Musica di CARLO LOMBARDO e VIRGILIO RANZATO
Operetta in tre atti su libretto di Carlo Lombardo
Bombon Maritina Tampakopoulos
Nela Francesca Sassu
Ethel Silvia Regazzo
Pomerània Federico Vazzola
Hans Norman Reinhardt
La Gaffe Francesco Tuppo
Attanasio Prot Stefano Bresciani
Tarquinio Brut Fabio Rossini
Basilio Blum Pasquale Buonarota
Tom Leonardo Alberto Moreno
Direttore Roberto Gianola
Regia Alessandro Talevi
Scene e costumi Anna Bonomelli
Coreografie Anna Maria Bruzzese
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Coro AsLiCo
Orchestra Filarmonica Italia
Fondazione Paolo Grassi - 49° Festival della Valle d'Itria
Il 23 novembre del 1923, quindi 100 anni fa, andava in scena al Lirico di Milano, nientemeno che “Il Paese dei campanelli”, un’operetta in tre atti di Carlo Lombardo! La tranquilla
atmosfera di un piccolo paese forse olandese, ma comunque di fantasia e che vive delle sue credenze e delle sue tradizioni, viene scompigliato dall’irruzione di marinai in forzata permanenza, ma che approfittano dei desideri repressi delle donne e mogli del paesello per trovare il modo di non annoiarsi e vivere quel forzato arresto nel modo più eroticamente possibile.
La regia di Alessandro Talevi non trascura certo questo aspetto erotico, quando in quadri a fondo scena si vedono chiaramente gli atti sessuali dei marinai con le mogli “fedeli” del villaggio. Ma neppure gli uomini-mariti saranno fedeli quando le mogli dei marinai verranno a cercare i propri mariti! Esilarante!
E’ da rilevare che il quadretto rappresentato è in verità il “quadro” della società benpensante del “si fa, ma non si dice” di quei tempi, che per strani versi può applicarsi ancora oggi. La narrazione descrive un’epoca e la regia e scenografia trasportata sul ponte di un transatlantico accentua il “senza tempo” di certe situazioni che si perpetuano a dispetto dell’evoluzione e del progresso.
«Duetti con sgambettamenti e molta pornografia sparsa nei dialoghi e nell’intreccio del libretto». Così bollava il genere operettistico il “Giornale del teatro” nel 1918. Non andava meglio nel 1926 in piena era fascista quando su “Il Giornale d’Italia” si potevano leggere questa parole: «Guasto prodotto industriale che non ha nulla a che vedere con l’arte […] Musica fox-trotteggiante che sa di cocaina lontano un miglio […] Apoteosi della negromusicomania». L’operetta italiana, insomma, non si voleva conformare a quella “italianizzazione” propugnata dal regime, si rifiutava di risalire «alle fonti della nostra sana comunità, immortalata in opere che sono il vanto della nostra letteratura nazionale, ripetere i motivi di quella che fu la gloriosa opera buffa italiana». Ma al pubblico poco importava e si lasciava trasportare da quelle storie assurde piene di musica accattivante.
Le arie sono celeberrime e in questa edizione pure interpretate da voci liriche di tutto rispetto, privilegiando forse le voci femminili a quelle maschili sono infatti ben apprezzabili le interpretazioni di Maritina Tampakopoulos nel ruolo di Bonbon decisamente brillante ed ammiccante, di Francesca Sassu in Nela e di Silvia Regazzo in Ethel. Un cenno molto particolare va a Federico Vazzola che “en travesti” interpreta con misurata ironia il ruolo di Pomerania portandola a protagonista indiscussa.
L’Orchesta Filamonica Italiana è stata diretta con grande equilibrio e liricità da Roberto Gianola che ha saputo trarre dei bei momenti musicali esaltando i ben noti duetti ed arie.
Divertenti i costumi, gli animali fantastici come la zebra che danza e simpatica l’ambientazione. Realizzazione coprodotta con 49^ edizione Festival della Valle d’Itria e Fondazione Paolo Grassi.
La Musica vince sempre!
Renzo Bellardone
Fonte Immagine: Mario Finotto
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