René Théophile Laennec: grande uomo e grande medico. Inventore dello stetoscopio, definì il volume del cuore, pari a quello del pugno. Laureatosi giovanissimo, nel 1816 ottenne un incarico all’ospedale Nacker di Parigi, come patologo. Una mattina, il caso gli diede una mano: vide alcuni ragazzini che giocavano con una sorta di pertica. Uno poggiava l’orecchio a un’estremità e l’altro percuoteva dal lato opposto. Incuriosito, si fermò per chiedere informazioni e i ragazzi lo invitarono a provare. Rimase molto colpito e meditabondo. Giunto in ospedale, trovò ad aspettarlo una donna molto prosperosa che aveva problemi respiratori e cardiaci. Esitò ad appoggiare l’orecchio sul seno, per oggettiva difficoltà e, soprattutto, per pudore. Gli venne in mente il gioco visto prima, arrotolò un foglio di carta e con esso auscultò la paziente. Fu molto sorpreso nel constatare che i battiti erano molto amplificati. Iniziò subito la costruzione artigianale dello strumento che avrebbe rivoluzionato la diagnostica delle malattie cardiache e respiratorie. I primi esemplari erano di legno di cedro ed ebano, lunghi una trentina di centimetri e con un foro di cinque millimetri.
Il 13 giugno 1818 annunciò l’invenzione dello stetoscopio all’Accademia francese delle Scienze. Subito dopo, pubblicò il Trattato sull’auscultazione mediata, con il quale pose le basi non solo per una migliore identificazione delle patologie, ma per distinguere tra quelle cardiache e quelle polmonari. Come quasi sempre nella Storia della Scienza, la gran parte dei colleghi commentò con scetticismo e ironia, qualcuno lo accusò perfino di essere un ciarlatano. Perfezionamenti dell’importante strumento d’indagine furono apportati da Arthur Leared nel 1851 e da George Camman nel 1852. Una lapide ricorda lui e la sua invenzione nello stesso centro ospedaliero nel quale svolse l’attività: “Dans cet hopital Laennec decouvrit l’auscultation 1781-1826”.
Giuseppe Pitrone
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