentimenti d’amore e, più in generale, della percezione degli stessi sentimenti.
Il libro in questione è “L’arte di amare”, il suo autore Eric Fromm, un noto psicologo americano di origine tedesca che con i suoi studi e i suoi libri ha dato un notevole contributo allo studio delle relazioni umane. Suoi libri “best seller” sono: “Essere o avere” e “L’arte di amare”. Un interessante libro che rileggerò molto volentieri con una visione assolutamente diversa, di donna matura, e che consiglio soprattutto ai giovanissimi, e a chi ancora “annaspa” nel mondo dei sentimenti e naturalmente a chi non lo conoscesse, è un vero e proprio arricchimento: c’è sempre da imparare in tema d’amore.
Ecco alcuni punti focali, che rappresentano soltanto un piccolo saggio del libro, ai quali l'autore risponde con molta arguzia e saggezza.
da L’arte d’amare di E. Fromm
Distinguere l’amore dall’innamoramento.
"Diventa essenziale distinguere bene ciò che è l’amore da ciò che è innamoramento. Le due realtà spesso si rincorrono e si confondono ma sono nettamente distinte e di natura diversa.
L’innamoramento è un fenomeno affettivo, pre-conscio e pre-volontario, in cui un individuo proietta sogni ed aspettative in un altro. È un fenomeno, cioè “capita” al soggetto, indipendentemente dalla sua volontà.
L’amore è invece una realtà pienamente umana (di tutta la persona e non solo di una sua componente) che si esprime solo con un atto libero, cioè cosciente e volontario. Si può esprimere come un orientamento del carattere che orienta la persona nei rapporti col mondo, un atteggiamento universale verso tutta la realtà.". È, come dice Eric Fromm, un’arte che si acquisisce attraverso la maturazione della persona e l’esercizio delle sue facoltà umane. Sarà proprio Fromm a condurci, attraverso degli estratti del suo libro “L’arte di amare”, alla scoperta di questa misteriosa ed essenziale realtà umana….
Dove nasce il bisogno di amare?
“Il bisogno di amare è il bisogno fondamentale dell’uomo, superiore per urgenza a quello della fame, della sete o dello stesso “sesso”, in quanto per soddisfarlo questi ultimi possono anche essere messi a tacere. Da dove nasce questo bisogno?” Ė già questo il primo capitolo meritevole di approfondimento, di riflessione, di studio e di profonda introspezione.
E’ l’amore un’ arte?
Allora richiede sforzo e saggezza. Oppure l’amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi è questione di fortuna? La gente non pensa che l’amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d’amore, felice o infelice, ascolta canzoni d’amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare, in materia d’amore. Questo atteggiamento si basa su parecchie premesse: la maggior parte della gente ritiene che amore significhi “essere amati”, anziché amare; di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili, e per raggiungere questo scopo seguono parecchie strade. Una, preferita soprattutto dagli uomini, consiste nell’avere successo, nell’essere ricchi e potenti quanto lo possa permettere il livello della loro posizione sociale. Un’altra, seguita particolarmente dalle donne, è di rendersi attraenti, coltivando la bellezza, il modo di vestire, varie “arti” etc. Una terza via, seguita da uomini e donne, è di acquisire modi affabili, di tenere conversazioni interessanti, di essere utili, modesti, inoffensivi. Molti dei modi per rendersi amabili sono gli stessi impiegati per raggiungere il successo, per “conquistare gli amici” e la gente importante. Come dato di fatto, quel che la gente intende per “essere amabili”, è essenzialmente un insieme di qualità.
Una seconda premessa per sostenere la teoria che nulla v’è da imparare in materia d’amore, è la supposizione che il problema dell’amore sia il problema di un oggetto e non il problema di una facoltà. La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile. Un atteggiamento questo determinato da molte ragioni, legate allo sviluppo della società moderna. Una di queste è il grande cambiamento avvenuto nel ventesimo secolo riguardo la scelta dell’oggetto del proprio amore. Nell’epoca vittoriana, come in molte epoche tradizionaliste, l’amore non era un’esperienza personale che potesse condurre al matrimonio. Al contrario, il matrimonio veniva contratto per convenienza, o dalle rispettive famiglie, o da intermediari; veniva concluso sulla base di considerazioni sociali, ed era opinione comune che il sentimento sarebbe nato in seguito. Nelle ultime generazioni, il concetto dell’amore romantico si è diffuso nel mondo occidentale. Negli Stati Uniti, sebbene considerazioni di natura convenzionale non siano del tutto assenti, la maggior parte della gente è alla ricerca dell’ “amore romantico”, della esperienza personale d’amore che dovrebbe condurre al matrimonio. Questo nuovo concetto di libertà in amore deve avere largamente contribuito ad aumentare l’importanza dell’oggetto contro l’importanza della funzione. Strettamente legata a questo fattore è un’altra caratteristica della civiltà contemporanea, basata sul desiderio di comperare, sull’idea di uno scambio proficuo. La felicità dell’uomo moderno consiste nell’emozione di guardare vetrine di negozi, di acquistare tutto ciò che può permettersi, sia a contanti che a rate. Per un uomo, una ragazza attraente, e per una donna, un uomo attraente, sono gli oggetti della loro ricerca. “Attrattiva” generalmente significa un simpatico complesso di qualità desiderabili. Ma ciò che in particolare rende attraente una persona, tanto fisicamente che mentalmente, dipende dalla moda del tempo. Durante gli “anni venti”, una ragazza che bevesse e fumasse, cinica e dotata di sex appeal, era considerata attraente; oggi la moda richiede maggior semplicità e modestia. Alla fine del diciannovesimo secolo, e all’inizio del ventesimo, un uomo doveva essere aggressivo e ambizioso; oggi deve essere sociale e tollerante. A ogni modo, il senso della parola “innamorarsi” si sviluppa solo tenendo conto di queste qualità pratiche in quanto siano alla portata della propria capacità di scambio. Io sono alla ricerca di un oggetto; l’oggetto potrebbe essere desiderabile dal punto di vista del suo valore sociale, e nello stesso tempo potrebbe volere me, considerando le mie caratteristiche interiori ed esteriori. A questo modo due persone si innamorano, certe di aver trovato sul mercato l’oggetto migliore e più conveniente, considerando i limiti dei loro valori di scambio. Spesso, come nella compravendita, le possibilità nascoste che possono essere sviluppate giocano un ruolo considerevole in questo contratto.
In una civiltà in cui prevalgono gli orientamenti commerciali e in cui il successo materiale è il valore predominante, c’è poco da sorprendersi se i rapporti d’amore seguono lo stesso modello di “scambio” che regola la vita pratica.
Il terzo errore che porta alla convinzione che non vi sia nulla da imparare in materia d’amore, è la confusione tra l’esperienza iniziale d’innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati. Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. E’ ancora più meravigliosa e miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con l’attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo d’amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti diventano bene affiatati, la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell’eccitamento iniziale. Eppure, all’inizio, essi non sanno questo; scambiano l’intensità dell’infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell’intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l’intensità della loro solitudine. Questo atteggiamento – che niente è più facile che amare – ha continuato a essere il concetto prevalente sull’amore, a onta dell’enorme evidenza del contrario. Non vi è impresa o attività che sia iniziata con simili speranze e illusioni, e che tuttavia cada così regolarmente, come l’amore. Se ciò avvenisse per qualsiasi altra attività si sarebbe impazienti di conoscere le ragioni del fallimento, o d’imparare a comportarsi meglio, oppure si abbandonerebbe quell’attività. Ma l’ultima ipotesi è improbabile, in materia d’amore; soltanto un mezzo sembra esista per evitare il fallimento del proprio amore: esaminare le ragioni e studiare il significato della parola “amore”. Il primo passo è di convincersi che l’amore è un’arte così come la vita è un’arte: se vogliamo sapere come amare dobbiamo procedere allo stesso modo come se volessimo imparare qualsiasi altra arte, come la musica, la pittura, oppure la medicina o l’ingegneria...
E quest’ultima considerazione ispirata all’amore inteso come arte, è quella che di sicuro mi appartiene. Si, per me amare è arte, è l’insieme di tutti questi elementi, perché esprime la nostra trasposizione più intima, l’espressione più pura del proprio io, proiettandoci verso il più sublime e fantastico desiderio d’amore, ai nostri desideri più profondi, anche se poi spesso si scopre che non è vero, che è stato soltanto un abbaglio, un tristissimo errore, proprio perché trasposizione e non realtà. Infatti, si dice, che “l’amore è cieco”, e tante volte lo è, lo sappiamo bene da esperienze dirette o indirette, ma è sempre sostenuto da strane alchimie, tante volte inspiegabili al più irreprensibile io. Ecco perché espressione d’arte, intesa come espressione totalitaria di emozioni. Ė “arte” sognare quando ascoltiamo la musica, trovandoci anche se soltanto per pochi minuti, in un angolo di paradiso, in quell’isola che non c’è, per volare lontano, albatri nel più azzurro dei cieli, e sottrarsi così alla mediocrità della gente e della stessa vita, magari per il tempo di una canzone. E lo stesso accade quando ammiriamo un bel quadro, un bell’abito, un gioiello, un meraviglioso tramonto, un bel paesaggio, o il mare… E in quel magico momento amiamo, amiamo con tutta la sfera dei più elevati sentimenti, commuovendoci della stessa emozione prodotta, dalla dolcezza dello stesso sentimento. E allora innamoriamoci sempre, della vita e dello stesso amore, distinguendone però le reali sfaccettature, in termini di emozioni, con la consapevolezza dell’esistenza di un’altra forma d’amore ben più concreta e solida nel tempo.
La poesia non è fuori ma è dentro di noi!
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