Ogni tanto, in Italia, si ripropone l’argomento centrali nucleari a fissione. Se ne ritorna a parlare perché qualcuno si ostina a ignorare il verdetto della stragrande maggioranza del popolo che ha detto no attraverso referendum. Evidentemente, il concetto di democrazia non è ancora maturato in alcuni cervelli. Poiché “Venere” è un rubrica che tratta anche di Scienza, di Scienza mi occuperò, elencando gli aspetti tecnici negativi che mi obbligano a essere del tutto contrario a questo metodo di produzione energetica. Primo: in teoria, il sistema è effettivamente sicuro. In pratica, è tutt’altra cosa. Lo dimostrano le catastrofi in numerose regioni del mondo. Perché? Perché lì dove c’è uomo, c’è errore. Ecco perché. Il primo punto non merita altri commenti, anzi potremmo fermarci qui e concludere. Ma andiamo avanti. Secondo: le scorie nucleari. Sulle quali regna, checché pensi e dica qualche presunto superuomo, la confusione più totale. Sono di tre tipi:
Bassa attività: provengono dallo smantellamento delle centrali alla fine del ciclo produttivo e sono costituite da calcestruzzo, ferro, travi e simili.
Media attività: materiali adoperati per la protezione del personale, come tute, guanti, oggetti di vario genere usati durante il lavoro. La durata media della radioattività può essere stimata in circa 300 anni.
Alta attività: tutto ciò che proviene dal cuore del reattore. Ecco la durata: Plutonio 239: 24100 anni; Uranio 234: 245000 anni; Uranio 235: 710 milioni di anni; Uranio 238: quattro miliardi e mezzo di anni.
Si tenga conto che si sta parlando di tempi riferiti al 50%, cioè il tempo necessario perché solo il 50% degli atomi di un determinato elemento decada o sia disintegrato! Dunque, le scorie. Dove metterle? Come renderle innocue?
Per quelle meno pericolose, depositi in superficie. Soluzione costosa ed esposta a mille pericoli, comprese eventuali azioni terroristiche. Per quelle altamente pericolose, lo stoccaggio in depositi geologici o il cosiddetto “riprocessamento”, ovvero provocare la separazione chimica degli elementi che costituiscono il combustibile nucleare. Orbene, sia chiaro che, al momento, nessuna delle summenzionate soluzioni lascia tranquilli. Vediamo i perché:
Al momento attuale, non si conoscono altri metodi. Ricapitoliamo: enormi sono i costi di costruzione e gestione di una centrale nucleare a fissione. Enormi quelli per lo smantellamento dopo l’iter produttivo, enormi quelli per depositarli in non si sa dove. Visto che ormai si ragiona solo in termini di denaro, i geni che propendono ancora per il nucleare, per questo nucleare, hanno mai fatto un bilancio effettivo? Li consiglio vivamente in tal senso, perché non vorrei che prendessero acqua con il cestello di vimini. Naturalmente, i rischi per la salute degli ecosistemi e per tutti gli esseri viventi rappresentano questione decisamente di secondaria importanza. Sono un estimatore dei padri dell’energia nucleare, quelli veri, ma mi rifiuto di considerare l’uso delle loro scoperte per produrre energia. I rischi sono così alti che l’idea non dovrebbe nemmeno essere presa in considerazione. Anche se modesto, sono un uomo di Scienza, credo nel genio dell’uomo e non sono spaventato dalle novità. Infatti, è sospetta, a dir poco, la constatazione che i paladini della fissione non parlino mai di fusione nucleare fredda. Molto, molto strano. O, invece, perfettamente comprensibile. In ogni caso, questa straordinaria tecnica per produrre energia rappresenta un vero e proprio tabù. Ritornando ai paladini, forse stanno meditando sulla scoperta in grado di fargli vincere finalmente il Premio Nobel. Per concentrarsi meglio, forse farebbero bene a trasferirsi in Giappone, esattamente in località Fukushima. Assorbendo radiazioni attraverso aria, acqua e cibo, diventerebbero radioattivi a loro volta, con immensi vantaggi per i preziosi cervelli che li contraddistinguono.
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