Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma La Dame aux camélias
di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry soprano: Irina Dubrovskaya
Alfredo Germont tenore: Giulio Pelligra
Giorgio Germont, suo padre baritono: Damiano Salerno
Flora Bervoix, amica di Violetta contralto: Elena Traversi
Annina, cameriera di Violetta soprano: Ashley Milanese
Gastone, visconte di Letorières tenore: Luca Casalin
Il barone Douphol,protettore di Violetta baritono: Paolo Maria Orecchia
Il marchese D’Obigny, amico di Flora baritono: Dario Giorgelè
Il dottor Grenvil basso: Mattia Denti
Giuseppe, servo di Violetta tenore: Luigi Della Monica
Un domestico di Flora baritono: Franco Rizzo
Un commissionario basso: Riccardo Mattiotto
Direttore d'orchestra: Donato Renzetti
Regia e luci: Henning Brockhaus
Movimenti coreografici: Valentina Escobar
Scene: Josef Svoboda
Riprese da: Benito Leonori
Costumi: Giancarlo Colis
Maestro del coro: Andrea Secchi
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Associazione Arena Sferisterio Macerata e della Fondazione Pergolesi-Spontini
Come anticipato nella prefazione di questa recensione emozionale, la casa parigina, quella di campagna, il letto di morte non vengono spaccati, ma raddoppiati nell’immagine: un grande specchio inclinato a fondo palco riflette appunto il palcoscenico e gli interpreti che si muovono su teli dipinti al pavimento: ripresi dagli specchi vengono a produrre la scena con la rilucente duplicazione della stessa. Vincitrice del premio Abbiati 1993 la famosa Traviata degli specchi dallo Sferisterio Opera Festival di Macerata approda con successo al Regio di Torino.
Fin dall’inizio i colori dei costumi ricchi e sicuramente appropriati per sfarzo e design ideati da Giancarlo Colis movimentano sinergicamente la scenografia ingegnosa per semplicità e grande effetto di Josef Svoboda, ripresa da Benito Leonori. La regia di Henning Borckhaus è assolutamente efficace e nulla a da vedere con altre ideazioni similari, ma non di tale resa; alla prima scena ci si ritrova quasi in un baccanale ottocentesco a rimarcare la realtà della situazione senza falsi moralismi e pregiudizi. All’impazzare del carnevale poi ed ancor più alla danza delle zingarelle con i vivaci movimenti coreografici ideati da Valentina Escobar sale l’eros del momento, giustamente a contrasto con l’immediato svolgimento della narrazione. La regia risulta ricca di particolari come all’Addio al passato quando Violetta indossa un cappello per simbolicamente ripercorrere i momenti brillanti della sua vita e poi su una nota decisa, lo scalza dal capo con un gesto altrettanto deciso, a cacciare quel travagliato passato.
Dell’orchestra del Regio e del superbo coro diretto da Andrea Secchi, si può solo continuare a dirne bene! L’orchestra è magistralmente diretta da Donato Renzetti e vien da dire “un nome, una garanzia” infatti conduce con la tranquillità dei grandi traendo mirabili suoni dal suo gesto armonioso. Il Coro è sicuramente tra i migliori del panorama operistico nazionale e sempre è pietra angolare della messa in scena.
Irina Dubrovskaya è Violetta che interpreta con begli accenti, voce squillante, timbro vivido e carica emotiva, indissolubile dalla dama delle camelie: le agilità le riescono dinamicamente e valorizza i duetti quali croce e delizia con Alfredo interpretato dal tenore Giulio Pelligra: man mano che la vicenda incalza questi acquisisce sempre più tono fino ad un bel volume che contribuisce all’impeto di alcune pagine come in de’ miei bollenti spiriti. Damiano Salerno interpreta il padre Germont con fermezza e buon fraseggio Di Provenza il mare il suol, fino all’accoratezza finale. Elena Traversi è il contralto che interpreta egregiamente Flora Bervoix, mentre il celebre ruolo di Annina è affidato ad Ashley Milanese, come sempre efficace ed interessante. Bene anche gli altri interpreti Luca Casalin, Paolo Maria Orecchia, Dario Giorgelè, Mattia Denti, Luigi Della Monica, Franco Rizzo e Riccardo Mattiotto.
Al finale il grande specchio inclinato si alza per porsi quasi verticale ed in questo modo riprende prima l’orchestra e poi la platea che diviene un eclatante tutt’uno con la fine di Violetta e poi con gli applausi al proscenio.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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