Sono iniziati gli esami di maturità o di Stato che dir si voglia. Per quanto mi riguarda, li abolirei senza esitazione. Negli ultimi decenni, infatti, il sistema scolastico ha presentato sintomi di gravi patologie, responsabili di un’autentica tragedia: il mediocre livello culturale e, soprattutto, caratteriale dei ragazzi. Per la qual cosa, basterebbe rilasciare un semplice attestato di frequenza (risparmiando cifre pesanti in tempi di crisi economica) e chi si è visto si è visto. Del resto, il sistema produttivo si fida pochissimo del “diploma”. E fa bene! Certo, gli studenti non sono gli unici responsabili, si sono soltanto adeguati al clima che regna nelle aule. Per fortuna esistono le eccezioni, ma in generale il sistema scolastico non è più in grado di fornire alla società e al mondo del lavoro giovani preparati e consapevoli del loro ruolo. La mia diagnosi risulterà indigesta ai burocrati in basso e in alto loco, ma sono sicuro di ciò che scrivo, per amare esperienze vissute, e non mi curo di eventuali critiche. L’unico elemento che funziona sul serio negli istituti di ogni ordine e grado, è la burocrazia. Nessuno s’illuda di trovare una virgola fuori posto, le scartoffie (documento del 15 maggio, relazioni, programmazioni, pon pon, pof pof e altri ridicoli acronimi) cianciano che tutto è in regola. Dirigenti e docenti “tengono famiglia” e non vogliono seccature. Il primo nemico dei moderni esami di maturità, infatti, è proprio il terrore dei ricorsi. Molti genitori, invece di accettare risultati negativi e prendere seri provvedimenti nei confronti dei figli, sono subito pronti a rivolgersi ai legali. Quindi, per evitare rogne, la bocciatura è merce rara, rarissima. Nessuno ha il minimo desiderio di riaprire plichi e fornire spiegazioni sul perché e sul percome. A proposito di genitori, molti assumono un atteggiamento criminale nei confronti della loro stessa carne: sempre pronti a difendere le piccole e innocenti creature, la colpa è sempre e solo dei professori che non capiscono i “poblemi” che li attanagliano e così via. Ma un vero crimine lo ha commesso chi, di fatto, ha abolito la condotta, cioè la materia più importante. Garantire un minimo di disciplina in classe è diventata impresa assai ardua, molti docenti non riescono nemmeno a mettere piede nelle aule, limitandosi a un mero controllo della situazione. Altro colpo di genio partorito ai piani superiori dell’edificio scuola: la tesina. Una ventina, e anche meno, di paginette con una sintesi della sintesi della sintesi del programma svolto (?) e l’esame è fatto. Imparata a memoria, o giù di lì, te la ripetono in modo asfittico, monotono, da disco rotto. Appena ci si azzarda a uscire fuori dal “percorso formativo”, il blocco, la paralisi, il pianto (a dimostrazione del carattere forgiato e maturo). Quindi, i commissari di solito si astengono dall’interrompere e prendono atto della filastrocca. Il quizzone: altro modo del tutto improprio per appurare realmente la preparazione degli esaminandi. Talmente improprio che non intendo nemmeno commentarlo. Anche perché circolano voci terribili che mi rifiuto di prendere in considerazione e che riguardano un altro elemento importante: la sorveglianza. Alcune malelingue sussurrano che molti commissari chiudano un occhio e tendano una mano durante le prove scritte. Del resto, se così fosse, sarebbe anche comprensibile: non si può far fare brutta figura a individui presentati con voti altissimi. Gli otto, i nove e i dieci si sprecano (per testimoniare l’eccezionale livello dell’attività didattica svolta) e non ammettono risposte errate. Tra l’altro, ci si mette pure il progresso tecnologico con telefonini e altre diavolerie che spesso sfuggono ai controlli, nelle aule e nei bagni. Dunque, cerchiamo di riepilogare: si frequentano elementari, medie e superiori senza eccessivi problemi di bocciatura (bisogna completare e formare le classi e non giova la fama di una scuola severa), finalmente si arriva agli esami conclusivi e tutto è in regola, tutto perfetto, viva la scuola. Peccato, però, per alcune contraddizioni: gli stessi docenti che cercano mille scuse per evitare gli esami di maturità, le disastrose risposte di neomaturi con il massimo del punteggio a giornalisti dubbiosi circa l’effettiva preparazione, l’autorevole opinione di imprenditori che non tengono in conto ciò che attesta il diploma. Contraddizioni reali e voci forse allarmistiche che, però, sarebbe di vitale importanza chiarire una volta per tutte! La scuola prepara veramente o, immenso paradosso, ingenera negli studenti la convinzione che studio, sacrificio e osservanza della disciplina non servano a nulla, giacché la promozione è quasi diventata obbligatoria? Il sistema scolastico funziona – tutto sommato in maniera accettabile – oppure ci si trova di fronte a un nauseabondo sepolcro imbiancato? Un modo ci sarebbe, per stabilire o ristabilire la verità: carabinieri in aule scelte a caso durante le prove scritte appena iniziate e ispettori di specchiato prestigio, umano e professionale. Si chiede troppo? Addirittura i carabinieri! Sì, forse ho esagerato e chiesto troppo. Dunque, meglio non sollevare polveroni, lasciare le cose come stanno e che fanno comodo a tutti i migliori rappresentanti della cosiddetta società civile: dirigenti scolastici, docenti, ispettori, studenti, genitori, provveditori, assessori regionali e, dulcis in fundo, ministri.
Illustre Professor Giovanni Gentile,
la prego: perdoni loro, perché sanno quello che fanno.
Con stima.
Giuseppe Pitrone
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