Anfiteatro Giovanni Paolo II, Sordevolo (Biella)
Musica di GIUSEPPE VERDI
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Direttore Marco Alibrando
Regia Alberto Jona
Scene Matteo Capobianco
Visual Designer Luca Attilii
Immaginario di teatro d'ombra Controluce Teatro d'Ombre
Luci Ivan Pastrovicchio e Alberto Jona
Costumi Silvia Lumes
Coreografo e danzatore Gérad Diby
Aida - Serena Farnocchia
Radamès - Jason Kim
Amneris - Veronica Simeoni
Amonasro - Gustavo Castillo
Ramfis - Stefano Paradiso
Il Re d'Egitto Luca Park
Una sacerdotessa Elena Malakhovskaya
Un messaggero Davide Lando
Orchestra Filarmonica Italiana
Schola Cantorum San Gregorio Magno
Maestro del Coro Alberto Sala
Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara
Pur trasportando l’opera dagli ampi spazi dell’Anfiteatro di Sordevolo e rinunciando alla naturale ambientazione en plein air, posso serenamente affermare e confortato da unanimi pareri, AIDA non ha sofferto, ma con un attento e certosino lavoro di riduzione e contenimento, il teatro ha saputo offrire agli spettatori uno spettacolo di livello e molto coinvolgente! Se vogliamo subito parlare di meriti credo sia difficile individuare chi ne merita di più. L’Equipe Coccia sotto la direzione di Corinne Baroni, funziona e funziona bene!
Il progetto Sordevolo, Opera che passione, è nato solo nel 2023 proprio grazie all’intuizione della direttrìce Baroni e va ad intersecare gli interpreti e figuranti della Passione con il Coro e l’ensemble scenico operistico. Inaugurata con Nabucco, prosegue quest’anno con Aida che ha accettato le avverse previsioni metereologiche, ma non ha rinunciato ad essere vissuta dagli spettatori.
Per la messa in scena, il regista Alberto Jona ha avuto l’intuizione di servirsi di una coincidenza storico logistica per inserimenti rivitalizzanti l’opera. Jona rileva che Ernesto Schiapparelli, “sommo egittologo che diresse dal 1894 alla morte nel 1928 il Museo Egizio di Torino” era nato a Occhieppo Inferiore, cioè a 3 chilometri da Sordevolo, nel 1856. Questo legame fa riaffiorare in modo prepotente tutta una serie di elementi che vanno ad intersecarsi con le ragioni della commissione dell'opera a Verdi e con il racconto di Auguste Mariette, egittologo di fama a sua volta, che fornì il soggetto di Aida: esotismo ma anche colonialismo, contornano la vicenda di Aida che abiterà una sorta di Wunderkammer tardo-ottocentesca, fatta di reperti, statue, sarcofaghi e papiri pronti per essere “trasportati” verso l'Europa. (Come si evince dalle stesse note di regia).
Alla direzione d’orchestra il trentasettenne messinese Marco Alibrando abilmente miscela le conoscenze acquisite al temperamento giovanile, ma estremamente equilibrato trae sonorità di dolcezza infinita alternate all’impeto caratterizzante la composizione verdiana. Dirige l’Orchestra italiana con un bel gesto attento a tutti ed i professori nel golfo mistico sono veramente da applaudire per le belle sonorità mai sovrastanti il canto, ma all’unisono con esso.
Le scene di Matteo Capobianco, che credo in teatro siano state ridotte all’osso, risultano sufficienti per ambientare l’opera nelle stanze dei reperti; molto interessanti le proiezioni di Luca Attili che hanno veramente permesso all’Opera di vivere scenicamente, complici le luci disegnate da Ivan Pastrovicchio in collaborazione con lo stesso regista. I costumi che abbiamo potuto vedere sul palco alcuni erano veramente d’effetto ed aiutavano nella costruzione del personaggio, in alcuni casi come per gli Etiopi, piuttosto che per Amonasro sono nate delle perplessità.
Sicuramente un plus per questa messinscena è stata l’idea di inserire il coreografo e danzatore Gérard Diby che ha coinvolto con movenze contemporanee e gestualità molto ritmate, descrittive e comunicative.
Il Messaggero interpretato dal tenore Davide Lando piace per la bella e importante vocalità come Elena Malakhovskaya nel ruolo della sacerdotessa; Il re d’Egitto con Luca Park è stato autorevolmente tonale, parimenti a Stefano Paradiso in Ramfis. Il giovane Luca Castillo ha espresso buona vocalità anche se meritava un invecchiamento scenico del personaggio.
Veromica Simeomi è stata una stupenda Amneris dai colori ambrati del miele di ‘carattere’: brava in scena e decisamente in ruolo. Radames ha incontrato Jason Kim tecnicamente bravo da saper utilizzare il mezzo a disposizione e senza la particolar forza che forse ci si attende dal personaggio, ma è stato gradevole all’ascolto. Ultima, ma certamente la prima per ruolo, Serena Farnocchia limpida e chiara sa far scorrere la voce con brillantezza e trasparenze vigorose, per cui realizza Aida appieno anche scenicamente.
Il Coro San Gregorio Magno diretto da Alberto Sala oramai lo conosciamo bene e ritengo sia una delle eccellenze che collaborano con il Teatro Coccia: belle voci ben dirette ed amalgamate che nel tempo sono artisticamente cresciute, offrendo la garanzia della riuscita. Un grazie va espresso anche ai figurante della storica ‘Passione’ di Sordevolo.
Un plauso alla capacità di spostare la momumentale opera che non dimentichiamo è stata commissionata a Verdi, dal Pascià Khedivé d’Egitto per l’inaugurazione del canale di Suez nel 1869..
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone
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