È la seconda volta, in pochi giorni, che provo la grande gioia di segnalare ai lettori giovani di talento. Oggi tocca a Stefano Nastasi, 21 anni, milazzese, studente al terzo anno di Architettura presso l’Università di Ferrara. Subito la notizia che lo riguarda: ha ricevuto un riconoscimento di livello internazionale, il più prestigioso, al World Architecture Festival di Singapore. Con lui, altri due giovani, Daniele Petralia di Catania e Daniele Pronestì di Polistena. Si sono classificati al secondo posto in un concorso che ha visto la partecipazione di migliaia di studenti di oltre 60 Paesi, maturando il diritto di competere con nove finalisti in una prova da svolgersi a Singapore, dal 3 al 5 ottobre, sotto la supervisione dei più celebri architetti del mondo. Il progetto premiato riguarda la riqualificazione urbana di un’area industriale dismessa di Ferrara. I tre futuri grandi architetti sono avvezzi ai premi prestigiosi, di livello mondiale. A fine settembre, infatti, ne riceveranno un altro a Siracusa, per opera dell’Università di Catania, organizzatrice del concorso Il messaggio di Archimede. Si sono classificati al primo posto, con un lavoro riguardante la riqualificazione di un’area agricola palustre di Firenze. A questo punto, una testimonianza personale. Posso dire di avere conosciuto Stefano ancor prima che nascesse, ho partecipato al matrimonio dei genitori. L’ho visto crescere, rimanendo spesso impressionato da certi acuti e perfino geniali ragionamenti manifestati fin da bambino. Come tutti i giovani, ha avuto un breve periodo di crisi, nel suo caso durante l’ultimo periodo del liceo scientifico. La madre, un po’ preoccupata, mi chiese di seguirlo con lezioni private di Chimica, Fisica e Geografia astronomica. Accettai volentieri. L’inizio non fu tra i più felici. Mi seguiva solo per onorare la ferrea educazione ricevuta in famiglia. Sembrava, anzi era, del tutto assente, chiuso nel suo mondo fantastico, popolato da idee inusuali atte all’elaborazione di progetti di vario genere. All’improvviso, ritornava alla realtà, ponendomi quesiti su quanto spiegato. Domande che, lo riconosco, mi mettevano in crisi per l’acutezza sulla quale si basavano. Decisi di elevare il livello, affrontando problemi di Fisica quantistica, benché non previsti dal corso di studi. Anche in questo caso, sembrava annoiato. Spesso, però, interveniva con interpretazioni del tutto personali, suggerendo nuove teorie. Rimanevo basito, del tutto basito per l’autentica genialità manifestata. Non mi fu affatto difficile rendermi conto che stavo interagendo con una mente decisamente superiore e capire il perché dell’apparente svogliatezza: né io né il colleghi del liceo eravamo alla sua altezza. Si annoiava perché ansioso di ascoltare, mettere in pratica ciò che noi non potevamo offrirgli. Tale atteggiamento mi ricordò quello di Albert Einstein, che si comportava allo stesso modo. La colpa, dunque, era nostra, soltanto nostra. Rassicurai subito la madre, dicendole che la crisi sarebbe stata momentanea e che il ragazzo avrebbe raggiunto, per certo, mete di altissimo livello. I fatti mi hanno dato ragione e sono orgoglioso di avere avuto il privilegio di seguirlo. I programmi di Stefano, adesso, sono intensi e numerosi. La complessità dei problemi brillantemente risolti nel progetto premiato a Singapore (riqualificazione del paesaggio attraverso un parcheggio sotterraneo, anse artificiali fluviali da sfruttare come oasi urbane e abitazioni senza elevazioni dotate di impianti di fitodepurazione) lo induce a coltivare un sogno in particolare: rimettere ordine ambientale e architettonico in quell’orrenda zona, un tempo incontaminata, tristemente nota come area industriale di Milazzo. Riporto una sua dichiarazione a tal proposito: “Sono cresciuto in un contesto familiare che ha a cuore le sorti del comprensorio con difficili lotte a favore dell’Ambiente e sarebbe veramente un peccato non fare qualcosa per la terra in cui sono nato e cresciuto. Naturalmente bisognerebbe creare le condizioni perché le attuali aree industriali diventino aree dismesse". Lodevole intenzione, quella di restare in Sicilia e riparare i danni incalcolabili che la politicaglia ha causato in decenni di malaffare. I giovani di talento: l’unica e grande ricchezza della nostra isola! L’unica e grande speranza di riscatto! A Stefano, i più sinceri complimenti da parte mia e di tutta la redazione. Ad maiora!
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