Nome prestigioso nella storia dell’aerostatica, inventore del pallone a doppia camera, cioè ad aria calda e idrogeno, di un dinamometro per misurare la tensione delle corde e di una stadera anemometrica per identificare l’intensità delle correnti atmosferiche. Si trova a Londra nel periodo in cui si effettuano i primi esperimenti di volo e si appassiona presto alla nuova meraviglia del progresso. Dopo appena quattro giorni il primo volo con uomini a bordo, lancia un suo pallone e ottiene un buon successo. Il caso gli fa conoscere un connazionale, Vincenzo Lunardi, come lui appassionato di volo e desideroso di emulare le imprese di Charles e dei fratelli Montgolfier. Tuttavia, presto iniziano contrasti e la collaborazione s’interrompe. Nel 1787, Zambeccari si trova in Russia e si arruola nella marina imperiale. La sua nave fa naufragio ed è catturato dai turchi che lo trasferiscono in una prigione di Costantinopoli. Resta prigioniero per due anni, ma non si scoraggia. Anzi, ne approfitta per studiare questioni di volo e scrivere due saggi di grande importanza sull’argomento. Liberato grazie all’intercessione del re di Spagna e ritornato nella sua Bologna, cerca fondi per realizzare i progetti elaborati. Li trova e compie una grande impresa. All’inizio di ottobre del 1803, con due collaboratori, Gaetano Grassetti e Pasquale Andreoli, si alza in volo da Bologna a bordo di un pallone a doppia camera. Il tentativo rischia di finire tragicamente. Il mezzo, infatti, s’innalza ad altitudine elevatissima, tanto da costringere l’equipaggio a diminuirne il peso. Si liberano anche di strumenti tecnici indispensabili per la corretta riuscita dell’impresa e si ritrovano in mare, salvati da alcuni pescatori. Il pallone riprende quota e atterra, alla fine, in Bosnia. Per nulla scoraggiato, Zambeccari ritenta il 22 agosto 1804. Di fronte a una grande folla, riparte da Bologna, ma la sorte gli è ancora avversa e, con molte difficoltà, riesce ad atterrare nelle valli di Comacchio. Prosegue con maggiore accanimento e s’indebita anche. Terzo tentativo, tragico. Il 21 settembre 1812, il pallone sbatte violentemente contro un albero, si versa l’alcol contenuto nel bruciatore provocando un violento incendio a bordo. Gravemente ustionato, lo scienziato-aviatore muore il giorno dopo. Si deve a uomini coraggiosi e d’ingegno come Francesco Zambeccari se oggi si vola in condizioni di sicurezza, fermo restando l’errore umano o l’imprevedibilità del destino.
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