San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Un uomo che ha dedicato totalmente la breve vita al Vangelo, che ha fatto della povertà assoluta la base della sua esistenza, si ritrova ad essere il patrono di un Paese che, invece, naviga in tutt’altra direzione. Cioè quella del denaro, del culto del denaro, dell’accumulo del denaro, dell’amore patologico verso il lusso più sfrenato, del furto elevato ad abitudine pressoché costante.
San Francesco è anche il patrono degli ecologi, di coloro cha amano la Natura in generale e gli animali in particolare. Ebbene, anche in questo caso, non ci siamo. L’Italia si è particolarmente distinta, negli ultimi decenni, per avere manifestato il più grande disprezzo nei confronti dell’ambiente naturale. Migliaia chilometri di coste deturpate, saccheggi edilizi, calpestio del patrimonio architettonico, abbandono dell’agricoltura e inquinamento industriale lo testimoniano bene. Dagli anni ’70 in poi, la distruzione ambientale è diventata quasi regola, legge non scritta ma fedelmente rispettata da tutti. Condoni su condoni hanno autorizzato una gigantesca colata di cemento abusivo che ha interessato l’intero territorio nazionale, la cura dei boschi è stata abbandonata, abolite tante sane tradizioni che sensibilizzavano in tal senso soprattutto i ragazzi, mi riferisco in particolare alla Festa dell’Albero. San Francesco amava gli animali, parlava con gli uccelli, ammansiva i lupi, rispettava qualsiasi forma di vita. Il Paese, invece e ancora una volta, va in direzione opposta. La caccia è tuttora praticata. In un territorio massacrato da incendi e inquinamenti, si continua ad autorizzare lo sterminio degli ultimi esemplari di varie specie miracolosamente sfuggiti a tali iatture. Ciò che si è salvato dalle fiamme o dai pesticidi, cade sotto il piombo delle fucilate. Francesco era, soprattutto, un uomo di pace: quella vera, quella disinteressata. E l’Italia ha soldati sparsi per il mondo in missioni militari sulle quali si potrebbe discutere a lungo. Orbene, a questo punto credo – lungi da me la sola idea di scherzare – che Francesco non dovrebbe più essere il patrono di un Paese che, nei fatti, disprezza tutto ciò che lui, invece, amava. È una questione di rispetto nei confronti di un uomo veramente santo, che credeva veramente nel dialogo, che praticava veramente l’insegnamento evangelico. Mai una contraddizione nei suoi comportamenti! Gesù invita alla povertà e di povertà Francesco si cibò. Si denudò, perfino, proprio per testimoniare il suo legame con l’insegnamento del Maestro. Non predicava povertà vestendosi, però, con abiti firmati, non aveva anelli o collane d’oro, non consumava pasti luculliani. Solo l’indispensabile per vivere, nemmeno sandali o quel minimo di legittime comodità. Conobbe fame, sete, freddo. Morì ad appena 44 anni, la sera del 3 ottobre 1226, anche per le conseguenze di tali sofferenze. Torniamo ai tristi giorni nostri: addirittura, negli ultimi tempi, è stato criticato da un economista ricco e figlio di papà. Anzi, accusato. L’esaltazione della povertà, secondo costui, genera altra povertà. San Francesco, dunque, nemico della crescita economica, dei posti di lavoro, del benessere sociale. E allora, perché lasciarlo al suo posto di patrono d’Italia? Si scelga un altro santo e lo si lasci riposare in pace! Ma chi proclamare? Ho un’idea: san denaro. Mi sembra l’individuo adatto, quello che fa al caso nostro. Oppure individuarne uno per ogni regione, il centralismo non è più di moda: san sgheo, san quatrino, san picciulu, san denè. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta. In quanto alla Natura: sant’abusivismo, sant’inquinamento, sant’incendio, santa distruzione. Basta con l’ipocrisia! Basta con le celebrazioni di facciata! Che finisca, finalmente, quello che ritengo un vero e proprio oltraggio nei confronti della figura più nobile che l’Italia abbia mai avuto. Sì, nobile. Di cuore, di gentilezza, di castità, povertà, dedizione totale al prossimo, di tolleranza, di amore verso il Creato. La vera nobiltà!
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