Se avessimo pazienza, costanza e strumenti adatti potremmo osservare il moto del pianeta Marte durante l’anno. Ad un certo punto, noteremmo uno strano fenomeno: il corpo celeste interrompe la sua traiettoria e torna indietro, descrivendo una specie di otto. Si è stancato di proseguire? Vuole ritornare al punto di partenza? Tante le domande, dalle più ingenue alle più complesse, si sono dovute porre gli antichi osservatori del cielo! Fu uno tra i più grandi astronomi di tutti i tempi, Claudio Tolomeo (II secolo d.C.), a fornire una spiegazione teorica. Instancabile osservatore, elaborò un sistema servendosi di costruzioni geometriche. Il pianeta non si sposta attorno alla Terra in modo circolare, ma descrivendo un piccolo cerchio (epiciclo) il cui centro si muove su un altro cerchio (deferente). I piani su cui si muovono questi cerchi possono essere eccentrici e non sono coincidenti. Senza volere approfondire una tematica un po’ ostica, lo scienziato riuscì a fornire una spiegazione del moto retrogrado. Tanto efficace da consentirgli anche di predire con certezza la posizione di un pianeta in qualsiasi momento. Ma Tolomeo era il più celebre fautore della teoria geocentrica (il Sole gira attorno alla Terra) e i tempi cominciavano a essere maturi per nuove idee. Il polacco Nicola o Niccolò Copernico (Kopernik, 1473-1543), nel 1543, pubblica il De Revolutionibus Orbium Coelestium, seppellisce per sempre inesattezze scientifiche e attua una vera e propria rivoluzione culturale. Riprendendo un’intuizione di Aristarco di Samo, afferma che è la Terra, unitamente agli altri pianeti, a rivoluzionare attorno al Sole. Tuttavia, la nuova teoria eliocentrica contiene un errore, in riferimento alla traiettoria dei pianeti stessi. A correggerlo fu un altro grande nome dell’Astronomia, Johannes Kepler (Keplero, 1571-1630), tedesco di religione luterana, docente di matematica a Graz (Austria). I suoi studenti non erano proprio entusiasti delle lezioni. Aveva un modo di esternare prolisso e tedioso, i ragazzi o si allontanavano dall’aula o si addormentavano, non potevano certo sospettare di essere alla presenza di un genio. La fortuna lo aiuta facendolo mettere in contatto con Tycho Brahe, scienziato eclettico e irascibile (portava un naso finto, di oro e di argento, quello vero lo aveva perso in un duello) che lo chiama come assistente. Brahe muore anzitempo, a causa del modo sregolato di vivere, e Keplero eredita e può studiare in tutta tranquillità l’immensa documentazione scientifica raccolta dal collega in decenni di osservazione. Pubblica in periodi diversi le tre le leggi che portano il suo nome: il mistero è risolto. I pianeti percorrono le orbite a velocità non costanti, di forma ellittica. Quindi, la Terra, rivoluzionando su un’orbita più vicina al Sole, si muove più rapidamente di Marte che sembra prima fermarsi, poi retrocedere e infine proseguire lungo la sua orbita. Una semplice illusione ottica ci fa credere alle bizze compiute lungo l’immutabile percorso. Grazie ad anni e anni di studio, sacrificio e totale dedizione, un altro mattone viene collocato sul grande muro della Scienza.
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