È oggi un anziano ma vitale signore di 84 anni (per gli uomini non è scortese citare l’età) che guida ancora in modo superbo. Si tratta, infatti, di un pilota automobilistico degli anni ’50, ’60 e ‘70, uno tra i più bravi, quasi sinonimo di Porsche (sebbene abbia guidato anche vetture Mercedes in Formula Uno, Cooper, Maserati, BRM). Poiché sarà Collesano il prossimo 2 ottobre, la nuova rubrica Targa Florio per sempre inizia con lui la serie di articoli sui piloti che si distinsero nella più antica corsa del mondo. Nell’ambiente delle competizioni è noto come Lucky Hans, il fortunato. Fu, infatti, protagonista di terribili incidenti, dai quali uscì miracolosamente illeso. A quei tempi, nel dopoguerra, ci voleva fegato, molto fegato per correre. Non esistevano nemmeno le cinture di sicurezza, i caschi erano del tutto inadatti a una vera protezione, i circuiti difficili e senza vie di fuga, il fuoco sempre in agguato perché non c’erano le tute ignifughe. Ma le macchine avevano centinaia di cavalli e si potevano condurre solo con eccezionale coraggio, grande perizia, una buona dose d’incoscienza e tantissima fortuna. Nino Vaccarella definisce giustamente quegli anni da carneficina. I morti, infatti, furono innumerevoli.
Ho assistito alla Targa Florio dal 1965 al 1977, ininterrottamente. Ho amato tutti i protagonisti, ai quali affibbiavo un soprannome.
Herrmann era il mastino, per la tenacia e la determinazione che manifestava in ogni circostanza. Esaminiamo la sua leggendaria carriera. Debutta con la Porsche nel 1951. Nel 1954, prima partecipazione alla Mille Miglia e vittoria nella sua classe. Corre con un altro campione, Herbert Linge e subito compie un’impresa rimasta nella leggenda: all’uscita di una curva, affrontata come sempre a tutta velocità, si trova davanti un passaggio a livello chiuso e con il treno che sta arrivando. Nessun tentativo di frenata, anzi ancora più gas, un colpo della mano sul casco del compagno per fargli abbassare la testa e via sotto le sbarre! La partecipazione, nel 1954, alla terribile Carrera Panamericana, corsa (oltre 3000 chilometri!) che attraversava tutto il Messico, attira l’attenzione del mitico Alfred Neubauer, direttore sportivo della Mercedes. Il terzo posto assoluto conquistato consente, infatti, al giovane pilota l’ingresso nella squadra ufficiale di Formula Uno. Si tenga presente che il nome Carrera dato dalla Porsche a tanti suoi modelli, si deve proprio alla prestazione di Herrmann che fece conoscere la vettura (550 spyder) in tutto il mondo. Suoi compagni di squadra sono nomi leggendari: Fangio, Kling, Moss. Si fa subito valere, compiendo il giro più veloce al Gran Premio di Francia. Arrivano gli anni ’60. Corre con la Porsche e conquista vittorie nelle gare più difficili e prestigiose. Primo, con Joakim Bonnier, alla Targa Florio del 1960, al volante di una 718 RS 60 1700. Ancora primo, nel 1966, alla 500 chilometri d’Austria, nel 1968 alla 24 ore di Daytona, alla 12 ore di Sebring e alla 1000 chilometri di Parigi. La moglie, nel frattempo, lo scongiura di smetterla con le corse. Hans promette, a una condizione: vincere la 24 ore di Le Mans. Successo ottenuto nel 1970, con Dick Attwood, a bordo della macchina forse più potente mai costruita dalla Casa di Stoccarda: la 917K da 580 cavalli. Uomo di carattere, mantiene la promessa: chiude la lunga e prestigiosa carriera. Anche se con un grande rammarico: non avere mai vinto sulle strade di casa, al Nurburgring, pur classificandosi secondo nella 1000 chilometri in ben tre occasioni, dal 1968 al 1970. In Targa ha corso numerose volte, ottenendo sempre risultati di assoluto rilievo. Non deludeva mai! Non si arrendeva mai! Eccezionale resistenza fisica, tenacia e temerarietà lo rendevano avversario ostico per chiunque. Averlo alle spalle era, poi, un vero tormento. Un attimo di pausa, una lieve disattenzione e ti bruciava senza nemmeno farti fiatare.
La vettura, certo, era importante, ma Herrmann apparteneva a quella categoria di piloti che avrebbe dato filo da torcere anche con una 500. E il pubblico siciliano, sportivissimo, lo aveva inserito nella lista dei piloti più amati. Di lui, mi è rimasto particolarmente impresso anche un perfetto baciamano tributato a mia zia, nobildonna austriaca, all’hotel Santa Lucia di Cefalù. Ancora lunga e serena vita, mastino!
SPECIALE REPORTAGE TARGA FLORIO - Inaugurazione del mosaico celebrativo della 39^ Targa Florio
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